Weekly Playlist N.08 (2020)

 

Lo stillicidio di concerti annullati nella nostra nazione continua senza sosta, falcidiando i grandi nomi tanto quanto quelli di nicchia con la stessa equità della signora incappucciata nelle copertine dei dischi che tanto piacciono a noialtri (tipo questo qui, per capirci); ma quando è il presente ad essere il vero dark medieval time, come risulta dal puntualissimo sommario del meglio di febbraio a cui daremo maggiore spazio settimana prossima, allora conviene rifugiarsi in un passato parimenti insidioso ma se non altro già più battuto dai nostri lettori accaniti.
Iniziamo quindi articolo e playlist sparando verso il cielo tre proiettili d’essai prelevati dalle mensole e lasciati in giro da qualche sbadato in redazione, giusto per mettere a proprio agio anche chi di questi tempi se la sta vivendo un pochino male e deve scaricare la tensione in qualche modo non troppo pericoloso per chi gli sta intorno: quattro colpi (di bacchette…) e si parte alla grandissima con “Vettenetter”, pezzo che nel 1996 fungeva invece da commiato a For Kunsten Maa Vi Evig Vike” e al troppo breve ciclo vitale dei norvegesi Kvist; si parla tanto degli effetti negativi che l’internet ha avuto sulla società e su quel piccolo mondo che chiamamo Black Metal, ma l’importanza -seppur ancora parziale- finalmente conferita ad un tale act (riconoscimento al quale siamo lieti dal canto nostro di
aver contribuito) è chiaro segno che alla fine anche l’umanità e le sue creazioni possono ancora servire a qualcosa. Lasciamo però agli imbonitori da mercato rionale la glorificazione cieca delle imprese dell’uomo “evoluto” e “libero”, poiché assai più difficile rimane decantare il nostro lato più lercio e degradante, ballando il tip-tap sui nostri nervi scoperti ed irridendo sterili icone (in questo caso un celebre dipinto di Eugène Delacroix convertito in una delle copertine più belle di sempre); leggenda narra che durante una delle sue ronde nelle campagne vicino casa il buon vecchio Famine si sia imbattuto in un rave party abusivamente organizzato lì, e stregato dall’hardbass sparata a manetta abbia così buttato su pentagramma il delirio poi rinominato “Cochon Carotte Et Les Sœurs Crotte”. Ma simpatiche ed inconfermate storielle a parte, chi scrive considera con ogni probabilità L’Ordure À L’État Pur” il punto più alto (o basso, a seconda della vostra moralità uditiva) mai toccato dai francesi Peste Noire, e le suggestioni techno/scatporn che vi stanno aggredendo i neuroni sono solo uno dei tanti motivi di questo parere che magari qualche altro degenerato condivide. È invece uso comune indicare Crossing The Fiery Path”, ultimo in ordine di uscita della trinità greca del 1993, non per importanza, come uno dei due momenti cardine nella carriera dei Necromantia; ed è proprio per tributare un altro giro di applausi a questa istituzione mediterranea prossima al ritiro che dal suo storico debutto abbiamo inserito in playlist “Unchaining The Wolf (At War…)”.
Riavviciniamoci ora cautamente al presente con un album uscito esattamente due mesi fa e al cui inserimento tra
le cose migliori dello scorso dicembre non aveva in realtà mai fatto seguito un passaggio nelle nostre selezioni settimanali, interrompendo dunque questo indebito silenzio stampa con la title-track di Ignee Sacertà Ctonie”, opera prima e banco di prova superato a pieni voti dagli italianissimi Comando Praetorio.
E mentre il Piemonte trema sotto i colpi del quartetto, la vicina Liguria vede invece l’esordio di una promettente one-man band chiamata Kolossus che darà alle stampe
il 19 di questo mese il suo The Line Of The Border”, introdotto oggi con niente meno che la voce di sua maestà Vicotnik prestata all’estro del compositore Helliminator nel brano (appositamente) intitolato “Norge”. Un ancora lontano 8 maggio fungerà successivamente da data di nascita per il settimo figlio della casata inglese Winterfylleth, che come ci fa capire l’omonima “The Reckoning Dawn” come traccia in anteprima riprenderà l’animo elettrico ed epico di cui i fan del gruppo di Manchester aspettavano il ritorno dal 2016.
Siete invece ancora indietro con gli ascolti di questo già parzialmente affollato 2020 e l’idea di altra grande musica vi fa venire l’urticaria? Allora staccate per una mezz’ora dal logorio della vita moderna e beccatevi in piena faccia quattro anniversari da panico a partire dalla doppietta datata 2010 e comprendente Metsatöll e Galar: i dieci anni di Äio”, quarto full-length degli estoni del cui titolo e concept Lauri Õunapuu ci parlò
poco prima della scorsa estate, vengono festeggiate in maniera adeguata con la stortissima malinconia di “Vihatõbine” mentre dal coetaneo sophomore record dei norvegesi, Til Alle Heimsens Endar”, arrivano le voci spiritate che animano l’ottima “Ván”. Retrocediamo giusto di un lustro e di un paio di posizioni in playlist ma rimaniamo coi piedi piantati su quel che fu suolo norreno, per cantare le lodi ad una delle figure più discusse emerse da quel musicalmente sacro territorio; messia per alcuni e buffone per altri, è fuori discussione che con Hordalands Doedskvad” (fresco fresco di quindicesimo compleanno) Hoest ed i suoi Taake abbiano composto un manifesto sonoro persino nel luogo e nel periodo in cui questo sembrava meno probabile: perciò silenzio in aula, “Hordalands Doedskvad III” a palla nello stereo e chi non viene a vederseli a fine mese coi Kampfar è amico delle guardie. Chi la nostra Italia continua invece ad ignorarla nonostante un inatteso ritorno in pista sono gli svedesi Unanimated, anche loro apparenti ostaggi come i compari Sacramentum della malvagia corporazione dei Deathfest in giro per il globo; noi meridionali siamo però comprensivi e perdoniamo l’attaccamento al denaro di questi grandi musicisti, e nell’attesa che apra un altro festival di band tenute al guinzaglio in quel di Parma (e dove altrimenti) ci diamo dentro coi festeggiamenti per i venticinque anni del classico Ancient God Of Evil” salutandovi per questa playlist sulle note di “Die Alone”.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Kvist“Vettenetter” (from For Kunsten Maa Vi Evig Vike”, Avantgarde Music 1996)

2. Taake“Hordalands Doedskvad III” (from Hordalands Doedskvad”, Dark Essence Records 2005)

3. Metsatöll“Vihatõbine” (from Äio”, Spinefarm Records 2010)

4. Galar“Ván” (from Til Alle Heimsens Endar”, Karisma Records 2010)

5. Peste Noire“Cochon Carotte Et Les Sœurs Crotte” (from L’Ordure À L’État Pur”, La Mesnie Herlequin 2011)

6. Necromantia“Unchaining The Wolf (At War…)” (from Crossing The Fiery Path”, Osmose Productions 1993)

7. Winterfylleth“The Reckoning Dawn” (from The Reckoning Dawn”, Candlelight Records 2020)

8. Kolossus“Norge” (from The Line Of The Border”, Satanath Records 2020)

9. Comando Praetorio“Ignee Sacertà Ctonie” (from Ignee Sacertà Ctonie”, Aeternitas Tenebrarum Musicae Fundamentum 2019)

10. Unanimated“Die Alone” (from Ancient God Of Evil”, No Fashion Records 1995)

Michele “Ordog” Finelli

Precedente Febbraio 2020 - Ygg Successivo Pagan Storm News: 28/02 - 05/03