Weekly Playlist N.02 (2022)

 

Sarebbe difficile persino per degli sfacciati cultori del nuovo tipo come noialtri il tentare di negare l’estrema prudenza del 2022 in fatto di anteprime fattualmente concrete e qualitativamente notevoli per il momento. Come per l’appunto  riportato sul sempre affidabile calendario curato ed il più possibile aggiornato da Pagan Storm Webzine, gennaio sembra limitarsi a qualche transitorio prodotto minore (il sottoscritto, ad esempio, può addirittura concedersi il lusso di scegliere tra un EP degli Aegrus ed i Der Tod Und Die Landsknechte che rifanno “Armageddon” dei Carnivore, per la serie troppa grazia) affogato dall’inarrestabile flusso di annunci non molto esaltanti che da anni affollano il genere (come non avere hype per un album acustico ed interamente strumentale a firma Sivyj Yar?).
Ma condizioni estreme richiedono contromisure ancor più estreme, così per citare liberamente l’esordio di una conosciuta Grind band newyorkese: dunque, pur muovendoci su sentieri sonori per fortuna ben divergenti, ecco che la redazione si è di nuovo mobilitata per non lasciarvi a bocca asciutta ed animare il vostro giovedì con un altra playlist a netta maggioranza di ascolti consigliati proprio dagli stessi soggetti di cui sopra, soltanto stavolta meglio bilanciata tra i gloriosi Nineties e le prelibatezze che potreste aver trascurato non solo -ma anche- per via della loro datazione troppo recente. E visto che sette giorni fa era stato uno split-album d’annata a far partire le danze, oggi tocca invece ad un demo d’esordio di una delle creature più interessanti dell’età contemporanea; avendo già glorificato in numerose occasioni l’operato dei tedeschi Ascension, attualmente tra i migliori in assoluto al mondo a trasporre le derive maggiormente criptiche del genere su coordinate in verità appetibili a chiunque, lo staff torna allora al 2009 e rinverdisce il buon vecchio With Burning Tongues”: calderone d’idee fantastiche la cui title-track non è che la spruzzata di gas tossico propedeutica al tour settimanale di dieci date in giro per l’Aldilà. Ancora più al passo coi tempi è la subito successiva “Utdöingsbygd”, rapida ma per nulla indolore capatina nelle brumose campagne svedesi sotto l’occhio malinconico di Erik Gärdefors e del suo progetto Grift, i cui sostenitori non avranno certo dimenticato il meritevole secondo disco Arvet” dopo giusto un lustro. Altra one-man band proveniente però dall’Est e messa a riposo ormai da un decennio, gli ucraini Dragobrath potrebbero benissimo essere il nome che non conoscevate e che correrete ad approfondire non appena terminata questa selezione, essendo di gran lunga i meno noti del giro di oggi ed avendo concluso la propria esistenza proorio con WhisperHerbs”, rappresentato dallo struggente quanto infido brano omonimo dalle molteplici sfaccettature espressive. Otto minuti abbondanti di violini e cambi di rotta vi hanno fatto perdere il filo del discorso? Nulla di grave, dopotutto ognuno ha la sua soglia dell’attenzione, ed a riprova dell’inclusività del sito verso le persone neurodivergenti oltre che afflitte da parecchie altre turbe esistenziali saltano fuori gli Impaled Nazarene col minuto e mezzo di non minore brillantezza a modo suo chiamato “Wrath Of The Goat”, tassativa divagazione ovino-centrica contenuta nell’imperfetto e tuttavia adorabile Nihil” dell’Anno Domini 2000: onore eterno quindi al Tomi Ullgrén appena congedato e bicchiere sempre pieno in memoria di quel ragazzaccio di nome Alexi Laiho, e a questo punto se tutto va come deve andare il 5 febbraio ci si vede allo Slaughter Club [edit: ahinòi – data annullata giusto ieri, ad articolo già scritto].
Ora che l’agitata cùmpa finlandese ha sradicato le barriere che dividono i due millenni, è il momento di terminare il giro di consigli redazionali con un poker di pietre miliari che non dovremmo essere noi poveri stolti a ricordarvi, tutto scandinavo e tutto compreso nel sanguinoso biennio ’95-’96. La botta di Mika Luttinen e soci tiene ancora per un pochino grazie all’altro salutista Nattefrost, qui fotografato qualche ricovero addietro quando i suoi Carpathian Forest avevano all’attivo solamente il fortunato mini Through Chasm, Caves And Titan Woods” e facevano parlare di sé con l’odio viscerale emesso da “The Pale Mist Hovers Towards The Nightly Shores”. Torneremo prestissimo in Norvegia per una doppietta da smoking e champagne, ma come tutti sanno 1995 significa anche Svezia e l’immortale classico Storm Of The Light’s Bane”: non occorre cianciare troppo sul modo in cui i Dissection ti facevano volare con la mente sopra immense distese di ghiaccio e sofferenza, tuttavia visto che ad ogni ascolto si fa più difficile trovare parole adatte noi prendiamo a prestito quelle del titolo e mandiamo difatti “Retribution – Storm Of The Light’s Bane” in orbita tra le stelle, nell’empireo che è unico luogo deputato alla custodia di certi gioielli. Sempre nello spazio più profondo, dove nessuno può sentirti urlare elettronica né vederti firmare per Season Of Mist subito dopo una defezione sospetta in line-up, fluttua da oltre venticinque anni a questa parte Moon In The Scorpio” degli indiscussi fuoriclasse Limbonic Art, norvegesi di nascita ma pellegrini astrali di professione intenti nel 1996 a scolpire con martello e “Darkzone Martyrium” (per dirne proprio una) il proprio altisonante monicker tra i più grandi innovatori nordici; e mentre a Sandefjord i due cosmonauti lanciano la loro sfida alle stelle, in quel di Bergen si riunisce invece uno squadrone d’assalto composto dal meglio della scena nazionale di allora, il quale facendosi chiamare Borknagar risponde con un altro debutto semplicemente spettacolare, self-titled e ricolmo di gemme tra cui la “Grimskalle Trell” che chiude la corposa sezione in otto parti di oggi assemblata ad esclusiva discrezione dalle mensole dello staff.
Avendo però sottomano solamente un anniversario (che d’altra parte varrebbe almeno per due, ma ci arriveremo) tocca chiamare di nuovo in causa il buon Arioch ed il suo molosso Deiform”, alla sua terza playlist consecutiva eppure abile come nessuno a farci dimenticare il periodo di stasi impostosi di recente, senz’altro dovuto alla fisiologica impossibilità di ribattere (anche) ad “Hooks Of Hunger” e alle mostruosità nascoste tra le spire soffocanti dell’ultimo Funeral Mist.
Giunti così al capolinea di un autentico viaggio avanti e indietro nel tempo, l’ultimo balzo ci porta dal dicembre 2021 al gennaio 2007 in occasione dei quindici inverni trascorsi dal rilascio di un monumento alle sette note, alle possibilità date da esse ed alla fortuna di avere i Moonsorrow nella nostra vita. Certo, un altro Darkest Past speso a tramandare la magnificenza della tribù finlandese guidata dai cuginetti Sorvali non ci sarebbe stato affatto male (e difatti potrebbe sempre comparire in archivio da un momento all’altro), ma la verità è che cose come Hävitetty” le capisci subito oppure non le capisci mai, quindi voi che potete godetevi in chiusura “Tuleen Ajettu Maa” e stateci sani.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Ascension“With Burning Tongues” (from With Burning Tongues” (Demo), World Terror Committee 2009)

2. Grift“Utdöingsbygd” (from Arvet”, Nordvis Produktion 2017)

3. Impaled Nazarene“Wrath Of The Goat” (from Nihil”, Osmose Productions 2000)

4. Carpathian Forest“The Pale Mist Hovers Towards The Nightly Shores” (from Through Chasm, Caves And Titan Woods” (EP), Avantgarde Music 1995)

5. Funeral Mist“Hooks Of Hunger” (from Deiform”, Norma Evangelium Diaboli 2021)

6. Dragobrath“WhisperHerbs” (from WhisperHerbs”, Eastside Records 2011)

7. Dissection“Retribution – Storm Of The Light’s Bane” (from Storm Of The Light’s Bane”, Nuclear Blast Records 1995)

8. Limbonic Art“Darkzone Martyrium” (from Moon In The Scorpio”, Nocturnal Art Productions 1996)

9. Borknagar“Grimskalle Trell” (from Borknagar”, Malicious Records 1996)

10. Moonsorrow“Tuleen Ajettu Maa” (from V: Hävitetty”, Spikefarm Records 2007)

Michele “Ordog” Finelli

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