Weekly Playlist N.21 (2023)

 

Fatto gli stravizi la Notte di Ognissanti? Passato in catalessi il Giorno dei Morti? Allora significa che per qualche decina di ore avete vissuto come noi trascorriamo la nostra intera esistenza, divisi tra attaccamento alla vita e pulsione di morte senza avere la minima idea di quale delle due ci sorprenderà al prossimo risveglio. Slanci poetici permettendo, ora che la redazione della vostra stimata Pagan Storm Webzine sembra (sottolineiamo sembra) aver trovato il modo per far girare di nuovo sul social blu i nostri post più importanti, è assai più probabile che vi sia capitato di ritrovarvi in bacheca e magari addirittura mettere ‘mi piace’ ad una delle recensioni monografiche targate “La Gente Deve Sapere”, attratti da quelle enormi fotografie ritraenti le copertine degli ultimi Taake e Marduk, di cui a questo punto saprete vita, morte e pochissimi miracoli. La coppia che questo settembre ha fatto impazzire i blackster italiani più alla moda ci regala infatti, come ultimo giro di giostra prima delle grandi premiazioni di fine annata, una doppietta iniziale da mandare giù d’un fiato sperando di non rimanerci soffocati, ottenuta appiccicando insieme le malefiche “Denne Forblaaste Ruin Av En Bro” ed “Heart Of The Funeral” in modo da avere un bell’avvio di puntata da ricovero in rianimazione istantaneo.
Nell’attesa quindi di sapere quando potremo gustarci dal vivo le dolci nenie di Memento Mori” (quelle di Et Hav Av Avstand” le sentiremo invece negli specialissimi spettacoli in terra italiana celebranti tre decenni di Hoest nella nostra vita) tocca esaltarci per qualcos’altro, che forse piacerà a meno gente ma che per certuni operanti da dietro queste tastiere significa tantissimo non solo per gli illustri precedenti, ma soprattutto per il silenzio che da troppo tempo avvolgeva in particolare due monicker da poco usciti coi rispettivi singoli: gli undici minuti espianti undici anni di oblio sono il miglior biglietto da visita possibile per i fan vecchi e nuovi dei Wolfhetan, turingi a dir poco venerati da queste parti i quali vedendo quanta bella gente rilasciava nel corso del fenomenale 2023 hanno giustamente scelto di unirsi alla festa ed uscire l’8 dicembre con l’atteso terzogenito Vor Uns Das Feuer, Über Uns Der Himmel”, oggi introdottovi dalla “Das Atmen Der Steine” che specialmente nella sezione centrale fa davvero scintille con quelle voci pulite un po’ Folk ed un po’ Post-Black; si inizia invece a parlare di 2024 al meglio coi norvegesi Vemod, di scena il 19 gennaio col sophomore record The Deepening” presentato dall’altra introduzione king-size “Der Guder Dør”.
L’angolo novità si esaurisce qui, e a prendere le redini sono ora delle ricorrenze a dir poco clamorose capaci di trainarci lungo trent’anni di suoni infernali come quelli incisi dagli Inquisition una decina di anni fa in occasione dell’Obscure Verses For The Multiverse” da cui vi facciamo rivivere il volo tra corpi celesti “Inversion Of Ethereal White Stars”, mentre sempre dal ricco 2013 giunge il divino canto di Vratyas Vakyas su “Bluot Fuër Bluot” a memoria di quell’Asa” che, a questo punto, potrebbe benissimo essere stato il sublime sipario calato sulla superba carriera di Falkenbach – anche se noi speriamo vivamente non sia il caso. Il tedesco non è in ogni caso il solo a cantare le antiche gesta degli avi, poiché a compiere gli anni sono stati tra gli altri gli Enslaved del controverso venticinquenne Blodhemn” oggi incarnatosi nel furore di “Nidingaslakt”, insieme ai compagni di scorribande vichinghe Thyrfing fuori nel 2008 con il grandioso ed oscurissimo Hels Vite”, il quale ci presta la sontuosa chiusura sulle note della sua “Tre Vintrar – Två Solar”.
Ma gli anniversari odierni ci portano anche molto più indietro, a dischi che volenti o nolenti hanno tracciato un solco tra prima e dopo aprendo la strada a nuovi stilemi ripresi in lungo e in largo: come il gelo perenne che ammanta un album rivoluzionario di nome Pure Holocaust”, rilasciato tre decadi fa da dei giovani Immortal che allora difficilmente potevano immaginare a cosa avrebbero portato brani storici tipo “As The Eternity Opens”, oppure il buio atavico sprigionato oggi come quarant’anni fa dall’ascolto di Melissa” dei Mercyful Fate, da cui non potevamo non rinverdire la colossale “Satan’s Fall” come chicca di una playlist a dir poco fantastica, tutta da godersi in queste notti sempre più lunghe e fredde…

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Taake“Denne Forblaaste Ruin Av En Bro” (from Et Hav Av Avstand”, Dark Essence Records 2023)

2. Marduk“Heart Of The Funeral” (from Memento Mori”, Century Media Records 2023)

3. Inquisition“Inversion Of Ethereal White Stars” (from Obscure Verses For The Multiverse”, Season Of Mist Records 2013)

4. Wolfhetan“Das Atmen Der Steine” (from Vor Uns Das Feuer, Über Uns Der Himmel”, Eisenwald Tonschmiede 2023)

5. Mercyful Fate“Satan’s Fall” (from Melissa”, Roadrunner Records 1983)

6. Vemod“Der Guder Dør” (from The Deepening”, Prophecy Productions 2024)

7. Immortal“As The Eternity Opens” (from Pure Holocaust”, Osmose Productions 1993)

8. Enslaved“Nidingaslakt” (from Blodhemn”, Osmose Productions 1998)

9. Falkenbach“Bluot Fuër Bluot” (from Asa”, Prophecy Productions 2013)

10. Thyrfing“Tre Vintrar – Två Solar” (from Hels Vite”, Regain Records 2008)

Michele “Ordog” Finelli

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