Weekly Playlist N.10 (2019)

 

Un’annata spettacolare come il 2018 aveva lasciato, almeno al sottoscritto, qualche dubbio su cosa sarebbe stato in grado di proporci a suo confronto questo 2019, anche solo a livello quantitativo; ma ogni giorno che passa sembra portarci un nuovo (importante ed eccitante) annuncio discografico, rendendo l’odierna selezione quasi una completa enumerazione di tali novità. Ovviamente non si può ancora scommettere sull’effettiva qualità di alcuni di loro, ma in certi casi le premesse per qualcosa di grosso ci sono tutte, come ad esempio un isolamento pressoché totale finalmente interrotto da parte di un vero colosso norvegese: che lo abbiate scoperto sui nostri canali social, dalle news o grazie alla nostra ultima colonna, oramai sapete tutti che il 3 maggio farà la sua comparsa Ofidians Manifest”, il ritorno dei gloriosi Kampfar. Ovviamente, in casi come questi, avere aspettative meno che altissime vi classifica come lettori a dir poco smemorati, oppure solamente sordi ad un’anteprima juggernaut come il singolo “Ophidian”. Coloro i quali non si sono fatti scappare il già citato articolo domenicale, oltre ad esaltarsi con i sempre tellurici Dolk e soci, hanno potuto inoltre godere di una nuova (ennesima) promessa della scena elvetica giunta al debutto il primo giorno di marzo e già segnalatasi in modo decisamente positivo: parliamo ovviamente degli Aara e del loro convincente esordio So Fallen Alle Tempel”, da cui lo staff ha scelto di includere i deliranti cori gregoriani di “Monolog Eines Berges”. Ma se avete tenuto l’o(re)cchio su quanto vi passavamo noi simil-pusher di Pagan Storm Webzine, vi sarete certamente accorti della sempre crescente rilevanza dell’underground rossocrociato; c’è del marcio in Svizzera, parafrasando Shakespeare, e ce lo ha dimostrato ad inizio anno un’altra coppia di esordienti chiamata Grusig. La loro opera prima Dr Ahfang Vor Misäärä” ha riscosso parecchio successo nella redazione, la quale lo ha inserito nel meglio del mese di gennaio, e per premiare questi due ragazzacci il buon Theo ha addirittura dedicato loro la primissima recensione di questa nuova stagione di “La Gente Deve Sapere” incominciata giusto martedì; lettura fortemente consigliata sulle note di canzonacce come “Schtadtbrand 1405”. Ma sempre in tema di dischi troppo belli, alla fine come vi è sembrato il nuovo dei Nasheim Jord Och Aska”? Nella speranza che il vostro responso possa essere positivo tanto quanto lo è stato il nostro nell’articolo sugli highlights di febbraio, vi informiamo che il progetto svedese ed il suo nuovo parto saranno presto al centro di vari ed ulteriori approfondimenti su queste pagine: nel frattempo in cui state tuned e godetevi i soli cinque minuti di “Grå De Bittert Sådda Skogar”… Descritta dal suo autore “un pezzo collante”. Il perché lo capite da soli se avete ascoltato il disco, ma non è da escludersi che a breve possiate leggere qualche altra sua parola. Chissà.
Abbiamo invece una data precisa, vale a dire questa domenica, per una piccola sorpresa made in Pagan Storm Webzine riguardante gli statunitensi Aoratos e il loro imminente debutto Gods Without Name”, casomai il background di Naas Alcameth non vi avesse già messi sull’attenti. Il Nostro, intanto, ci ha fornito in settimana una seconda anticipazione intitolata “Of Harvest, Schyte And Sickle Moon” che ci ascoltiamo in attesa di poter sentire l’album completo (qualcuno dice il 22 marzo, ma personalmente non ne sarei cosi certo…). Le scorte di carne fresca in arrivo non accennano però a diminuire, specialmente se si tratta di nomi altisonanti nascosti dietro a nuovi monicker come nel caso dei neonati Lice. Sin dal magistrale annuncio di formazione, l’idea di ascoltare un progetto (pardon, una band) con dentro Kvarforth e J (rispettivamente Shining e Teitanblood, anche se insistenti voci sull’omonimia indicano quest’ultimo come il nostro fondatore nonché ex-redattore) ci era suonata tanto bislacca quanto interessante; ascoltando la qui presente “Layers Of Dirt”, primo estratto dall’opera prima Woe Betide You” in arrivo il 10 maggio, non possiamo che confermare tale impressione.
In chiusura della playlist e di questa sarabanda di buone novelle troviamo invece una bestia di quasi venti minuti intitolata “The Harpy”, inserita anche allo scopo d’informarvi che gli statunitensi Fauna sono pronti a dare un seguito a quell’Avifauna” uscito ormai sette anni fa. I precursori (sedicenti tramite label) del cascadian sound, facenti ora parte della scuderia Prophecy Productions (che non ha perso occasione per dirle un po’ grosse al riguardo), inizieranno presto le registrazioni del prossimo Ochre And Ash”. Come al solito, se non volete arrivare impreparati alla data di uscita, continuate a seguirci per tutti gli sviluppi del caso.
Parallelamente alla valanga di notevoli aggiornamenti, questa settimana ha visto anche gli anniversari di due cult album che più cult non si può, troppo importanti per non essere inclusi oggi. Ovviamente non poteva mancare una perla del 1994, una simpatica costante in ogni playlist degli ultimi due mesi e mezzo, e stavolta l’onore è toccato a The Priest Of Satan”: storico manifesto degli svedesi The Black da cui ci sentiamo “Black Blood”. Ma accantonando la Scandinavia, qualche riga fa parlavamo proprio di come la Svizzera, oltre al cioccolato e all’indisposizione per noi meridionali, ci stia bombardando -anche- con una nuova generazione di band tanto battagliera quanto interessante nella propria diversità intrinseca. Mentre noi ci si gode queste schegge di malignità in arrivo da oltralpe, stiamo però attenti a non scordarci dell’unico nome che può vantarsi di aver aperto le porte al Male con iniziale maiuscola in terra elvetica, per poi propagarlo nel mondo con le sue incarnazioni successive. Descritti al tempo come la worst band ever, trentacinque anni fa esatti in settimana gli Hellhammer davano alle stampe il loro seminale EP Apocalyptic Raids”, assicurandosi un posto di riguardo nella storia della musica; e visto che sua maestà Tom Warrior ha deciso di riesumare la sua vecchia creatura con un progetto live omonimo (su cui chiaramente si potrebbero spendere varie ma evitabili parole), ecco in tutto il suo malessere la deviata “Triumph Of Death”.
Visto che rimane un solo pezzo e siamo ormai troppo stanchi per spostarci, rimaniamo nel paradiso fiscale preferito di noi italiani con un piccolo dessert scelto dalla redazione e recante la firma di Zhaaral. Pur non raggiungendo la schiacciante vacuità cosmica dei Darkspace perché mosso in interessanti direzioni differenti, anche il misconosciuto progetto Sun Of The Blind non si presenta certo come un ascolto adatto ai deboli di cuore; e siccome ci sembrate tutti adulti e vaccinati non ci siamo fatti problemi ad includere oggi “Cursed Universe”, tratta dall’unica opera della one-man band Skullreader”.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

 

 

1. Kampfar“Ophidian” (from Ofidians Manifest”, Indie Recordings 2019)

2. Grusig“Schtadtbrand 1405” (from Dr Ahfang Vor Misäärä”, Northern Fog Records 2019)

3. The Black“Black Blood” (from The Priest Of Satan”, Necropolis Records 1994)

4. Nasheim“Grå De Bittert Sådda Skogar” (from Jord Och Aska”, Northern Silence Productions 2019)

5. Aara“Monolog Eines Berges” (from So Fallen Alle Tempel”, Naturmacht Productions 2019)

6. Hellhammer“Triumph Of Death” (from Apocalyptic Raids (EP)”, Noise Records 1984)

7. Sun Of The Blind“Cursed Universe” (from Skullreader”, Avantgarde Music 2009)

8. Lice“Layers Of Dirt” (from Woe Betide You”, Season Of Mist 2019)

9. Aoratos“Of Harvest, Schyte And Sickle Moon” (from Gods Without Name”, Debemur Morti Productions 2019)

10. Fauna“The Harpy” (from Avifauna”, Pesanta Urfolk 2012)

Michele “Ordog” Finelli

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