Column N.01 – Nasheim & Saor (2019)

 

Finalmente ci siamo. Prima colonna domenicale dell’anno e la si inaugura col botto: innanzitutto gli svedesi Nasheim con tutti e venti i minuti che apriranno il loro nuovo “Jord Och Aska” (che chi vi scrive può anticiparvi, purché teniate l’acqua in bocca, darà grandissime soddisfazioni sia qui che -speriamo vivamente- altrove), nominalmente “Att Sväva Över Vidderna” (sei dei quali erano come qualcuno ricorderà stati anticipati come gustoso teaser di presentazione qui), che uscirà ufficialmente il 22 febbraio per una delle case migliori di Atmospheric Black Metal del pianeta aka Northern Silence Productions.
L’avevamo predetto come un successo annunciato da queste parti e non si può fare altro che confermarlo tale, anche fossero solo le note del primo monumentale brano in tracklist a dircelo: dieci minuti di progressioni sognanti a sgranarsi tra l’inconsueto e il meraviglioso, incupite o contrastate da chimeriche chitarre clean in arpeggi circolari dal sapore ipnoticamente Goth Rock, un violino struggente che prelude comunque solo e soltanto vago e diafano alla carica emotiva di quelli che saranno invece gli ultimi dieci e cristallizzati minuti di un pezzo che (non solo sull’estremo e mozzafiato finale) ha compositivamente del clamoroso e che -chi ha amato “Solens Vemod” già doveva aspettarselo- inizia a spingere, senza premura ma senza remora, il nome Nasheim e l’operato di Erik Grahn lassù, tra i migliori (forse IL migliore?) act di Black atmosferico attualmente in circolazione. In caso non dovesse bastare, il resto lo farà il disco.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Att Sväva Över Vidderna”
2. “Grå De Bittert Sådda Skogar”
3. “Sänk Mig I Tystnad”
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Ironcamente, il rovescio della medaglia nella colonna di oggi ce lo offre proprio quella che fu l’altra sensazione del Black atmosferico nel 2014 – e che lo fu per di più, e non casualmente, sempre su Northern Silence.
Sono gli scozzesi Saor, ovviamente, con il loro ritorno discografico dopo “Guardians” del 2016 (fuori sempre, ma per l’ultima volta, tramite l’etichetta tedesca): “Forgotten Paths” vedrà la luce laser dei vostri lettori il 15 febbraio questa volta per la nostrana Avantgarde Music ed è anticipato dal tiro maestoso di “Bròn” che in dodici minuti (o otto soltanto, se siete di quelli che hanno fretta ma vogliono non si sa come godersi un video ufficiale qui, il primo nella storia della one-man band) spazza via come nulla fosse l’apparato melodico in alcuni punti un po’ troppo mellow, o ridondante, o stucchevole, del predecessore, ripescando invece, con un produzione finalmente pienamente adatta e all’altezza delle logiche aspettative, il carattere più punchy e graffiante per alcuni versi perso (a favore di un incomplessimento ed abbellimento compositivo, va detto, che qui persiste in tutta la sua libertà) dopo il più nebbioso ma ruvido debutto “Roots”.
Menzione d’onore quindi al batterismo più fisico e sanguigno di uno degli ospiti che andranno ad impreziosire l’intero “Forgotten Paths” (tra cui troveremo nell’opener/title-track persino un certo Neige al microfono), ovvero Carlos Vivas che si dimostra con la sua prestazione di gran gusto ed incisività probabilmente il miglior batterista che abbia mai graziato un disco dei Saor. L’approccio moderno alla scrittura e agli arrangiamenti questa volta non va a straniare come nei momenti meno efficaci di “Guardians”, altresì a rendere il pezzo fresco e vitale facendolo suonare come il giusto e più intrigante connubio tra i criteri stilistici che nel 2016 erano stati separati tra il predecessore e il pregevolissimo progetto Fuath (qualche parola qui). Per il resto, la composizione dei Saor risulta ormai essere una garanzia (non scevra di sorprese), così come lo sono le emozioni che questa sa trasmettere.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Forgotten Paths”
2. “Monadh”
3. “Bròn”
4. “Exile”
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Matteo “Theo” Damiani

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