Woods Of Desolation – “Torn Beyond Reason” (2011)

Artist: Woods Of Desolation
Title: Torn Beyond Reason
Label: Northern Silence Productions
Year: 2011
Genre: Atmospheric Black Metal
Country: Australia

Tracklist:
1. “Torn Beyond Reason”
2. “Darker Days”
3. “An Unbroken Moment”
4. “The Inevitable End”
5. “November”
6. “Somehow…”

“Torn Beyond Reason” è se vogliamo la summa, o il crocevia estetico di un sottile ma lineare processo di influenze che passa da un’inclinazione geografica alle sue vastità desolate, all’alienazione insita e persino visuale in un territorio avulso da quelli che sono gli ordinari scenari territoriali di un linguaggio che, storicamente, trova naturale se non addirittura spontaneo respiro in lande dai toni più freddi, montani, boschivi o dai climi più rigidi, fino a trasporsi e trovare l’adatto humus nelle altrettanto impervie, labirintiche ed ostiche terre dell’animo e della coscienza individuale; gli australiani Woods Of Desolation nascono così, per mano dell’ignoto e solitario D., proprio in quell’Australia che del Black Metal certo non ha, tra il 2005 ed il 2008, una poi granché solida tradizione né impronta locale, ma che a cavallo fra le prime due decadi del nuovo millennio, grazie ad una numericamente esigua ma artisticamente importante manciata di individui soltanto, riesce a dar vita ad un piccolo e nitido microcosmo dagli intenti e tratti affini.
Da un lato, ciò avviene inseguendo il filo di disperazione, visioni e sogni infranti evocati dalle trame monocromatiche, ipnotiche e cicliche del “Suicidal Emotions” di una one-man band, gli Abyssic Hate, che proprio per rincorrere le sue intime passioni musicali si spostò dopo il seminale debutto del 2000 nel Vecchio Continente ma che invece nel paese d’origine lasciò la sua temporalmente lunghissima ombra cinerina; dall’altro, in quella che in parte ne è pertanto anche ravvisabile come prole, valicando il confine nazionale per lanciare uno sguardo a quel sempre più brulicante fermento di band dalle derive atmosferiche e dalla incredibilmente ampia ricettività nei confronti di sonorità esterne alla dimensione strettamente Metal: su tutte, chiaramente la pionieristica Francia del cosiddetto Blackgaze degli Alcest (nel 2007 cambianti tutto con “Souvenirs D’Un Autre Monde”, rivedendo i germi del primo Mortifera, e solo un anno dopo con i medesimi protagonisti proseguendo il discorso nell’omonimo Amesoeurs) e del tallonante, non per nulla prossimo linguisticamente e culturalmente Quebec dei Gris di “Il Était Une Forêt”, nonché della Germania dei Lantlôs del debutto e soprattutto, poi, di “.Neon” nel 2010.

Il logo della band

“Torn Beyond Reason” segna dunque, in questo, un netto strappo nella carriera del monicker, che si dimostra nel 2008 con il debutto “Toward The Dephts” già a proprio agio nel comporre brani sì ipnotici e dalla cupa piega intimistica, in grado di esprimere e possedere il nucleo centrale dell’estetica artistica e ideologica del progetto, ma che cerca ancora in una produzione marcatamente lo-fi e in un approccio vicino agli ambienti Depressive della prima categoria la propria dimensione ideale. È proprio nei tre anni successivi che le esperienze del polistrumentista e cantante D. vanno invece a creare i fecondi presupposti per la sua seconda opera: la vicinanza con i conterranei Austere, nei quali suona le linee di basso per il drammatico ed indubbio ispiratore “To Lay Like Old Ashes” del 2009, si dimostra prolifica su vari fronti per via di una comunione d’intenti nella quale matura un fascino per atmosfere meno opprimenti e laconicamente monocrome, di pari passo con una propensione alla sovrapposizione di layer dei cordofoni distorti e dei sintetizzatori dalla scintillante piega avvolgente; un’alleanza con i due membri della formazione conterranea ben consolidata, con il cantante Desolate già straziante presenza dietro al microfono in “Toward The Dephts” (collaborazione che porta di lì a poco, tra l’altro, a non poche incomprensioni e un discreto numero di ascoltatori e recensori ad associare la lettera D allo stesso membro degli Austere, nonché a conseguenti, travianti ed erronee conclusioni che avrebbero visto i Woods Of Desolation quali una continuazione non solo ideale dell’operato dei due, ma un vero e proprio progetto delle stesse menti) e che si rinnova poi nel 2010 attraverso l’EP “Below The Ever Setting Sun”, con il nome Grey Waters a celare niente meno che D. nuovamente in combutta con Tim Yatras, questa volta crucialmente alle prese con scenari al limite inferiore dell’estremo e in larga parte orientati verso lidi Post-Rock (se non musicalmente un’esperienza nodale ai fini del sound Woods Of Desolation prossimo ad essere, quantomeno cartina tornasole di quella che è una presenza rilevante fra le influenze del nostro). Proprio in quest’ultima occasione i due si ritrovano dunque a lavorare a quattro mani sul nuovo materiale che avrebbe poi costituito “Torn Beyond Reason”, forgiando nuovamente ed arrangiando in via definitiva quelli che sono i demo preliminari del nuovo capitolo.

La band

Il plumbeo bagliore azzurrognolo filtrato dalla coltre di nubi e nere fronde scheletriche fa da sognante contraltare all’arido paesaggio terroso e ostile delle uscite precedenti, in una abbacinante rifrazione di luci ed ombre orchestrata dall’elegante raffinatura dei sintetizzatori, ampi e finalmente svolazzanti, autori di aperture sia diafane che crepuscolari, ma anche capaci di instillare note dalla forte carica cinematica ed edificante, rivelandosi a conti fatti come uno dei punti fondamentali nel rendere più tridimensionale che mai, sfaccettato e penetrabile il compatto blocco sonoro delle frequenze chitarristiche sciorinate; un dinamismo sottolineato anche dal batterismo snello, elusivo e veloce di Yatras che, per quanto qui si manifesti in soluzioni semplici e parche di accenti imprevisti, fornisce proprio quella struttura portante che per tiro era mancata nel debut, in cui gran parte della componente si perdeva invece sovrastata dal rumorismo gracchiante della produzione home-made (qui al contrario curata agli SLS Studios, già riferimento degli Austere e, di lì a poco, anche dei Germ che, nel sovversivo “Grief” del 2013, paleseranno finalmente tramite ospitate alcune influenze già accennate nell’intero panorama nazionale).
Le minute variazioni di uno stile che fa dell’iterazione e dell’impercettibile mutazione i sottili strumenti per la creazione di surreali e visionari paesaggi emozionali si immergono così in un muro fitto ma sfumato dal massiccio uso di riverberi, nati da un’effettistica a cascata che vuole contrapporre al tagliare radente delle chitarre una rotondità di suono figlia delle folate oniriche degli Slowdive (influenza probabilmente indiretta ed oggi di altrettanto ovvia paternità francese, eppure qui non meno preponderante), in un processo di genesi ed ispirazione avvenuta su doppi binari spesso paralleli ai già citati Alcest (nell’attacco di “An Unbroken Moment” tanto da poter tranquillamente figurare, senza particolari stacchi cromatici, tra le parti più coriacee di “Écailles De Lune” dell’anno precedente) e altre formazioni che proprio in quel periodo iniziavano ad essere racchiuse sotto al vago termine ombrello della commistione tra le nerezze Black Metal e i bagliori Shoegaze, macchiate dei crescendo Post-Rock come magistralmente avviene nei quasi dieci minuti di sviluppi dell’elaborata cavalcata ricca di pathos, suggestioni acustiche e fortemente emozionante “The Inevitable End”.

I sei brani di “Torn Beyond Reason” si snodano dunque lungo quello che è un unico e lineare filo di agrodolce travolgimento che corre fra dilatate atmosfere e virate dalla forte carica melanconica, in un sound che concilia un rassegnato e celestiale abbandono nel quale è tuttavia possibile trovare celate qua e là delle raffinatezze usate con sapienza e efficacia, come le lontane clean vocals maschili dalle forti rimembranze Agalloch di “Darker Days” e specialmente della conclusiva e splendida “Somehow…”, così come negli svuotanti passaggi di viola, preziosissimi, della parte centrale di “An Unbroken Moment”.
E se in “As The Stars”, uscito sempre per la fedele Northern Silence Productions quattro anni più tardi, nel 2015, la mente dietro al progetto riuscirà -al netto di una riduzione in timing dei brani- ad espandere internamente e soprattutto raffinare ulteriormente il mondo dei Woods Of Desolation, “Torn Beyond Reason” rimane ad oggi la sua svolta più marcata e particolare, quella tanto figlia del suo tempo nell’essere sia iconicamente inquadrabile in quel variopinto mutare dell’Atmospheric Black Metal tra il 2007 ed il 2013, quanto proprio in questo fra gli effettivi apripista di un modo di piegare le derive Depressive, quelle più storte e dimesse, che nei dieci anni successivi sarebbe stato largamente imitato e preso ad esempio da un massiccio numero di band sparse nel globo.

Lorenzo “Kirves” Dotto

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