Weekly Playlist N.13 (2021)

 

Già è difficile essere aggiornati sul disfunzionale eppure stupendo mondo del metallo nero, figuratevi poi quando siete voi ad assumervi il compito di gestire un piccolo angolo di rete dedicato proprio a questo argomento da sempre amato a parole ma trascurato nei fatti: ci sono in continuazione nuovi album da provare, rubriche da riprendere e mille altre attività ricche di soddisfazioni seppure al contempo anche complesse da gestire nell’immediato. È possibile che tra voi lettori ci sia qualcuno che ben sa a cosa ci riferiamo (o che ben saprà in futuro, ammesso abbia ha intelletto per intendere), ma a fare le brevi e momentanee spese più di ogni altra di cotanta iperattività è stata la beneamata rassegna Darkest Past la quale, in espiazione a tali trascuratezze, costituisce oggi la pista di decollo per una playlist da fiaba gotica come non se ne sentono molte in giro.
In verità il reparto di Pagan Storm Webzine dedicato all’archeologia musicofila non ha del tutto battuto la fiacca, mettendo a disposizione una pratica disamina di Nocturnal Pagan Supremacy” che ora fa il paio con quella dell’invitto fratellino De Ferro Italico”. Complice l’affetto che dal giorno zero lega la redazione agli abruzzesi Draugr e ad alcuni (sottolineiamo, alcuni) dei progetti da lì partiti, non era davvero accettabile sprecare i tre lustri compiuti dal loro esordio né lasciare orfana la puntata di oggi della ferale “Furore Pagano”, freccia scoccata col simbolico intento di scatenare la battaglia nel segno dell’italica fierezza. Quella che segue non è però la banale immagine di due eserciti via via prossimi allo scontro, quanto più lo strisciare dei mutilati una volta che i superstiti hanno abbandonato il campo; lasciato vacante da dei Celtic Frost a quel punto sopraffatti dalla vanità della loro stessa tenebra interiore, il trono dell’estremismo elvetico veniva reclamato proprio tre decadi or sono da dei giovani Samael usciti col seminale Worship Him”, ai giorni nostri ancora sinonimo della morbosa “Into The Pentagram” come del marciume che indisturbato brulica nell’insospettabile e civilissima Svizzera. Quindici anni dopo ma pur sempre alla stessa età dei fratelli Locher, il buon Varggoth ed i suoi sodali nei Nokturnal Mortum portavano a casa il terzo demo Lunar Poetry”, tassello tutto fuorché di secondo piano nello scacchiere ucraino ai tempi in allestimento ma già sferzato dalle tastiere rampanti di tracce fini e premonitrici quale “Perun’s Celestial Silver”.
Siamo dunque spiacenti di non aver per il momento potuto offrire, puntualmente, da calendario, il consueto punto di vista su due dischi senz’altro pregni di significato storico e biografico ma sappiate che a tempo indeterminato com’è naturale che sia li recupereremo, e che qualora stiate leggendo queste righe ed apprezziate quindi le nostre tiritere verbali sul tema, l’appuntamento fisso dei blackster sul pezzo e col martedì libero è finalmente tra noi per il suo diciannovesimo ciclo stagionale: La Gente Deve Sapere riparte di gran carriera dalle stesse lande ucraine prima toccate nel loro fulgido passato ed ora travolte con la brutalità del presente, incarnato nelle spallate degli Hate Forest distribuite al primo venuto nel dicembre del 2020 tramite l’überviolento Hour Of The Centaur”. L’episodio pilota per questa nuova sfilza di scritti primaverili ha analizzato con indefessa dedizione il rientro sulle scene in solitaria di Roman Saenko, qui rappresentato da “Shadowed By A Veil Of Scythian Arrows” ma meritevole di un altro paio di giri di pista completi ed altri ancora qualora se ne digerisca lo stile.
La lista di opere da passare al setaccio per mezzo degli articoli d’approfondimento dedicato in pubblicazione ogni martedì si allunga a vista d’occhio, ed è abbastanza lampante che il mese foriero più di ogni altro di tali uscite sarà proprio l’aprile ora in corso. Andiamo con ordine dunque e soffermiamoci sui tre nomi con la palla virtualmente già in buca a cominciare dalla ben nota sensazione che sconquassa la nazione, ossia il nuovo Geister” dell’ormai popolarissimo progetto rossocrociato Paysage D’Hiver; “Schtampfä”, il terzo (!) singolo sparato fuori da Wintherr, è l’ennesima garanzia per chiunque abbia preordinato il doppio vinile con buona pace dei poveri sfigati (lo si conceda, poiché chi scrive è uno di quelli) che trovano più affascinanti dei Darkspace comunque saccheggiati in abbondanza nelle martellanti ritmiche del brano, ma sicuramente inferiori nel coefficiente di grimness forestale e kvltism feticistico per i quali il grande pubblico pare stravedere di recente. Bando però alle acredini e passiamo agli altri due album che, una volta fuori entrambi dal 30 aprile, saranno da subito nei nostri cuori nonostante il minor interesse generato tra gli esperti che passano dal Black Metal alla Drill in nome dell’apertura mentale e delle interazioni social: costretti anch’essi ad una triplice anteprima dal contratto con Season Of Mist piuttosto che dall’hype, i norvegesi Vreid affilano il punteruolo per la lobotomia frontale di “Spikes Of God”, papabile vertice di spietatezza nel concept ancora avvolto dal mistero dell’atteso Wild North West”. Ridiscendiamo ora nella turbolenta Svizzera per la stoccata finale elargita dal mese corrente, e dopo l’eleganza tempestosa di Wintherr è davvero un piacere risentire in azione anche Menetekel e la bestia Ungfell, graffiante e sboccata come piace a noi nonché carica a mille per il prossimo full-length Es Grauet”, di cui alfine abbiamo un assaggio nella forma di “Tyfels Antlitz”. Bisogna tuttavia essere in grado di guardare oltre al qui ed ora, e ve lo ricorda il solerte staff includendo in palinsesto un paio di preview pensate apposta per i cultori delle proposte eterogenee, con tutta probabilità già irretiti dalle atmosfere surrealiste di Dordeduh e Code: i romeni redivivi ammaliano la platea per mezzo di “Descânt”, secondo spizzico dall’Har” edito a partire dal 14 maggio, mentre a chiudere la presente puntata abbiamo gli inglesi ritornanti con “The Mad White Hair”, lungo antipasto di pregio in preparazione dell’intero Flyblown Prince” disponibile in data 4 giugno.
Molta Svizzera e poca Svezia quindi, ma mica è colpa nostra se gli amici gialloblù sono andati in letargo rimandando all’estate inoltrata i loro colpi migliori; tutto ciò che ci rimane è sfruttare l’eccezionale patrimonio di quelle zone tramite Darkest Past o iniziative estemporanee tipo una bonus track in playlist, magari rimandandovi ad un buon articolo da leggere mentre le vostre casse si liquefano. L’interesse che il nostro pubblico ha dimostrato per le ripescate di Vinterland e Setherial pare ancora lontano dalla portata dei Throne Of Ahaz, act dei tempi d’oro sul cui conto seguitiamo ad ammorbarvi per ragioni note solo a chi ha fatto lo sforzo di recuperarne il debutto Nifelheim”, oggi omaggiato in selezione dalla roboante “The Kings That Were…” e tassativo (lo ripetiamo, che non fa male) per chi si riempie la bocca di 1995 e chiacchiere simili.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Draugr“Furore Pagano” (from Nocturnal Pagan Supremacy”, Christhunt Productions 2006)

2. Samael“Into The Pentagram” (from Worship Him”, Osmose Productions 1991)

3. Paysage D’Hiver“Schtampfä” (from Geister”, Kunsthall Produktionen 2021)

4. Nokturnal Mortum“Perun’s Celestial Silver” (from Lunar Poetry” (Demo), Oriana Music 1996)

5. Dordeduh“Descânt” (from Har”, Prophecy Productions 2021)

6. Vreid“Spikes Of God” (from Wild North West”, Season Of Mist Records 2021)

7. Ungfell“Tyfels Antlitz” (from Es Grauet”, Eisenwald Tonschmiede 2021)

8. Hate Forest“Shadowed By A Veil Of Scythian Arrows” (from Hour Of The Centaur”, Osmose Productions 2020)

9. Throne Of Ahaz“The Kings That Were…” (from Nifelheim”, No Fashion Records 1995)

10. Code“The Mad White Hair” (from Flyblown Prince”, Dark Essence Records 2021)

Michele “Ordog” Finelli

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