Weekly Playlist N.08 (2022)

 

Proprio un mondo matto questo qua, poco da dire. Arrivati a questo punto verrebbe quasi voglia di mettersi a parlare di Guns & Roses e Bon Jovi giusto per invertire un po’ il trend che pare essersi diffuso ben oltre i territori da noi battuti, non fosse che, tra un’edizione straordinaria del telegiornale ed un delirante post sulla piattaforma di fiducia, la settimana appena trascorsa è stata una sequela mozzafiato di anniversari tutti raccolti nello schedario dell’adorata rubrica Darkest Past, ormai una colonna portante dell’offerta a marchio Pagan Storm Webzine la quale ultimamente ha fatto più che volentieri la spola tra la Polonia contemporanea e la Norvegia arcaica in modo da dare lustro ad opere sottostimate, fraintese o in ogni caso talmente belle da parlarci ancora oggi. In tutte e tre le categorie ricade infatti senza dubbio Blizzard Beasts”, ossia uno dei migliori exempla del perché persino nell’era digitale siano necessarie fonti di divulgazione atte a rendere giustizia a certi titoli parecchio distanti dallo status a loro concesso: se ancora ci seguite vuol dire che il nostro compito lo stiamo facendo per lo meno decentemente, ma oltre alle frasi di circostanza voi cercate davvero di fare vostro il quarto album degli Immortal, iniziando magari dalla hit “Mountains Of Might” per poi avventurarvi tra nevose cime ancora indenni dai venticinque inverni trascorsi. Non servono invece troppi incoraggiamenti ma soltanto venti minuti liberi per rinverdire Deathcrush”, materia da libro di mitologia piuttosto che da semplice playlist i cui trentacinque anni sul groppone possono solo aumentare il fascino esercitato dai Mayhem prima che fossero i Mayhem. Potremmo infilare la palla in buca senza fatica col classico omonimo, oppure potremmo uscire dai vostri impianti audio prendendovi a legnate in fronte con “Pure Fucking Armageddon”, ma sarebbe comunque una scelta alquanto scontata: celebriamo allora, insieme ai tre decenni e mezzo di un mini che ha sfondato tutto quel che c’era da sfondare, i bei tempi in cui a fare di te un idolo era l’ignoranza che ti permetteva di prendere “Witching Hour” e renderla ancor più aggressiva senza motivi o giustificazioni; forse non erano migliori, ma erano senz’altro giorni più semplici. A fare però cifra tonda, in una ricorrenza che oltretutto amplifica la nostra impeccabile trattazione del macro-mondo Darkthrone, è stato il capolavoro il quale nel 1992 illuminò la calotta artica con un bagliore che nessun ordigno sbandierato da questa o quella potenza straniera mai avrà, e che di recente dovreste aver visto citato da qualche parte. Siamo or dunque giunti a trent’anni di Black Metal? Dai, per una volta lasciamo perdere le quisquilie storicistiche e facciamo gli auguri al genere musicale che più amiamo, oltre che ad A Blaze In The Northern Sky”; i prossimi cinque minuti sono della title-track, ma i successivi mille anni sono ancora nostri. Terminato l’inevitabile momento karaoke si parte alla volta delle terre a sud del Baltico, interessate in data 28 febbraio di una decade precisa addietro da un’eruzione di gas altamente tossico presto diffusasi in tutto il territorio nazionale. Dalle strade di Katowice venne fuori Marzannie, Królowej Polski” dei Furia, paradigma della distorta passione nera est-europea onorato dalle soavi sinfonie di “Skądś Do Nikąd”, lo stesso giorno in cui le future superstar figlie di Cracovia Mgła consegnavano ai loro primi sostenitori il With Hearts Toward None” chiuso da uno dei capitoli massimi in una carriera a quel punto già abbastanza stellare, e che non può non essere il gran finale di puntata in una settimana simile. Questi quindi i poco poco rilevanti festeggiamenti occorsi negli ultimi sette giorni di fuoco e fiamme, ma nel caso il nostro fido calendario di anniversari abbia lasciato da parte qualche opera degna di lieto ricordo allora ci penseranno le selezioni del giovedì, grazie ai loro recuperi in corsa tipo quello di De Principii Evangelikum”: edito nel tardo 2002, il decennale  sophomore record dei francesi Antaeus è una mina ancora inesplosa e per questo pericolosa per chiunque si avvicini, come del resto “Nave X Kathedral” non si fa problemi a dimostrare. Subito dopo, tra una chiacchiera e l’altra, arriva il turno dei quattro colpi in canna che vi abbiamo messo come poker d’uscita, nel caso a qualcuno in platea servissero delle dritte riguardo ciò che sta venendo fuori in tempi recenti a partire da quel bel tomo di Martin Van Valkenstijn. I Mosaic a questo punto dovreste più o meno averceli presente, e nel caso qualcuno abbia finalmente prestato orecchio ai superlativi assoluti spesi per la conclave teutonica allora si metta in ascolto per il 22 aprile e si goda Heimatspuk”, terza fatica della formazione il cui singolo introduttivo “Wir Sind Geister” lascia una gran bella impressione in chiunque ascolti e non abbia opinioni da esilio immediato. Nel frattempo pare crescere la fama dei Bhleg, duo svedese reazionario il minimo indispensabile da far adorare “Grönskande Gryning” agli ancora non adepti, forse troppo gasati dal ricordarsi che l’intero Fäghring” verrà rilasciato il primo giorno di aprile senza perdono verso i disertori alla chiamata di cappucci alla moda e corone floreali (?). Non manca poi la terza preview dei danesi Heltekvad vicini al rilascio del debutto Morgenrødens Helvedesherre”, sul quale lo staff ormai non fa mistero di puntare parecchio soprattutto ora che, dopo ben tre anticipazioni, “Fornægter Din Æt” mette l’ipoteca definitiva sul 25 marzo e noi non vediamo l’ora di riscuotere gli incassi degli scommettitori contrari – ne capitano ogni volta, chissà come mai. Il triplete bruciato in rapida sequenza lascia sicuramente il segno sulle nostre carni martoriate ma, che ce l’appoggiate o meno, la chiusura dello scritto spetta alla brigata Nokturnal Mortum un po’ per i motivi che tutti sappiamo, ed un po’ perché la loro reinterpretazione disponibile da qualche dì del classico demo To Lunar Poetry” è di sicuro l’highlight introduttivo in un’annata già da ricordare, per un motivo o per l’altro; il leggiadro flauto che sentite introduce in campo la pazzesca “Perun’s Celestial Silver”, mentre il nostro tutt’altro che necessario Slava! ci auguriamo raggiunga chiunque sia invischiato in situazioni più grandi di lui, e abbia la seria necessità di godersi una playlist magnifica.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Immortal“Mountains Of Might” (from Blizzard Beasts”, Osmose Productions 1997)

2. Mosaic“Wir Sind Geister” (from Heimatspuk”, Eisenwald Tonschmiede 2022)

3. Furia“Skądś Do Nikąd” (from Marzannie, Królowej Polski”, Pagan Records 2012)

4. Bhleg“Grönskande Gryning” (from Fäghring”, Nordvis Produktionen 2022)

5. Antaeus“Nave X Kathedral” (from De Principii Evangelikum”, Osmose Productions 2002)

6. Heltekvad – “Fornægter Din Æt” (from Morgenrødens Helvedesherre”, Eisenwald Tonschmiede 2022)

7. Mayhem“Witching Hour” (from Deathcrush” (EP), Posercorpse Music 1987)

8. Nokturnal Mortum“Perun’s Celestial Silver” (from To Lunar Poetry”, Oriana Music 2022)

9. Darkthrone“A Blaze In The Northern Sky” (from A Blaze In The Northern Sky”, Peaceville Records 1992)

10. Mgła“With Hearts Toward None VII” (from With Hearts Toward None”, Northern Heritage Records 2012)

Michele “Ordog” Finelli

Precedente Pagan Storm News: 18/02 - 24/02 Successivo Pagan Storm News: 25/02 - 03/03