Column N.11 – Kampfar & Sühnopfer (2019)

 

Colonna di grandi(ssimi) ritorni quella di questa domenica: attesissimi campioni di Norvegia e Francia sono infatti chiamati a rapporto e la risposta è ambo le parti davvero fenomenale.
Dopo averci intrigati a dovere con “Ophidian” a totale sorpresa un mesetto fa, e in anticipo di mezzo mese sulla data di uscita di “Ofidians Manifest” (vale a dirsi il prossimo 3 maggio, per Indie Recordings), il quartetto più noto di Fredrikstad si ribadisce in forma strepitosa anche con ciò che sarà l’opener del suo ottavo full-length: “Syndefall”.
Non un passo indietro, non un calo e comprensibilmente la voglia di sentire cos’altro i Kampfar abbiano questa volta in serbo cresce sempre più; in poco più di quattro minuti i nostri ripropongono infatti con ferocia e brillante ispirazione la maestria compositiva di quello che ormai si può a buona ragione definire con chiarezza il nuovo corso del gruppo, incominciato magari timidamente con “Mare” nel 2011, poi scaraventato sugli ascoltatori in piena forza dall’ancora oggi sorprendente “Djevelmakt” del 2014 ed indurito ulteriormente con “Profan” sul finire del 2015, sigillando un’evoluzione di Black Metal dalle tinte oscure che per stile sembra non avere oggi limiti o freni. Dolk e soci a parole sembrano intenzionati a consegnare il loro disco più oscuro di sempre, ma perché farsi bastare promesse quando è la musica a parlare per loro? Infernale, apocalittico, dannato: “Syndefall” è un breve viaggio d’intensità in cui non vi è barlume di speranza o redenzione. Velkomen til helheim.

Lo trovate su SoundCloud.

Tracklist:
1. “Syndefall”
2. “Ophidian”
3. “Dominans”
4. “Natt”
5. “Eremitt”
6. “Skamløs!”
7. “Det Sorte”
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Se già vi era piaciuta “L’Hoirie De Mes Ancestres” qualche settimana fa, preparate autentici (ma non facili) entusiasmi perché anche “Je Vivroie Liement” non tarderà a convincervi appieno grazie alla ricchezza d’idee con cui i francesi Sühnopfer nelle vesti del tuttofare Ardraos plasmano la materia Melodic Black Metal a proprio distinguibilissimo ed intricato piacimento tutto francese.
A tal proposito, è probabilmente bene avvisare da subito che il brano dato in pasto in settimana come seconda anteprima da “Hic Regnant Borbonii Manes” (in arrivo il 10 maggio per Debemur Morti Productions) è decisamente il meno oscuro del disco, che è pertanto stilisticamente meglio rappresentato da ciò che avete avuto occasione di sentire in precedenza su queste pagine; tuttavia, proprio per la mancanza di quell’atmosfera più cupa, maligna e maestosamente sacrale nei giri funambolici che caratterizza il resto della sua produzione e dei calchi di “Offertoire” del 2014, la sua diversità dal piglio medievale che riprende invece in maturazione alcuni tratti salienti di quel già ottimo debutto del 2010, “Nos Sombres Chapelles”, ora ampliandoli in imponenza, epicità e sentori nobili, risulta essere illustrativa anche e soprattutto come episodio aristocraticamente isolato della pregevole screziatura nello stile dei Sühnopfer. Ciliegina sulla torta dal gusto neoclassico è il fatto che parti dell’esplosivo riffing siano riarrangiamenti di parti originali del quattordicesimo secolo, sommate alla presenza ospite nella parte centrale dell’ugola graffiante di Spellbound degli Aorlhac (conoscenza non sorprendente dato che proprio Ardraos ha suonato la batteria sull’apprezzato “L’Esprit Des Vents” dell’anno scorso) a fornire con il suo vigore un interessante contrasto con quelle più strazianti del nostro menestrello.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Invito Funere (Introduction)”
2. “Pénitences Et Sorcelages”
3. “Hic Regnant Borbonii Manes”
4. “La Chasse Gayère”
5. “Je Vivroie Liement”
6. “Dilaceratio Corporis”
7. “L’Hoirie De Mes Ancestres”
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Matteo “Theo” Damiani

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