Column N.23 – Mgła & The Great Old Ones (2019)

 

Quantitativamente poco da dire, ora come ora, ma vediamo di riassumere ugualmente: uscita di un disco giusto ventilata sulla fine dell’anno scorso, attesa alle stelle nell’intero reame della musica estrema senza nemmeno doverne spiegare i motivi (non serve, a meno che non si abbia avuto residenza dichiarata sotto un sasso negli ultimi quattro anni), nemmeno il mondo dovesse dipendere da un gruppo soltanto e ci fosse penuria (ma fa parte del gioco sociale, in quanto tale ciclico e prevedibile), e quella che è ormai divenuta abbastanza indiscutibilmente la band Black Metal polacca più trasversalmente famosa e seguita di sempre, quantomeno riferendoci al genere in senso stretto e -per una volta- probabilmente con ogni buona ragione, è insomma in procinto di pubblicare il suo quarto full-length; con esso, ha la deliziosa occasione di indispettire un sacco di gente dopo quel colpaccio di “Exercises In Futility” che li ha consacrati al grande pubblico (soltanto) nel 2015, dopo sia diversi anni di qualità precedentemente già incisa su disco (de facto cristallina) che -soprattutto- snobbismo da parte del pubblico (si apre qui una piccola parentesi per rassicurare: vi abbiamo sentiti, dopo aver finalmente recuperato “With Hearts Towards None” nel 2017 vi siete magicamente accorti che è meglio di “Exercises In Futility” che tanto piace già a tutti; che dire, ognuno ha i suoi problemi).
Al solito per quanto riguarda i compari M. e Darkside, come saprà chi li segue da un po’ di album a questa parte, quasi nessuna informazione è stata sbandierata, niente palesato o fissato con ufficialità scritta nera su bianco; perché loro ce la mettono pure tutta per non cavalcare l’onda mediatica, ma il mondo nel mentre è girato al rovescio e il loro modus operandi è diventato -major di tutto il mondo che vi ostinate a vessare i vostri artisti con richieste di trailer del trailer del teaser del singolo digitale, udite udite!- quello efficace e accattivante quasi loro malgrado.
Con ciò, a sorpresa, il secondo brano del disco (stando al rigore concettuale del duo, con estremissima probabilità, intitolato “Age Of Excuse”) è stato selezionato come pezzo in anteprima e dal canto suo riconferma tutto ciò che è stato fatto di buono/buonissimo/eccellente dal gruppo polacco, ribadendo in un solo colpo l’estrema graniticità di visione, di approccio stilistico e d’identità, pur non mancando nuovamente di fare il proverbiale e strisciante passo in avanti in scrittura quando si tratta di mettere in musica l’affilato, grigio e amaro commento sociale ed esistenziale su cui si basa l’essenza distillata del progetto fin dagli albori.
Insomma, prendere o lasciare: chi li ha scoperti con “Exercises In Futility” e si è accodato acclamando la nuova sensazione, magari senza poi crederci più di tanto, e vuole continuare a travestirsi da scopritore d’oro del web a carnevale con gli amici perché è ciò che gli riesce meglio, guardi direttamente altrove – che i nomi sono fisiologicamente sensazioni di tendenza una volta nella vita ed una soltanto; chi invece sente veramente vibrare qualcosa dentro all’ascolto dell’operato della band può tranquillamente gioire e attendere con trepidazione che, con ogni probabilità, non verrà delusa. Da “Age Of Excuse”. Dei Mgła. Prossimamente fuori per Northern Heritage ma anticipato dal suo brano numero due. Iniziate a deludervi o gioirne.

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “Age Of Excuse II”
/
/
/
/
/
/
/
/
/

/
/
/

/
/

Secondo giro nella colonna di oggi, seconda conoscenza già apprezzata in più occasioni su queste pagine: anche i francesi The Great Old Ones sono pronti a rilasciare il loro nuovo (quarto) album in studio, che a differenza di quello dei polacchi ha però ogni dettaglio disponibile in rete da qualche tempo; dalla scorsa settimana, anche un primo brano in anteprima.
“The Omniscient” anticipa “Cosmicism” (fuori per Season Of Mist Records a partire dal prossimo 22 ottobre), che i lovecraftiani tra voi sapranno benissimo a cosa si riferisce, ed è uno di quei brani che smolla davvero dei mixed feelings non da poco se siete tra quelli che seguono la band da prima del sublime “EOD: A Tale Of Dark Legacy” del 2017. La qualità c’è tutta, il pezzo è anche piuttosto immediato ed incredibilmente fluido nonostante la lunga durata di quasi dieci minuti -il che è assolutamente lodevole- ma manca (totalmente?) quella vena sperimentale che ha orgogliosamente contraddistinto e reso così longevo “Tekeli-Li” e che a ben dire già latitava nell’ultimo lavoro, tuttavia, in favore di una visione più focalizzata; insomma, un compromesso riuscitissimo. Nel 2017. Ma oggi?
Come approcciarvisi? Lo stile c’è tutto. Il suono anche. Sarà l’abbandono di diversi componenti che facevano lavorare il gruppo in modo maggiormente eterogeneo e imprevedibile, sarà la maturazine innegabile che va a scapito di un filo di coraggio in più che farebbe piacere sentire; sicuramente le altre canoniche due anteprime della ormai major-like label d’oltralpe non mancheranno di rovinare l’immersione nel lavoro complessivo o la sorpresa ai più curiosi (tipo il sottoscritto) e pertanto di far comprendere (meglio?) la direzione dei rinnovati The Great Old Ones o di sollevare qualche altro interrogativo, è tuttavia innegabile, nel mentre, che “The Omniscient” preso a sé sia un brano assolutamente pregevole, uno di quelli che, bombastico e dirompente com’è con quel riffing smaccatamente emperoresque, non mancheranno di galvanizzare soprattutto chi li ha conosciuti da poco e si sta affacciando al (solitamente ben più cleidoscopico) mondo del gruppo. Un pochino safe forse? Magari ci si sbaglia. La pazienza è una virtù, dice bene il detto.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Cosmic Depths”
2. “The Omniscient”
3. “Of Dementia”
4. “Lost Carcosa”
5. “A Thousand Young”
6. “Dreams Of The Nuclear Chaos”
7. “Nyarlathotep”
/
/
/

/
/
/
/

Matteo “Theo” Damiani

Precedente Pagan Storm News: 02/08 - 08/08 Successivo I Concerti della Settimana: 12/08 - 18/08