Weekly Playlist N.15 (2022)

 

I have come to bring death and destruction: la resurrezione del supposto Salvatore salutata con fiumi di sangue e scariche di fucile ha lasciato la gloria nel cuore ed un ghigno compiaciuto sulle labbra del sinodo di Pagan Storm Webzine, sotto le cui direttive non solo si sono impresse sul volto di Geova le nocche di un trio svedese del quale ci occuperemo a minuti, ma si è anche assistito ad un marzo dove gli orrori giunti alle nostre orecchie sono stati in grado di respingere quelli infilati dentro i nostri occhi. Servono tempi oscuri per fare musica oscura, questo lo abbiamo sempre saputo, e tuttavia solo l’Inferno in terra può aver scatenato i Quattro Cavalieri ognuno rappresentato da un’opera che ne catturasse l’aura di tossica tenebra, malinconico rimpianto, insaziabile violenza ed affilato sadismo. Seguendo perciò l’ordine stabilito dal nefasto bollettino macchiato di olio per cingoli e linfa vitale color rubino, non c’è motivo di tirare per le lunghe le presentazioni già comunque espletate dall’evocativo incipit; la tormentata voce di Arioch declama versi vergati in luoghi lontani da ogni benevolenza divina lungo le convulsioni strumentali di “Enantiodromia”, prologo all’ottava meraviglia sancente l’inizio della terza era dei Deathspell Omega. Se in certi angoli del web questo nuovo The Long Defeat” sembra aver diviso le schiere di seguaci del monicker transalpino, ciò non è invece avvenuto nel nostro circolo privato dove come al solito un prodotto griffato DsO ha ricevuto il massimo dei voti, accaparrandosi il titolo di disco del mese e mettendo ipoteca sul podio annuale di parecchi di noi. Ma perché il fumo si alzi qualcosa dovrà invece crollare, e se quel qualcosa è la palazzina di fianco a voi non è per colpa di missili balistici ad alta precisione ma per l’ottimo lavoro di demolizione sentito da un’altra truppa transalpina, dalla quale in tutta sincerità ci aspettavamo molto meno. Ne abbiamo magnificato i singoli da ormai tre mesi a questa parte, e tuttavia è nella sua bellicosa interezza che Hollow Void” ha stregato persino i meno vicini alla Hell Militia parigina in attività da oltre un ventennio ed oggi giunta al personale apice di terrore indotto nella popolazione civile, non solo nelle cariche ad alta velocità ma soprattutto nell’impatto dei melmosi rallentamenti che rendono la title-track un grande esempio di scrittura classica eppure imprevedibile. Le sorprese da queste parti fanno senz’altro piacere, eppure l’uomo saggio sa dare la giusta importanza anche alle certezze di cui questo mondo sembra ogni giorno meno popolato, il che ci porta ai plausi anche per tale ragione ricevuti dagli Aethyrick dopo i molteplici ascolti al quarto genito Pilgrimage”. Abbonati ormai alle nostre rubriche sul meglio delle ultime uscite, i due finlandesi tengono alto il proprio pesante vessillo sfornando nel contempo, tra una “Threefold Resurrection” ed uno svenimento di fronte a cotanta eleganza, un lavoro dalla classe inedita persino per simili dorati standard. Infine, quatti come ratti portatori di un morbo che si credeva debellato da oltre mezzo millennio, sono gli Heltekvad a spingere il pugnale nel costato rapidi e per nulla indolori; l’esordio della brigata danese Morgenrødens Helvedesherre”, nel mirino dei redattori irretiti dai curriculum degli strumentisti come di chi li ha prodotti, ha tenuto fede alle più rosee aspettative a suon di “Du Skæbnesvangre Stund” ed altre sei bombe a mano esplose in faccia alla modernità. Lo sfarzo di marzo finisce perciò sotto le lame della cavalleria nordica, composta oltre che dal reparto armato in fissa col Medioevo anche dallo squadrone della morte di stanza in Svezia menzionato prima, visto e considerato che oltre ad essere tra i migliori di febbraio il loro ultimo album si è ritagliato a sciabolate uno spazio vitale nel selezionato novero de La Gente Deve Sapere giusto due giorni fa. L’indiavolato stacco centrale di “Sodom Vises Himlafärd”, di sicuro uno dei molti lampi di cattiveria per cui tanto stiamo amando The Sanctity Of Death”, altro non è che il calcione ben piazzato dagli Ultra Silvam alle vostre spalle, allo scopo di farvi precipitare e subito dopo scatenare sulla pista da ballo a sud del Paradiso dove certe sonorità si apprezzano appieno. Che la facciano entrare o meno nel giro delle nazioni pronte a menar le mani, la Svezia in fondo aveva già fatto breccia nei nostri cuori e nei nostri tirapugni da eoni grazie alle band storiche di quelle parti, di cui magari un giorno faranno parte gli stessi Ultra Silvam ma che oggi sono capeggiate dagli inarrestabili Månegarm, ritornati a far baccano col Ynglingaättens Öde” da poco disponibile per intero. Come si fa ad esistere da metà anni Novanta ed ogni volta suonare come dei ventenni al loro primo-secondo lavoro? Noi dall’alto della nostra inutilità al panorama artistico che ci è caro non abbiamo una risposta, mentre invece chi ancora tiene botta a tal punto da fare un disco nel quale “Stridsgalten” non è nemmeno la traccia di punta potrebbe saperne di più. Se invece siete più tipi da largo ai giovani, l’aprile in corso potrebbe rivelarsi fruttuoso se avete un debole per l’intransigenza tedesca e non avete impegni per la notte di Valpurga, quando gli spiriti vagano sulla terra ed i Drudensang mettono finalmente fuori il debutto su assai lunga distanza Tuiflsrijtt”, di cui proponiamo il singolo “Raserey Der Krampen” invitandovi a guardarvi le spalle qualora vi trovaste a passeggiar per boschi. Sarà adesso chiara la formazione a 4 – 2 – 3 scelta dal mefistofelico allenatore del Male per la playlist odierna, dacché dopo la rocciosa difesa e l’agile centrocampo tutti a marchio 2022 tocca alle tre punte ricorrenti buttare la palla dove il Bene non arriva, a prescindere dal fatto che in zona Darkest Past ultimamente si batta un pochetto la fiacca. Dopotutto alla nostra legione di anime dannate sono ben noti i nomi di Dråpsnatt, Urfaust e Furia (in caso contrario fuori dai piedi prima di subito), ergo vediamo di tagliare corto prima che l’onda d’urto di un simile tris travolga anche noi: l’ansia per un’ipotetica fine del mondo nel 2012 è passata da un pezzo ma non certo l’affetto per alcune opere di valore musicale e simbolico non quantificabile, tipo il commiato degli svedesi Skelepht” da cui arriva lo stupendo brano iniziale “Meningslösheten”, oppure la compilation Ritual Music For The True Clochard” dove gli olandesi mettevano in mostra il loro lato spigoloso e molesto urlandoci contro “Ragnarök Mystiker”; bei tempi davvero. Titoli di coda dell’appuntamento di questo giovedì nonché gran finale di un tris per il quale il nostro Caldix ha perso un paio di notti di sonno, “Idzie Zima” grida a pieni polmoni l’orrore dell’urbanizzazione nel 2007 ancora allo stato primigenio, eppure ben chiaro nella mente dei polacchi Furia esordienti quindici anni or sono nel Martwa Polska Jesień” tutto da riscoprire, ovviamente insieme ad altri due piccoli tesori del moderno panorama estremo e a una serie di opus i quali, in barba a un mondo che ci vuole rassegnati alla tragica apatia, vi faranno ringraziare qualcuno di essere appassionati di Black Metal qui e ora.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Deathspell Omega“Enantiodromia” (from The Long Defeat”, Norma Evangelium Diaboli 2022)

2. Aethyrick“Threefold Resurrection” (from Pilgrimage”, The Sinister Flame Records 2022)

3. Hell Militia“Hollow Void” (from Hollow Void”, Season Of Mist Records 2022)

4. Heltekvad“Du Skæbnesvangre Stund” (from Morgenrødens Helvedesherre”, Eisenwald Tonschmiede 2022)

5. Ultra Silvam“Sodom Vises Himlafärd” (from The Sanctity Of Death”, Shadow Records 2022)

6. Dråpsnatt“Meningslösheten” (from Skelepht”, Frostscald Records 2012)

7. Månegarm“Stridsgalten” (from Ynglingaättens Öde”, Napalm Records 2022)

8. Drudensang“Raserey Der Krampen” (from Tuiflsrijtt”, Folter Records 2022)

9. Urfaust – “Ragnarök Mystiker” (from Ritual Music For The True Clochard”, Ván Records 2012)

10. Furia“Idzie Zima” (from Martwa Polska Jesień”, Death Solution Records 2007)

Michele “Ordog” Finelli

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