Morild – “Så Kom Mørket…” (2019)

Artist: Morild
Title: Så Kom Mørket…
Label: Indisciplinarian Records
Year: 2019
Genre: Atmospheric Black Metal
Country: Danimarca

Tracklist:
1. “Så Kom Mørket Og Tog Mig På Ordet”
2. “En Sort Sky Af Minder”
3. “I Afgørende Stunder”
4. “Frosset Fast Til Mit Indre”
5. “Jeg Håber Det Forsvinder Med Lyset”
6. “At Dø Eller Blive Fri”

Non si può certo dire che la Danimarca, nonostante la sua vicinanza con quell’humus scandinavo sempre particolarmente florido per un certo tipo di sonorità cupe e incendiarie nel Metal estremo, abbia poi donato i natali ad altrettanti progetti di qualità se si prende in esame, in quantità, la sua più stretta declinazione Black Metal. Non si venga pertanto a citare quell’una band o quell’altro progetto, preziosi frutti generati dal territorio – è assolutamente innegabile che per ognuno di essi (tra nomi tutelari, seminali, precursori, fenomeni originalissimi e altri più derivazionali), soltanto affacciandosi oltre il canale dello Skagerrak e fissando il Golfo del Nord verso l’alto o valicando il lunghissimo ponte di Øresund ad Est (Öresund, se lo si guarda dalla parte gialla e blu), se ne possono citare almeno una decina. Se non di più.
Il fenomeno accennato di questa sorella per certi versi minore, probabilmente anche (ma non solo) perché più cosmopolita e continentale rispetto alla maggiore distanza ed esclusione dei fratelli territorialmente maggiori, meriterebbe senz’altro una riflessione più approfondita in quanto geograficamente e socialmente peculiare, quanto sicuramente non adatta in questa sede – tuttavia, è anche per questo motivo che un gruppo come i Morild risulta a tutti gli effetti una grande sorpresa.

Il logo della band

Interessante fin dalle premesse, il giovanissimo quintetto proveniente dalla capitale Copenhagen deve il suo nome alla particolarità di un termine danese non traducibile (se non altro direttamente) che descrive il meraviglioso fenomeno di bioluminescenza del plancton. L’originalità della scelta non si ferma però al monicker, in quanto la band sembra aver costruito tutto l’apparato estetico del suo concept su questo stupore in una personale traslitterazione della poetica di ode alla natura tanto cara alle frange del Black Metal atmosferico.
I contrasti di luce che il fenomeno crea dalle profondità oscure degli abissi sono metafora visiva degli sprazzi che i Nostri generano in coordinate dilatate, dalla propensione allo sviluppo di brani lunghi e stratificati già accennata nel convincente EP di debutto del 2017 (“VI”, dimostrazione ancora ispirata agli Altar Of Plagues di “White Tomb” tra gli altri), che sono stati tuttavia notevolmente sintetizzati e rifiniti pur rimanendo nell’anima diamanti volutamente ed orgogliosamente grezzi anche in seno al primo full-length “Så Kom Mørket…” (abbreviazione in guisa poetica del verso d’apertura del titolo originale, il quasi improbabile “Så Kom Mørket Og Tog Mig På Ordet En Sort Sky Af Minder I Afgørende Stunder Frosset Fast Til Mit Indre Jeg Håber Det Forsvinder Med Lyset At Dø Eller Blive Fri” che altro non è se non la concatenazione di ogni titolo dell’album nel suo esatto ordine).

La band

L’inizio del disco è quanto di più ingannevole la band avrebbe potuto proporre all’ignaro ascoltatore; non che l’intero platter abbia un approccio dedito a suoni particolarmente friendly o cristallini, ma in “Så Kom Mørket Og Tog Mig På Ordet” si sceglie quello più ovattato possibile (lontani cori dalle porzioni stilistiche Shoegaze, riverberi che più loud non si può) e successivamente lo-fi (beat sgranati e saturi all’inverosimile, al limite della distorsione nello spettro di medi) come a trasmettere i sentori di un’introduzione all’album che trattiene il respiro osservando da oltre lo specchio d’acqua – e per questo rallentata. Le luci iniziano ad intravedersi lentamente, in lontananza, e la voce taglia il muro del suono dimostrandosi già rumorosa, acida e sgolata, ma è solo con l’esangue riff iniziale sparpagliato in cuffia da “En Sort Sky Af Minder” che il disco sferra un pugno nello stomaco, assestato con brutalità inaudita. L’attacco è lancinante: strappati dalla protezione di un calore placenteo, dal torpore dei suoi suoni sbilanciati nell’introduzione, veniamo scaraventati nel più definito e delineato freddo del Mare del Nord. Le onde di blast-beat feriscono ma si tramutano presto, malinconicamente, in ritmi più sostenuti, poi fluttuanti, e tra un break e l’altro mentre riprendiamo fiato iniziamo a percepire parte di quel valore psichedelico che i Morild affogano subacqueo nello sferzare di rumori (il richiamo alla sperimentalità degli Oranssi Pazuzu nelle loro trasformazioni più lo-fi balza alla mente in più di un’occasione, non da ultimo per il valore delle harsh vocals – ma anche il rumorismo sabbioso e americano degli Swans è lanternino).
I Morild sono assolutamente capaci di rallentare, variegare il loro sound in modo maturo e complesso, continuando a trasmettere altrettanto sconvolgimento emotivo e sconforto anche in sezioni che generano stato di trance, come nel dolore cadenzato di “I Afgørende Stunder”: imperlato di quella psichedelia con sfondi droning e rumoristici che restituendosi pesante, tribale e ipnotica rasenta un non paradossale approccio Desert Rock. Le chitarre raggiungono picchi melodici sognanti inabissati in “Frosset Fast Til Mit Indre”; il break che la seziona è poi una sorpresa semplicemente tutta da godersi, fino a quella ripresa annichilente del finale che mette in mostra tutta la creativa ritmica dei Nostri.
La varietà dei suoni ed effetti sperimentati e sciorinati dall’apparato chitarristico è fondamentale e dopo ripetuti ascolti si ritaglia sempre più importanza nell’economia dell’intero “Så Kom Mørket…”; immediata prova ne è non solo “Frosset Fast Til Mit Indre” (o lo stupendo inizio cruchy di “At Dø Eller Blive Fri”) ma soprattutto la successiva “Jeg Håber Det Forsvinder Med Lyset” che si spinge a regalarci delicatezza acustica come momento di passaggio (cruciale nel suo finale) verso la riuscita del punto più alto dell’album: la conclusiva “At Dø Eller Blive Fri” (giunti a questo punto, i fortunati che riescono a comprendere la lingua danese sono ormai partecipi della grande poeticità esistenzialista di titoli e testi che dona ulteriore valore al coinvolgimento emotivo che i Morild sanno ricreare). L’ultimo momento che la band di Copenhagen regala all’ascoltatore è infatti di commovente bellezza, enorme ecletticità, raffinato sperimentalismo e -nonostante l’approccio particolarmente estremo del gruppo- riesce ad esserlo con crescendo, impatto (il rallentamento orrorifico vale da solo l’acquisto del disco) e persino particolare immediatezza. Prima di congedarsi con la bellezza di cori ultraterreni, i Morild v’incastonano per di più un momento sintetico da applausi a scena aperta con la naturalezza dei maestri.

“Så Kom Mørket…” è dunque una mise en abîme rumorosa, pesante, intensa; una perla orgogliosamente grezza che assume progressiva definizione in corso d’opera. Sperimentale ed emotivo, è un viaggio ininterrotto in quanto avvalorato da transizioni fluide e riuscitissime (che vi faranno passare la durata di tre quarti d’ora come fossero cinque minuti), effettistica di esperienza, padronanza d’idee, di dettagli e mezzi (la produzione oltremodo efficace nonché personalissima, caldamente analogica e assordante, su tutti) che mescolano i mondi del Black Metal atmosferico più aggressivo, fragoroso e fisico, con approcci droning e dettagli psichedelici sconfinanti nel Noise, in una formula dalla spiccata personalità che non mancherà d’intrigare irrimediabilmente chi cerca musica profonda, espressiva e realmente nuova.
“Så Kom Mørket…” è infine un gioco di melodie strazianti, accenti luminosi nell’oscurità deliziosamente frastornante – ed è proprio il brillare così attraente della luce a giustificare l’esistenza del buio più cupo. I Morild, confezionando quello che incredibilmente è soltanto il loro debutto, sono qui per dimostrarvelo – purché questa vi colga.

Matteo “Theo” Damiani

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