Weekly Playlist N.16 (2022)

 

Lo spettacolare rogo innescato durante marzo e divampato la scorsa settimana sotto l’occhio compiaciuto dell’impresa di demolizioni Pagan Storm Webzine sarà anche ridotto a qualche fiammella o mucchietto di cenere, eppure basta un po’ di cherosene a ravvivare la situazione e far tornare quel bagliore catartico per cui noi tutti gravitiamo attorno a questi suoni.
Il giovedì odierno, ad esempio, dopo le celebrazioni rivolte sette giorni addietro ad un 2022 inaspettatamente godurioso e del quale tireremo presto le primissime somme, ha in serbo alcune perle del passato rispolverate in maggioranza per una corposa serie di ricorrenze, ma pure per il gusto di rimettere mano a certi dischetti pronti ad accoglierci a braccia aperte ogni volta ne avessimo bisogno. Sin dalle prime battute ci si trova appunto davanti ad un gran bel flashback, l’unico di oggi proveniente dagli aurei Nineties: quando il mondo era molto più semplice e i Behemoth terrorizzavano le coste del Baltico anziché i redattori di Metallara Moderna e Novella 666. Se è davvero sincero il culto che si legge in giro riguardo i primi lavori di Nergal e soci, allora la “Chant Of The Eastern Lands” in apertura di puntata come fu nel debutto ufficiale Sventevith” non necessita di alcun preambolo introduttivo, ma solo di spontanea ed acritica approvazione. Un balzo di sei anni ci scaraventa nel bel mezzo delle tendenze d’inizio millennio mai messe così bene a fuoco come dalla beata Moonfog Productions, per la quale nel 2001 veniva pubblicato Plaguewielder” degli ormai già santificati Darkthrone impegnati a compiacere solo e soltanto sé stessi con pezzi aggrovigliati nell’incrostato fil di ferro di “I, Voidhanger”.
Certo è che come picchiavano a quei tempi Fenriz e Nocturno Culto erano e sono tutt’oggi in pochi a farlo; e casomai voleste un nome allora l’attuale disco della settimana potrebbe fare proprio al caso vostro, almeno stando a certi paragoni importanti fatti nel corso della sua recensione apposita. dopo la loro fugace apparizione nella cerchia del best of di marzo, gli scatenati Hell Militia agguantano anche un bel martedì tutto dedicato al loro Hollow Void” scegliendo oggi dal loro fresco arsenale il manrovescio “Kingdoms Scorched”, a riprova che quando si alterano i francesi c’è da darsela a gambe ma tenendo intanto le orecchie sempre aperte.
Tra la coppia di fucilate su cui si è aperto il presente scritto e la raffica di anniversari in arrivo a momenti, chi segue gli appuntamenti del giovedì nella speranza di scoprire qualche opera fresca di conio dovrà stare un po’ a dieta questa settimana, limitandosi alla gran botta transalpina appena citata e al ritorno finalmente a livelli d’eccellenza della congrega teutonica Mosaic nella sua versione one-man band: gli amanti dell’odore di foresta non hanno quindi che da dirigersi su Heimatspuk”, il nuovo full-length dei turingi disponibile da giusto qualche giorno e del quale “Teufelsberg” è soltanto una sugosa anteprima.
Ora però allacciate ben strette le cinture ed impostate come destinazione nel navigatore il vostro personale Paradiso, i cui scorci potranno anche ricordare quelli di un altrui Inferno ma resteranno per sempre i vostri angoli di pace, come del resto quella musica in apparenza così tormentata in cui però avete trovato ciò che cercavate, e che per questo ricorderete a prescindere dal momentaneo vivacchiare del ramo Darkest Past. Due su sei pertanto i decennali onorati dal e nel presente palinsesto, con i fin troppo sottostimati Wodensthrone del secondo Curse” ed i The Great Old Ones del parimenti spumeggiante esordio Al Azif” a far tremare Inghilterra e Francia, i primi mediante il sensazionale respiro operistico di “Battlelines” ed i secondi con la geometrica follia della conturbante “Jonas”. Si retroocede per decenni e si arriva al 2002 sulle ali della navicella spaziale Arcturus, fabbricata in Norvegia ma fluttuante tra gli astri sulle note imbizzarrite del synth di “Radical Cut”; ad ognuno le sue legittime opinioni, ma coloro che incensano i primi due dischi della truppa intergalattica (qui con tanto di Ihsan lì in giro a combinare altri guai) senza dare il giusto risalto a The Sham Mirrors” sono tra le piaghe peggiori dell’ambiente. Tra chi compie dieci e chi vent’anni, sono tuttavia i quindicenni a brillare per quantità e forse, direbbe qualcheduno, pure qualità. Il tris di ricorrenze datate 2007 inizia infatti nel migliore dei modi, ossia con dieci minuti di Ensiferum della gloriosa epoca di Victory Songs”, ovviamente rappresentati da quella tellurica traccia (quasi) omonima la quale, da sola, fece vergognare chiunque pronunciasse il nome di Jari Mäenpää con intenti lamentosi. Mentre la Finlandia osserva soddisfatta il rinnovato impeto dei suoi figli migliori, la vicina Svezia scopre un nuovo velo sul cadavere putrefatto ma nefastamente semovente dei Marduk ascoltando Rom 5:12″, prova della verità per il da poco entrato Mortuus superata di stacco anche grazie al supporto del singer originale Joakim Götberg nella “Cold Mouth Prayer” recuperata oggi. Derby soltanto scandinavo? Non per una Russia che riuscì a infilare in corsa un album maestoso come era ed è ancora Graveforests And Their Shadows”, unica testimonianza lasciata dai Walknut ad un mondo niente affatto meritevole della meravigliosa “Motherland Ostenvegr”, né tantomeno di un seguito a cotanta bellezza.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Behemoth“Chant Of The Eastern Lands” (from Sventevith (Storming Near The Baltic)”, Pagan Records 1995)

2. Hell Militia“Kingdoms Scorched” (from Hollow Void”, Season Of Mist Records 2022)

3. Wodensthrone“Battlelines” (from Curse”, Candlelight Records 2012)

4. Arcturus“Radical Cut” (from The Sham Mirrors”, Ad Astra Enterprises 2002)

5. Mosaic“Teufelsberg” (from Heimatspuk”, Eisenwald Tonschmiede 2022)

6. Darkthrone“I, Voidhanger” (from Plaguewielder”, Moonfog Productions 2001)

7. Ensiferum“Victory Song” (from Victory Songs”, Spinefarm Records 2007)

8. Marduk“Cold Mouth Prayer” (from Rom 5:12″, Blooddawn Productions 2007)

9. The Great Old Ones – “Jonas” (from Al Azif”, Les Acteurs De L’Ombre Productions 2012)

10. Walknut“Motherland Ostenvegr” (from Graveforests And Their Shadows”, Stellar Winter Records 2007)

Michele “Ordog” Finelli

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