Weekly Playlist N.41 (2019)

 

Siamo abbastanza certi che chi ha la buona abitudine di seguire i nostri trafficatissimi network sociali abbia atteso questo giovedì con l’acquolina in bocca, dati e considerati gli impressionanti (sia numericamente che qualitativamente parlando) anniversari che abbiamo scelto di celebrare negli ultimi sette giorni; non ce ne vogliano dunque i progressisti incalliti, a cui comunque sarà come sempre dedicata buona parte della puntata, ma per stavolta sembra proprio che Pagan Storm Webzine si trasformerà in una di quelle deprimenti trasmissioni-nostalgia in onda sulle principali emittenti televisive, nella speranza che chi scrive vi risulti meno indisponente di Carlo Conti.
Le rimembranze degli antichi splendori non possono che partire dalla Norvegia, e da una creatura che sulla gloria passata della sua terra ha edificato due decenni orsono una delle sue (quattro) opere più belle, quella del 1999 appena ventenne: passano gli anni ma il sottoscritto non ha mai dimenticato la sua alquanto fortuita scoperta dei grandiosi Windir, avvenuta proprio con l’esplosivo riff che apre “Arntor, Ein Windir” – tanto che siamo solo al primo pezzo della playlist e già verrebbe voglia di chiudere tutto e spararsi (di nuovo) il magnifico lavoro semi-omonimo nella sua interezza. Non fatelo però. Non ora, almeno, perché la terra dei fiordi e delle chiese alla brace sa essere anche assai infida, tanto da essersi portata via non solo Valfar ma anche l’estro creativo di un ottimo musicista come Infernus, contribuendo a trasformare i suoi Gorgoroth da eccellente Black Metal powerhouse a storiella adatta giusto a fotografie da veri duri in bianco e nero e documentari buffi a firma Vice; quanto composto da questa band in dischi enormi come l’esordio di venticinque anni fa, Pentagram”, risulta però inscalfibile ancora oggi almeno quanto lo è l’inarrestabile incedere di “Drømmer Om Død” – e non ci sono “Satan” e altre barzellette che tengano. Ora, piuttosto, tutti pronti perché proprio coi pittati di Bergen si apre un tris di classiconi assoluti tutti provenienti dall’aureo 1994, che continua con un gruppo che ha fatto dell’anarchismo sonoro e dell’ironia (quella vera, non le buffonate da circo completo che ti fanno siglare un contratto con Napalm Records) le proprie armi di distruzione di massa: è possibile prendersi molto poco sul serio e al tempo stesso realizzare un prodotto di una certa levatura artistica? Ovviamente sì, a patto che siate degli scraniati finlandesi, che vi chiamiate Impaled Nazarene e che al vostro illuminato cantante venga l’idea di scrivere un testo come quello di “Steelvagina” schiaffandolo poi su di una base musicale alquanto killer; ci auguriamo che qualsiasi lettore all’ascolto conosca ogni singolo snodo del clamoroso Suomi Finland Perkele”, ormai venticinquenne, e che chi ama dileggiare i blackster per la loro serietà (caratteristica tanto associatavi quanto apparentemente vietata negli ultimi tempi) accenda il cervello rendendosi conto che, se la qualità c’è, allora è concesso farsi anche quattro risate. 1994 non vuol dire però solamente Scandinavia, come ben ci ricordano gli ellenici Rotting Christ a venticinque anni dal loro capolavoro Non Serviam”, mostrandoci il lato oscuro dell’assolata e colta Grecia con la mortifera “Morality Of A Dark Age”; ed è dalle vestigia di una civiltà solo apparentemente avanzata che compiamo un salto di quindici anni in modo da concludere gli anniversari con un bis di uscite datate invece 2009, a cominciare da una sensazione est-europea chiamata Furia e dal suo sophomore record Grudzień Za Grudniem”: a dieci anni di distanza il nome della band proveniente da Katowice rimane ancora a debita distanza dai riflettori, nonostante l’esplosione della scena nazionale, dunque il nostro piccolo ma ennesimo contributo alla sua diffusione lo compiamo facendovi ascoltare la cannonata “Przechrzczony”, mentre a terminare la corsa avanti e indietro nel tempo ci sono i tutto fuorché sconosciuti Marduk, inclusi oggi per via del decennale del fantastico Wormwood” con “Into Utter Madness”: l’unico pezzo capace dal vivo di esaltare persino quel tristone del Theo.
E a proposito del nostro beneamato maestro di diplomazia nelle pubbliche relazioni nonché recensore di fiducia, è probabile che abbiate già puntualmente letto la sua dotta analisi dell’indiscusso già-bestseller Age Of Excuse”, disco della settimana e pertanto meno che mai necessitante di presentazioni di sorta; scegliere nuovamente tra i sei incubi a sette note composti dai polacchi Mgła ci ha richiesto un certo sforzo, ma a spuntarla al fotofinish è stata la meravigliosa quarta traccia che state probabilmente ascoltando ora.
Settembre però non ha visto solamente un’impressionante sequela di full-length da sballo totale, bensì anche l’uscita di alcuni EP da non perdere, così come vi dissimo in conclusione dell’articolo che lo riassumeva nel suo meglio e così come ci dimostra quello dei tedeschi Grabunhold, intitolato Unter Dem Banner Der Toten” e consigliato in particolare a chi è rimasto recentemente ammaliato dalla malinconia agguerrita della Westfalia; non crediate però di avere a che fare con un clone tipo quelli che si divertono (contenti loro) a fare le parodie dei Batushka, perché a smentirvi arriverebbero subito gli affilatissimi giri di chitarra che animano “Gespenster”, e sarebbe tutto molto imbarazzante.
Un altro mini-album, stavolta risalente al 2017, è stato inserito nella selezione di oggi dallo staff per mettervi sul chi vive a proposito di un full-length di debutto in presumibile arrivo ad opera degli ucraini Grave Circles, di cui ci gustiamo la cattiveria racchiusa in “Overthrow” dal già accennato EP Tome I”; stesso discorso e stesso mistero per ora anche per i redivivi Cult Of Fire, questi ultimi appena usciti dallo studio per realizzare il seguito di quel terremoto intitolato Mr̥tyu Kā Tāpasī Anudhyāna”, che dal 2013 -così come oggi in playlist- ci traghetta tra i sette pātala della mitologia induista sulle note di “Samhāra Rakta Kālī”.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

 

 

1. Windir“Arntor, Ein Windir” (from Arntor”, Head Not Found Records 1999)

2. Mgła“Age Of Excuse IV” (from Age Of Excuse”, Northern Heritage Records 2019)

3. Gorgoroth“Drømmer Om Død” (from Pentagram”, Embassy Productions 1994)

4. Impaled Nazarene“Steelvagina” (from Suomi Finland Perkele”, Osmose Productions 1994)

5. Furia“Przechrzczony” (from Grudzień Za Grudniem”, Pagan Records 2009)

6. Grabunhold“Gespenster” (from Unter Dem Banner Der Toten (EP)”, Iron Bonehead Productions 2019)

7. Rotting Christ“Morality Of A Dark Age” (from Non Serviam”, Unisound Records 1994)

8. Grave Circles“Overthrow” (from Tome I (EP)”, Autoprodotto 2017)

9. Cult Of Fire“Samhāra Rakta Kālī” (from Mr̥tyu Kā Tāpasī Anudhyāna”, Iron Bonehead Productions 2013)

10. Marduk“Into Utter Madness” (from Wormwood”, Regain Records 2009)

Michele “Ordog” Finelli

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