Weekly Playlist N.50 (2021)

 

Se il 2020 ce lo saremmo perlomeno ricordato come l’annata apocalittica per eccellenza in tempi più o meno recenti, al contrario quella che si appresta a concludersi tra una manciata di giorni si è rivelato un agonizzante sequel capace solamente di prolungarne gli aspetti più noiosi in maniera snervante, un fangoso buco nero in cui sono state inghiottite molte delle grandi aspettative di un futuro libero dalle paturnie che tutti cerchiamo di sopportare al meglio.
L’impressione di gettare via il nostro breve tempo su questa terra non è mai stata forse tanto forte come in questo delirante 2021, e chi scrive non deve essere il solo a pensarla così visto che la redazione intera ha approvato energicamente l’idea di usare come introduzione all’ultima playlist dell’anno una certa traccia intitolata “Burnt Year”, rendendo chiaro il messaggio con tutta l’abilità espositiva di cui erano capaci gli Altar Of Plagues del 2013, quando emettevano il loro personale canto del cigno Teethed Glory And Injury” prima di congedarsi con alle spalle una discografia immacolata e rivoluzionaria come pochissime se ne trovano. Forse una mossa simile a quella del terzetto irlandese avrebbero dovuto compierla ai tempi pure i Naglfar, passati dal debuttare con un manifesto ineccepibile dell’ondata nero-melodica svedese al trasformarsi con dolorosa rapidità in una generica band estrema tra le tante che affliggono come una peste il settore. Ciò non toglie che la comitiva di stanza ad Umeå sia stata in grado di sfornare anche episodi di pregevole fattura dopo il botto iniziale, tra i quali andrebbe ricordata la ruggente rincorsa di morte “And The World Shall Be Your Grave” incisa con lama avvelenata sul Pariah” del 2005, perfetta sia per chi cerca una buona dose di sganassoni arricchiti dal sempre efficace solismo di Andreas Nilsson sia per dare il via alle sediate sulla nuca durante il cenone di vigilia.
Quando invece vi coricherete poco dopo chiedendovi se davvero là fuori un corpulento signore in rosso stia progettando una violazione di domicilio ai vostri danni, allora tenete bene a mente che soltanto i bambini buoni sopravvivono alla notte più spaventosa dell’anno, mentre quelli cattivi vengono reclutati per sempre nel coro dei figli dell’urna diretto dal maestro Arioch; al passo delle oscene vocine di anime infantili e proprio per questo tutt’altro che innocenti, “Children Of The Urn” è un rivolo di acqua gelata che scorre sulla schiena lasciando un solco profondo – allo stesso modo degli altri sei componimenti inclusi nel Deiform” il quale segna il ritorno anzitempo dei Funeral Mist, probabilmente frutto della forzata pausa dalle attività itineranti dei Marduk ma in ogni caso tra le migliori produzioni in assoluto sentite durante l’anno, per i motivi appuntati nell’ultima grandiosa puntata, che chiude nel sangue l’annata de La Gente Deve Sapere, più quelli che riuscirete a trovare voi non appena presterete orecchio all’evocatore svedese.
Già che lui si è presentato, perché non dare il via alla festa buttando dentro pure i partecipanti alla parata di stelle lucentissime che fu il mese di novembre? Le classifiche sul meglio della musica estrema nel 2021 concordano quasi tutte nell’assegnare una posizione di primo piano agli Stormkeep del fragoroso Tales Of Othertime”, quindi per una volta che Pagan Storm Webzine è concorde si può benissimo iniziare da “The Seer” così da mettere il pubblico a suo agio tra le partiture torrenziali del progetto statunitense. A loro il successo, i gran soldoni e le schiere di groupies fuori dalla porta, mentre ai compagni d’armi e mese Negură Bunget, Tardigrada e Der Weg Einer Freiheit andrà più che bene il supporto di chiunque, a prescindere da effimere mode oggi imperanti e domani superate, continuerà a trovare nel loro lavoro presente e passato qualcosa per cui valga la pena farsi trovare pronti ogni volta che del materiale inedito viene pubblicato: possono essere le nebulose profezie misteriche tramandate dai romeni sull’involontario ma in qualche strano modo adatto canto del cigno Zău” e sulla qui presente “Iarba Fiarelor”, oppure il soffio di aria montana respirata a pieni polmoni dagli svizzeri durante l’epico dipanarsi di “Trugschluss Vertraue” e del titanico sophomore record Vom Bruch Bis Zur Freiheit”, come anche gli scorci del “Noktvrn” illuminati in fucsia dai tedeschi tramite la sognante coda “Haven”; ma l’importante è che esistano e continuino a migliorare il nostro tragitto in questa valle di lacrime.
E sempre in tema di lacrime, le ultime giornate sono state molto frugali in quanto ad anticipazioni di sorta. Tuttavia, è giunto al nostro orecchio che dopo le glorie dell’antica Svezia e dell’Europa sinfonica Season Of Mist si è attivata per il recupero dei nomi più di spicco del giro tristone australiano, accaparrandosi il ritorno dei Woods Of Desolation e spingendo così Lupus Lounge a puntare per ripicca sul prossimo come-back degli Austere; proprio vero che i trend arrivano quando meno te lo aspetti, però in attesa che il buon D. diventi l’idolo degli espertoni occasionali grazie alla potenza di fuoco del marchio francese noi lo ricordiamo quando, nel 2014, ci incantava già da tempo con “Withering Field” e l’intero As The Stars”, il cui seguito avrà senz’altro grosse aspettative da soddisfare così come le ha avute del resto Bellum I” dell’altro sprizzagioia from down under Aquilus.
Nel caso siate curiosi di scoprire se in redazione siamo rimasti colpiti in positivo dagli sforzi di Waldorf in questo dicembre vi toccherà purtroppo aspettare ben oltre il Capodanno, ma d’altra parte potete tenervi occupati fino ad allora leggendo ciò che ha risvegliato nel buon Kirves il riascolto dell’esordio Griseus” a dieci anni esatti dal rilascio, per conto del presumibilmente ultimo Darkest Past che uscirà nel 2021. Molteplici grandi dischi del passato hanno dunque avuto giustizia sul desolante web italico grazie alle nostre affilatissime penne, mentre tanti altri giacciono ancora chissà dove in attesa di essere rimessi a lucido dalla squadriglia di scribacchini meno simpatica dello Stivale – e proprio per questo la più adatta in questa missione suicida: tra tali reperti ecco che fa bella mostra Ravendusk In My Heart”, opera prima del pregiato marchio (di nuovo svedese, ma non ditelo a Berberian se no son guai) Diabolical Masquerade edito due decadi e mezzo fa che, pur senza trattazione dedicata, riceve la sua legittima ovazione oggi a ritmo della sempreverde “Blackheim’s Forest Kept The Seasons Forever”; speriamo solo che il diretto interessato citato nel titolo non se ne abbia a male, dato che uno che ha passato la vita tra questo e i Katatonia è difficile che sotto Natale riesca ad essere più buono del solito.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Altar Of Plagues“Burnt Year” (from Teethed Glory And Injury”, Profound Lore Records 2013)

2. Funeral Mist“Children Of The Urn” (from Deiform”, Norma Evangelium Diaboli 2021)

3. Stormkeep“The Seer” (from Tales Of Othertime”, Ván Records 2021)

4. Diabolical Masquerade“Blackheim’s Forest Kept The Seasons Forever” (from Ravendusk In My Heart”, Adipocere Records 1996)

5. Aquilus“The Fawn” (from Griseus”, A Sad Sadness Song Records 2011)

6. Naglfar“And The World Shall Be Your Grave” (from Pariah”, Century Media Records 2005)

7. Woods Of Desolation“Withering Field” (from As The Stars”, Northern Silence Productions 2014)

8. Negură Bunget“Iarba Fiarelor” (from Zău”, Lupus Lounge Records 2021)

9. Tardigrada“Trugschluss Vertraue” (from Vom Bruch Bis Zur Freiheit”, Eisenwald Tonschmiede 2021)

10. Der Weg Einer Freiheit“Haven” (from “Noktvrn”, Season Of Mist Records 2021)

Michele “Ordog” Finelli

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