Dicembre 2019 – Nedxxx

 

Oggi tagliamo corto con le introduzioni del caso: il 2019 è ormai finito e l’ultimo mese è stato l’ennesima bomba sganciata in terra da un’annata che non ha risparmiato su un briciolo di qualità nemmeno a trovarsi negli swinging ’60s. Se avete buttato un occhio alle solite top20 di fine anno della redazione uscite giusto lo scorso fine settimana potreste anche averlo già intuito, dato che tutti e quattro i dischi finiti nella selezione-riepilogo-best-of di oggi sono anche stati menzionati in almeno una personale chart o nell’altra dello staff (il vincitore e i polacchi Arkona addirittura in quattro su cinque – ma la coppia tutta italiana che segue nell’articolo che state leggendo non scherza ed è comunque riuscita a beccarsi svariate nomine qui sotto, il primo dei due dischi persino una quasi-standing ovation).
Partiamo quindi senza ulteriori preamboli a discutere finalmente, ancora più approfonditamente ed ora a più voci, di quello che da martedì è già il disco della settimana corrente (nonché l’ultimo della stagione e pertanto dell’intero anno): sua immediata maestà, nonché istantaneo classico moderno, il clamoroso omonimo album del progetto che si fregia dell’acronimo Nedxxx, da oggi anche disco del mese di dicembre per la Webzine e decretato tale senza smentite praticamente dalla sua uscita tramite Norma Evangelium Diaboli il 13 (se non addirittura dal momento del suo fulmineo rilascio all’ascolto in anteprima dieci giorni prima).
Mandati dal Diavolo in eloquente persona a sbrigare il lavoro del Diavolo stesso. E a farci lacrimare di febbrile gioia un bel po’. Pronti al ritorno dell’oscurità e del male? In caso la risposta sia affermativa, via alle danze più macabre in questo preciso istante.

 

 

[…] Così parlò dunque il Diavolo, e lo fece tramite Nedxxx: la consapevolezza tanto scomoda quanto lo è la misura per cui tutto questo resta universale, fatale e finanche regolatore del mondo e della vita che viviamo, è contenuta nell’incredibile valore della musica dell’inizio e della fine – più che figlia dei suoi creatori o del loro inaspettato coito d’élite, progenie di un modo anarchico, sinceramente eretico e sconvolgente d’intenderla.”

(Leggi di più nella recensione che lo elegge disco della settimana corrente, qui.)

“What is the diabolic?”. La risposta a questa domanda contenuta fra i sibillini e suggestivi sample dell’uscita marchiata Nedxxx potrebbe avere come risposta la release in questione stessa, in grado di racchiudere al contempo sintesi, somma ed evoluzione delle più bizzarre ed ispirate invocazioni mefistofeliche che il Black Metal ci abbia offerto nell’ultimo decennio, riunitesi qui in definitiva cospirazione col Demonio. Rotto qualsivoglia genere di ordine e quadro divino, le trame labirintiche e sfaccettate della composizione si susseguono con suadente e imprevedibile frenesia, e la divisione in brani sembra soltanto l’ennesimo espediente per mandare in frantumi tutto ciò che unico, sicuro e monolitico. Non un barlume di speranza riesce e filtrare attraverso i trenta minuti di “Nedxxx” e l’unica luce che ci permette di gettare una fugace occhiata all’interno del buco nero proviene dalle implacabili lingue di fuoco della dannazione eterna.”

La misteriosa creatura di casa Norma Evangelium Diaboli ci regala una raffinata manifestazione del Demonio attraverso un disco breve ma estremamente intenso, ricco di dissonanze, parti recitate e puro caos ordinato. Nonostante non ami fare paragoni con altre band, questo è forse il modo più efficace e diretto per descrivere quello che succede nel corso dell’album: immaginate, insomma, un’entità fluida basata sulle fondamenta degli ultimi Abigor, arricchita dal malsano riffing dei Deathspell Omega e dai vocalismi in pulito grattato degli ultimi Secrets Of The Moon. Una volta asciugata la saliva sarete pronti a crogiolarvi nel diabolico ed arcano universo targato Nedxxx.”

“Il fattore sorpresa sembra essere il filo conduttore di questo fantastico, musicalmente parlando, 2019 che si riconferma anche nel suo ultimo mese grazie ad un progetto assolutamente sconosciuto. Il probabile acronimo del nome sottintende una collaborazione fra musicisti legati a doppio filo all’etichetta, ma congetture e speculazioni a parte (anche se parecchio interessanti e affascinanti), qui occorre rendere atto dell’enorme qualità della componente musicale: Black Metal caotico e sulfureo, pregno di malignità e ferocia, per non tacere della notevolissima componente tecnica in tutti gli strumenti coinvolti, specialmente delle chitarre che sembrano una meravigliosa versione impazzita di quelle presenti nel favoloso “Leytmotif Luzifer” degli Abigor (i cui componenti sarebbero apparentemente coinvolti nel progetto). Ciò che è sicuro è che questo è un disco che verrà ricordato per molto tempo.”

 

 

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Come preannunciato e forse prevedibile, il settimo album in studio dei campioni polacchi Arkona, “Age Of Capricorn”, ormai non nuovo su queste pagine ed anch’esso uscito il 13 dicembre per Debemur Morti Productions (che ha cacciato un assolutamente inedito totale di sei dischi (!) nelle nostre selezioni finali per il meglio del 2019). Dovreste essere familiari se non col disco almeno con la band, quindi sotto con le quattro nomine che lo discutono.

“[…] In meno di cinquanta minuti [il nuovo album] mostra con spietatezza invidiabile quanto la storia degli Arkona sia una di dedizione alla causa, di sincerità d’operato e ciononostante di reinvenzione, nonché di totale assenza di repliche inutili in lavori sempre dritti al punto e persino graziati da una non trascurabile profondità – non gregari ma, dal loro canto e modo, sempre eroi dell’underground forieri di un Black Metal cristallizzato nel tempo eppure acuto, orgogliosamente grezzo e ironicamente per palati fini, in parte moderno ma lontanissimo dai trend e nondimeno sempre attuale; ed è narrata al suo meglio in “Age Of Capricorn” […].”

(Leggi di più nella recensione che lo ha eletto disco della settimana, qui.)

Se con lo scorso “Lunaris” la seconda giovinezza dei polacchi Arkona aveva definitivamente assunto un significato e una forma a dir poco convincenti, espressi in una produzione moderna graffiata da mistici e foschi layer, da qui l’approccio del nuovo “Age Of Capricorn” parte, con la coerenza di chi nella propria carriera ha sempre rinnovato senza stravolgere, da queste solide e personali basi: un approccio serrato e violento, il cui fluire più uniforme accentua l’immersività dell’ascolto e spinge a concentrarsi sui dettagli e su quei contrappunti sinfonici che impreziosiscono di drammatica tensione i vibranti strati compositivi. È grazie a questa maturità nel bilanciare la doppia anima esplosiva e sotterranea che i polacchi riescono, nuovamente, a consegnarci un disco imperdibile.”

Dopo l’era delle giustificazioni, è sempre dalla rigogliosa Polonia che ha inizio l’era del capricorno: gli Arkona mettono il sigillo sull’annata con un disco fuori dal tempo, modernizzato dalla superlativa produzione ma ugualmente foriero di un gusto ereditato dai classici del Black Metal a tinte melodiche. I dialoghi tra tastiere e chitarre hanno un fascino difficilmente replicabile per chiunque, specialmente se nel frattempo la sezione ritmica picchia duro dando all’opera un feeling apocalittico di rara intensità. Con buona pace di critici web da operetta, “Age Of Capricorn” è un ennesimo attestato della freschezza del genere alle soglie del nuovo decennio; fosse uscito in autunno ne avremmo sentito parlare molto di più e molto meglio.”

Una solida riconferma. Sembra incredibile che una band indiscutibilmente veterana come i polacchi Arkona stia raccogliendo i frutti di una meritata visibilità mondiale soltanto negli ultimi anni, da dopo la pubblicazione dello splendido “Lunaris”: ma proprio con “Age Of Capricorn” giunge la maturazione, anche mediatica, che in parte conferma le doti del precedente lavoro e d’altra parte aggiunge nuovi dettagli, il più notevole dei quali nell’economia dell’album è il leggero aumento delle parti sinfoniche che compiono il pregevole compito di rendere più oscura l’atmosfera generale. Ottima anche la prova del nuovo cantante Drac, che spazia da growl rochi a scream straziati con abilità.”

 

 

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Seguono a ruota quelli che con tutto sommato relativa velocità e sicura costanza stanno ormai diventando piccoli eroi nazionali, ovvero gli apprezzatissimi Nova con “Veniamo Dal Cielo” (fuori per Aeternitas Tenebrarum dal 6 del mese). Come i due nominati precedenti, si tratta del terzo di oggi ad essersi già meritato un’intera recensione in quanto disco della settimana scorsa: non vi bastasse, quattro nomine anche per lui dovrebbero contribuire a parlar più che chiaro al riguardo…

[…] Non un passo indietro, non uno in avanti, ma presumibilmente più inquadrabile come uno scarto volontariamente e pregevolmente laterale, quello di “Veniamo Dal Cielo” è il Black Metal del noi contro loro, quello dell’avversione più totale al fardello del corpo e alla realtà corrotta del visibile che si esprime tramite sintesi esiziale, della retta intransigenza dell’integerrimo che diventa bendata e guarda al divino, della necessità crepuscolare di un tramonto degli dèi che riempa l’abisso del cuore con un ardore inestinguibile – prendere o lasciare.”

(Leggi di più nella recensione che lo ha eletto disco della scorsa settimana, qui.)

Cavalcando la tigre con la sprezzante arroganza di chi è consapevole dei propri mezzi e sa quanto questi siano mossi dall’alto, i Nova ci scagliano un accecante fendente d’indomita aggressività; mentre veniamo abbacinati dal calore e dal suono spesso e saturo delle chitarre, la formazione vicentina ci incalza con foga e devozione salde e non rassegnate ad abbandonare la loro crociata spirituale. Il processo di sviluppo, crescita e purificazione della creatura Nova fa insomma tesoro della capacità dimostrata nel precedente capitolo, sfruttandone l’eleganza e le note mediterranee, ma veicolandola in un’armatura che attacca più diretta e compatta.”

“Il suono rabbiosamente ovattato di vocals e chitarre udibile in “Veniamo Dal Cielo” non attutisce affatto la carica del quartetto veneto, ma la rende semmai ancora più sentita e tangibile. Sorvolando su qualche pecca nella stesura di alcuni brani meno graffianti del solito, la risorsa principale su cui si fonda l’album è proprio l’incontenibile ritmica, la quale non perde vèrve neanche quando la velocità generale si abbassa e si dispiegano pattern decisamente interessanti. Pur con qualche riff a vuoto e una longevità probabilmente non sbalorditiva, la terza offensiva dei Nova è senza dubbio un gran bel colpo in vista dell’affermazione definitiva.”

Il terzo full-length dei benamati Nova non è un album che stravolge completamente il loro sound, ma apporta dei piccoli e tuttavia consistenti cambiamenti: si riduce di parecchio la componente epica, soprattutto rispetto al precedente lavoro (non mancano momenti, ma in superficie sono ridotti all’osso), dato che i nostri decidono di trasformare la loro musica in un totale attacco frontale, diretto e senza troppi fronzoli. Le chitarre macinano così riff granitici a cascata, ma sempre in una chiave “solare” alla Spite Extreme Wing, e l’unico appunto è che si sarebbe potuto forse osare di più con la voce: alternare qualche scream con l’onnipresente growl avrebbe fatto senz’altro bene in termini di varietà.”

 

 

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Terminiamo l’ultima selezione del meglio del mese per il 2019 con un paio di nomine riservate al secondo nome italiano della giornata: i Comando Praetorio erano attesi al varco con il loro debutto “Ignee Sacertà Ctonie” (secondo colpo del mese di Aeternitas Tenebrarum) e sembrano non aver affatto deluso i nostri Caldix e Feanor che ce ne parlano con entusiasmo e nei seguenti termini:

L’animo filosofico ed emotivamente distaccato che trasuda dalle note dei Comando Praetorio risulta essere puro piacere per chi apprezza un Black Metal più riflessivo e meditativo, tipico delle produzioni italiane delle ultime due decadi. “Ignee Sacertà Ctonie” si svincola con successo dall’essere considerabile un disco monocorda riuscendo a proporre una varietà di dettagli compositivi (che siano melodie, ripartenze o cambi di tempo) di assoluto rilievo, capaci sia di mantenere vivo il livello d’attenzione che di alimentare una costante atmosfera di drammaticità.”

Progetto ricco di peculiarità fin dalla prima vista, sia per la presenza di alcuni componenti dei Movimento D’Avanguardia Ermetico, sia per il suggestivo artwork eseguito da Timo Ketola. Ma il bello arriva proprio con la musica: in piccole ed efficaci dosi si sentono echi della citata band principale dei musicisti, specialmente in alcuni selezionati passaggi, ma addentrandosi nell’ascolto si rimane piacevolmente disorientati dall’opprimente atmosfera monolitica del disco; sulle prime questa potrebbe creare qualche problema ai più, ma superata la coltre di difficoltà si aprono mondi di spietata e feroce visione ritualistica in musica, da cui iniziano a trapelare suggestive atmosfere, tragiche ed eroiche al tempo stesso, come si trattasse di una lontanissima leggenda europea ormai apparentemente dimenticata. Un disco ostico ma pregevole che merita di parecchi ascolti, prima di poterne beneficiarne appieno.”

 

 

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Ne avete da ascoltare, provare o recuperare anche per queste vacanze, ed essendo ormai questione di tre miseri giorni all’ingresso nel 2020, mentre gustate questo ultimo poker di consigliati, vi invitiamo a dirottare tutte le vostre brucianti attese e belle speranze sul nuovo calendario delle uscite in costante aggiornamento qui.
Del resto, quando tutto è stato ormai detto e fatto, nemmeno il Diavolo si sprecherebbe per sputare ulteriormente nel fango… Dunque, per quest’anno almeno, caliamo ufficialmente il sipario. Amen.

 

Matteo “Theo” Damiani

 

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