Weekly Playlist N.21 (2020)

 

La spirale di caos senza precedenti rappresentata da questo 2020 continua imperterrita al tramonto del quinto mese, e coerentemente non si ferma nemmeno la caccia ai dischi più adatti al clima da (vagheggiata quanto illusoria) fine dell’impero che perdura ormai da febbraio. In attesa di raccogliere il meglio di quanto seminato in questi ultimi trentuno giorni di buio, la playlist di oggi schiera dunque quelle che sono forse poche ma selezionatissime freschezze accompagnate da un bel juke-box di chicche passatevi dai venditori di morte a sette note migliori sulla piazza.
Iniziamo però con un doveroso tributo di nuovo sangue elargito a quello che si è rivelato, non proprio a sorpresa a dire il vero, uno degli apici di un maggio al suo immancabile solito tutt’altro che avaro di grande musica: A Fall Of An Epoch” è il titolo assai attuale dell’album assai spettacolare appena rilasciato dai finnici October Falls, disco della settimana corrente di cui avete letto la rituale disamina martedì e di cui state probabilmente sentendo la bombastica title-track. Ad un indiscusso picco del mese concluso farà però presto seguito un’altra uscita di lusso, recante effigie ispanica ed attesa invece per quello già iniziato: intitolato Behold The Silent Dwellers”, il sophomore record degli Aversio Humanitatis vedrà la luce (si fa per dire) il 19 giugno con sommo giubilo dei redattori, attratti (e forse già sollazzati dietro le quinte? Chissà…) dalla prospettiva di un intero lavoro della stessa qualità dell’ottima traccia “The Weaver Of Tendons”; ma la vera finezza tra le novità di questo giovedì, sebbene ormai disponibile sottobanco sin da marzo, è il demo con cui sono finalmente fuori i Drottinn; chi di voi non passa le sue giornate a scandagliare i bassifondi dell’underground islandese forse si è dimenticato di questo ennesimo progettino in cui sono al solito invischiati Svartidauði (questi qui), Misþyrming (questi qua) e Naðra (loro insomma). Con concezione risalente al 2014 ma esordiente soltanto ora con Í Helgum Dýrðar Ljóma”, il duo rilegge in modo tutto suo il Black/Thrash più virulento senza lesinare in cattiveria, e se in questo momento vi state chiedendo cosa diavolo significhi questa supercazzola da parolai metallari provate giusto a sentire “Af Blóðinu Helgast Blaðið”.
Dicevamo quindi di un maggio già assai proficuo, motivo per cui questa settimana ci andiamo numericamente leggeri con le novità e dedichiamo il restante spazio alle delizie che lo staff ultimamente ha alternato alle cose più recenti; perché se è vero l’antico proverbio per cui un Satyricon al giorno dovrebbe levare il medico di torno, è allora buona norma non affaticare il nostro sistema sanitario e darci dentro con il caro vecchio The Shadowthrone”, che come da copione anno 1994 apre le danze di oggi con la mitica “Hvite Krists Død” – quattro anni dopo codesta magnificenza la Norvegia tira invece fuori Soulblight”, penultima fatica degli stimati Obtained Enslavement prima dello scioglimento e rinverdita per l’occasione dalla conclusiva (ai tempi) “Charge”. Per sentire qualcosa dalle mensole offerto dagli amici svedesi conviene per oggi attendere tredici anni o, più comodamente, avanzare di due pezzi in scaletta fino a raggiungere il sempre affabile Swartadauþuz ed Urkaos, uno dei suoi tanti divertimenti personali riproposto qui con “IV”. Tocca poi ridisporre in due bande orizzontali il giallo e il blu in modo da non alterare troppo la situazione cromaticamente ma soprattutto non alterare troppo umoralmente gli ucraini Hate Forest, che a certe cose sembra ci tenessero parecchio: uno di questi loro chiodi fissi era senz’altro la produzione di ottimo Black Metal atmosferico, tipo quello ascoltabile nel loro possibilissimo apice del 2003 Purity” e nella lunga “The Immortal Ones”.
L’ennesima pregiatezza di questa raccolta da veri intenditori, l’ultima proveniente da oltreconfine ma penultima a venire giù dagli scaffali della redazione, è la one-man band austriaca Azahel’s Fortress, entità con all’attivo un paio di full e dal cui The Chaos Kingdom” ci fa ascoltare “The Pagan Sun”.
Si arriva così al gran finale di puntata, dove Pagan Storm Webzine punta i faretti su un ultimo consiglio plasmato su ascolti recenti e personali non meglio motivati, e su una sola ricorrenza, promuovendo però in tal modo due valide realtà di quella che qualcuno si ostina a definire scena italiana: da sempre guidato dall’attivissima Climaxia, il progetto Melencolia Estatica sfortunatamente non ingrossa da un po’ di tempo le fila della minacciosa cricca friulana contribuendovi con album da non perdere, come fu nel 2008 quel Letum” di cui è stato recuperato oggi il quarto capitolo; mentre le parole vergate da Shakespeare nel Tito Andronico aprono infine “Quando L’Onore Sfida L’Infamia”, breve ma succoso commiato di oggi nonché legittima dedica ai dieci anni appena passati dall’uscita di Stelle Senza Luce”, primo passo del meraviglioso viaggio intrapreso dai Movimento D’Avanguardia Ermetico ed ancora oggi percorso con la fierezza di chi occupa un posto importante tanto nel panorama tricolore quanto in una playlist settimanale da queste parti.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Satyricon“Hvite Krists Død” (from The Shadowthrone”, Moonfog Productions 1994)

2. October Falls“A Fall Of An Epoch” (from A Fall Of An Epoch”, Purity Through Fire Records 2020)

3. Hate Forest“The Immortal Ones” (from Purity”, Supernal Music 2003)

4. Obtained Enslavement“Charge” (from Soulblight”, Napalm Records 1998)

5. Azahel’s Fortress“The Pagan Sun” (from The Chaos Kingdom”, Bloodred Horizon Records 2010)

6. Urkaos“IV” (from Urkaos I (Demo)”, Mysticism Productions 2011)

7. Drottinn“Af Blóðinu Helgast Blaðið” (from Í Helgum Dýrðar Ljóma (Demo)”, Ván Records 2020)

8. Aversio Humanitatis“The Weaver Of Tendons” (from Behold The Silent Dwellers”, Debemur Morti Productions 2020)

9. Melencolia Estatica“Letum IV” (from Letum”, Aeternitas Tenebrarum Musicae Fundamentum 2008)

10. Movimento D’Avanguardia Ermetico“Quando L’Onore Sfida L’Infamia” (from Stelle Senza Luce”, Kunstauch Records 2010)

Michele “Ordog” Finelli

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