Weekly Playlist N.13 (2020)

 

Lungi da noi redattori attribuirci meriti superiori a quelli reali (che in realtà e a dirla tutta non sono comunque pochi, come converrete), ma può per voi essere solamente un caso che si sia iniziato a parlare di “luce in fondo al tunnel” proprio nella settimana di uscita del nostro articolone riassuntivo sul meglio di questo travagliato marzo? Lasciamo a chi legge le tanto necessarie quanto scontate conclusioni, ma è bene sappiate che sarà in ogni caso nostro gradito compito interrogarvi tra una settimana esatta su quanto è stato caldeggiato durante il mese scorso, dunque vedete di usare al meglio i prossimi giorni che restano al momento del test anziché foraggiare cartoni animati giapponesi e serie tv americane genderfluid più ambigue della webzine più ambigua del pianeta (che poi, a saper leggere, troppo ambigua nemmeno è).
Nel frattempo, ora come ora, e specialmente dopo una scorsa puntata tutto fuorché futuristica, quel che invece più ci preme fare è mettere sul tavolo qualche nome su cui è calato l’immenso fardello di questo infausto 2020; siano questi album già disponibili oppure ancora in dirittura d’arrivo poco importa. Iniziamo dunque a tutta manetta con l’ennesima sensazione made by Black Metal Promotion Mafia, la quale risulta ad onor del vero assai promettente pur saltando fuori tra i suggerimenti di YouTube persino a vostra zia che guarda video di gattini: “Al-Masih Ad-Dajjal” è il titolo della traccia portataci dai finlandesi Curse Upon A Prayer, possibilmente più catchy del coronavirus e che attirerà anche i meno estremisti all’ascolto del nuovo disco Infidel” a partire proprio da domani, sempre che la tematica dichiaratamente anti-islamica non infastidisca qualche libero pensatore di larghe vedute. C’è però anche chi dal Medio Oriente ha preso solo il meglio (no, niente Bin Laden a ‘sto giro) evitando mix etnici che sarebbero imbarazzanti persino per il kebabbaro sotto casa, bensì componendo un Black Metal che odora di polvere, sole ed antiche maledizioni vergate su tavoletta: purtroppo anche Pagan Storm Webzine, di tanto in tanto e in particolar modo quando scappano scherzi di sovraffollamento e generale quantità di qualità, è costretta a far passare in indebita sordina qualche lavoro innegabilmente interessante – ma lo staff è proprio per questo motivo sempre contento di correre ai ripari non appena possibile, o sia più adeguato, e recuperare tali mancanze spingendo ad esempio (nuovamente in questa sede) Subterra”, esordio degli svizzeri Apokryphon pubblicato ufficialmente lo scorso febbraio e ben poco reclamizzato un po’ ovunque; fatto sorprendente considerato che al suo interno troviamo anche una musicista di stirpe come Ophis (armatevi di Metal Archives nel caso non sappiate già o vi sfugga l’ovvio collegamento) e pezzi a dir poco particolari come “Nag Hammadi”. Per quanto riguarda marzo, invece, una curiosa tendenza sotterranea nel mondo della musica pesante è stata quella degli split album: ne sono usciti veramente molti più del solito, e in mezzo a questi ne abbiamo scelti un paio di alta qualità ad illustre rappresentanza del metallo nero. L’ancora tranquilla Norvegia è stata ad esempio ampiamente devastata dal frastornante Pakt”, nel quale si sono dati battaglia i maestri Taake ed i discepoli Whoredom Rife (questi ultimi in particolare autori di una prova maiuscola nella qui presente “From Nameless Pagan Graves”); nel mentre, la ben nota one-man band teutonica The Ruins Of Beverast si è data all’autocommiserazione insieme agli irlandesi e compagni di roster Mourning Beloveth, intitolando Don’t Walk On The Mass Graves” tali sessioni di sconforto in musica e contribuendovi con la funerea ed ipnotica “Silhouettes Of Death’s Grace”.
Un ultimo aggiornamento per oggi ci arriva ironicamente dall’attualmente discussa Cina, ma per cambiare registro e toni riguarda il contratto stipulato tra Season Of Mist e gli Zuriaake circa la registrazione di nuova musica. Non sappiamo se l’interesse verso il trio sia dato (come dovrebbe) dal loro operato in musica di valore ed originalità, dall’immagine senza dubbio accattivante e perfetta per veicolare le loro suggestioni, o dalla loro provenienza attualmente molto anti-life – e nemmeno se dopo l’approdo su major si scoprirà che in realtà la band è americana; ma nel dubbio suggeriamo di recuperare entrambi i full-length finora dati alle stampe, andando in ordine e partendo dal debutto Afterimage Of Autumn” che vi presentiamo oggi con la valida “God Of Scotch Mist”.
Roba troppo esotica per voi fissati con la Scandinavia e/o più semplicemente le alte longitudini? Non vi rimproveremo per questo, ma lo faremo invece se la tripla secca di ascolti all-north scelti dalla redazione non vi farà uscire in strada senza mascherina a seminare il panico tra i passanti: dalla Finlandia abbiamo l’idolo della curva ambigua (senza nemmeno bisogno delle rune) Blackgoat con i suoi Goatmoon, dei quali tributiamo l’ormai memorabile classico moderno Voitto Tai Valhalla” attraverso “October’s Blood”; la Scandinavia anticipata parte invece con la Norvegia per rispondere a tono, schierando gli Hades del 1994 di …Again Shall Be” che sbaragliano ogni resistenza con la forza bruta della travolgente “The Spirit Of An Ancient Past”; alla Svezia spetta quindi l’onore del colpo di grazia attraverso Maelstrom Chaos”, terzo lavoro in studio dei Mörk Gryning dalla copertina essenziale e dalla furia solo in parte contenuta e di assoluta classe che oggi ascoltiamo in “Dödens Skald”.
E nonostante una combo del genere possa buttare giù letteralmente chiunque, la vera finishing move messa a segno dalla playlist consiste nei due anniversari ricorsi questa settimana, numericamente meno rispetto alla scorsa ma dal valore assolutamente indiscutibile per tutti i patiti del casino a sette note: tra tutti i capolavori usciti dalla Norvegia del 1995 oggi tocca ad Heart Of The Ages” degli In The Woods… spegnere le venticinque candeline, aprendo la puntata con il fantastico quarto d’ora di “Wotan’s Return”; “Hardening Of The Arteries” inclusa in racolta ci ricorda invece che trentacinque sono gli anni passati dalla messa in commercio di Hell Awaits”, secondo full di un gruppo californiano chiamato Slayer a quel punto della storia ormai in ballo a ridefinire l’estremo con musica ed immagine e del quale forse qualcuno di voi avrà sentito parlare.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. In The Woods…“Wotan’s Return” (from Heart Of The Ages”, Misanthropy Records 1995)

2. Curse Upon A Prayer“Al-Masih Ad-Dajjal” (from Infidel”, Saturnal Records 2020)

3. Slayer“Hardening Of The Arteries” (from Hell Awaits”, Metal Blade Records 1985)

4. Whoredom Rife“From Nameless Pagan Graves” (from Pakt (Split)”, Terratur Possessions 2020)

5. Apokryphon“Nag Hammadi” (from Subterra”, Avantgarde Music 2020)

6. Zuriaake“God Of Scotch Mist” (from 奕秋 – Afterimage Of Autumn”, Pest Productions 2007)

7. Goatmoon“October’s Blood” (from Voitto Tai Valhalla”, Werewolf Records 2014)

8. The Ruins Of Beverast“Silhouettes Of Death’s Grace” (from Don’t Walk On The Mass Graves (Split)”, Ván Records 2020)

9. Hades“The Spirit Of An Ancient Past” (from …Again Shall Be”, Full Moon Productions 1994)

10. Mörk Gryning“Dödens Skald” (from Maelstrom Chaos”, No Fashion Records 2001)

Michele “Ordog” Finelli

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