Column N.22 – White Ward & Grima (2019)

 

Erano decisamente attesi al varco. Il minimo, dopo la grande sorpresa e quella dimostrazione di freschezza incredibile che “Futility Report”, soltanto un debutto, ha fatto mettere saldamente in cassaforte agli ucraini White Ward nel non lontano 2017. Attesi per dimostrare, come se poi qualcosa fosse dovuto, che le intuizioni di quei sei brani non sono state solamente un colpo di fortuna, una promessa facile da non mantenere; da qualcun altro, attesi invece per chiarificare il loro talento e poter godere di un’evoluzione che pareva in realtà chiamata.
Quello che assolutamente chiamato non pare, è al contrario la direzione da scegliere; ma a poco più di due anni di distanza avremo modo di ascoltare se e come i nostri sono riusciti a maturare partendo dalle premesse di un lavoro così eclettico ed originale, per accostamenti, e riuscito per atmosfere. Lo faremo con “Love Exchange Failure”, il 20 settembre o prima, ancora una volta patrocinato da Debemur Morti Productions e presentato al pubblico in settimana con la sostanziosa title-track, nonché opener del disco, scelta come anteprima di quello che il secondo album del gruppo di Odessa lascia attendere.
I minuti sono dodici, decisamente un inedito per il collettivo che nel debut non si era mai spinto oltre gli otto, e il risultato è a dir poco avvincente: transizioni più morbide e atmosfere non così disimili dal noire urbano del debutto, ma rifinite, coese e mescolate al Jazz più cupo e delicato, ora parti integranti di un Black Metal più fluido, graffiante e sostenuto che azzanna, morde e non lascia scampo come raramente (in questa direzione) aveva fatto in precedenza. Il merito è principalmente dell’estremo gusto nel bilanciare sentori dissonanti a una maggiore alchimia tra gli elementi che costituiscono l’originalità della proposta, e anche senza voler per forza di cose tracciare un parallelo con “Futility Report” quel che già se ne evince è che la scrittura sia cresciuta in scioltura senza diventare per questo meno interessante o sorprendente.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Love Exchange Failure”
2. “Poisonous Flowers Of Violence”
3. “Dead Heart Confession”
4. “Shelter”
5. “No Cure For Pain”
6. “Surfaces And Depths”
7. “Uncanny Delusions”
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Se avevate già apprezzato “Enisey” un po’ di settimane fa, è tempo di giore: proprio ieri i russi Grima hanno pubblicato il loro terzo full-length, “The Will Of The Primordial”, nella sua interezza tramite Naturmacht Productions. Avete quindi modo di ascoltarvelo tutto e farvi un’idea che non necessita di ulteriori introduzioni o parole da parte di chi vi scrive su queste pagine – ma non è una buona scusa, in caso non vi stiate già godendo il disco da un giorno, per non puntare il riflettore domenicale sulla bellissima “The Shrouded In Darkness” che i Nostri avevano già scelto come seconda anteprima all’album giusto settimana scorsa. L’avevate già ascoltata in playlist? Tanto meglio; tutti gli altri si godano i quasi dieci minuti di un brano che, come anticipato, a differenza del comunque a suo modo ottimo “Enisey”, dona un’idea molto più pregnante e direzionalmente precisa rispetto a quanto il duo siberiano abbia riversato stilisticamente nel suo sfaccettato disco della maturazione: compattezza metrica russa a duro e spigoloso contrasto con le fredde atmosfere eteree e delicatamente (altre volte, invece, trionfalmente) sinfoniche che non si fanno mai né preponderanti né eccessivamente impalpabili grazie alla tonante presa ritmica del percussionismo, nonché per via dell’intimo folklore dal grande impatto che fa (esplicitamente) capolino nel brano sotto forma di un ramingo e caldo organetto decisivo a trasmettere, proprio per contrasto, tutta la gelida desolazione di cui i due ci rendono partecipi tramite la loro musica fatta di layer e dettagli da scoprire – di cui parleremo presto molto meglio ed approfonditamente. Nel frattempo…

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Siberian Sorrow”
2. “The Shrouded In Darkness”
3. “Leshiy”
4. “Spiritual Emptiness”
5. “Enisey”
6. “Blizzard”
7. “Howl At Night”
8. “Rest In The Snow”

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Matteo “Theo” Damiani

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