Column N.28 – Blut Aus Nord & Strigoi (2019)

 

Ennesima virata da parte dei Blut Aus Nord. E forse anche qualcosa in più.
La colonna di oggi voleva inizialmente proporre “Nomos Nebuleam”, così come scelto da chi “Hallucinogen” l’ha creato, come primo passo verso la scoperta del tredicesimo e attesissimo album in studio a nome Blut Aus Nord. Bramatissimo perché, dopo il punto di non ritorno in claustrofobica opprimenza esasperata che era già palese essere all’uscita “Deus Salutis Meæ” nel 2017, in un modo o nell’altro, il cambio dalle fattezze più inaspettate era nell’aria – nonché poi candidamente rivelato e annunciato come tale dalla mente del progetto nelle più recenti interviste e nei seguenti comunicati ufficiali.
Qualcuno sembra però averla pensata diversamente; così “Hallucinogen” è finito su YouTube, caricato illecitamente, quasi un mese prima della sua uscita ufficialmente prevista e a nemmeno qualche ora dall’invio del materiale promozionale ai canali di (tradita) fiducia della label. La comprensibile risposta di Vindsval e degli ormai fedelissimi partner trovati in Debemur Morti Productions è stata quindi quella di rendere disponibile l’intero disco sui canali ufficiali con larghissimo anticipo all’uscita (che avverrà comunque l’11 ottobre).
Pertanto, essendovene la possibilità, la scelta per la prima parte della colonna di oggi si fa diversa dalle originali intenzioni e punta il riflettore su “Anthosmos”: brano con alcuni dei pattern più aggressivi dell’album (comunque assolutamente non così inediti al resto del viaggio, di cui è consigliato come sempre acquistare il biglietto integrale), eppure baciato da gran parte degli elementi costitutivi che rendono “Hallucinogen” l’effettivo punto di svolta in una carriera artistica che ormai sembrava quasi divenire passiva del termine di paragone con la monumentale trilogia pubblicata tra il 2011 e il 2012, forse successivamente mancante di quel guizzo estremo nel sorprendere che contraddistingueva fieramente ogni release del gruppo. Proprio da quell’ultimo capitolo (già omaggiato con un’ulteriore esplorazione ad inizio anno, ma a nome Yerûšelem), dal magico “Cosmosophy” che chiuse una tripletta che a distanza di otto anni dal suo primo tassello ancora stenta ad avere epigoni o anche solo paralleli nel panorama della musica tutta, Vindsval e i suoi due compari riprendono le ampiezze dell’eteree aperture melodiche di sublime valore, nonché l’approccio diametrale alle vocals (impalpabili il più del tempo, volatili, cosmiche, meditate e corali), inserendole nei pattern ritmici fisici (non solo batteristici, ma anche chitarristici) propri ai capitoli “Memoria Vetusta” (forse il primo anche più del secondo o del terzo), facendo miracolosamente quadrare insieme le due -apparentemente più inconciliabili- anime in cui si divide sommariamente da sempre l’operato dei Blut Aus Nord e creando seriamente qualcosa di nuovo; persino per una band il cui corpus produttivo può essere, con buona ragione e senza smentite, definito -se non strettamente ineguagliabile come propone (nemmeno troppo improbabilmente) la label- di quantomeno ragguardevole coraggio e diversità nell’ambito Metal.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Nomos Nebuleam”
2. “Nebeleste”
3. “Sybelius”
4. “Anthosmos”
5. “Mahagma”
6. “Haallucinählia”
7. “Cosma Procyiris”
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La seconda sorpresa di oggi ce la regala invece un personaggio che, per quanto caratura e fama non possano essere definite meno che possenti, e nonostante sia invero proprio di un certo tipo di sensibilità estetica nemmeno poi così distante, non è decisamente habituè su queste pagine per i generi in cui è solitamente coinvolto: Gregor Mackintosh, noto al mondo che circonda questa Webzine per essere padre di Paradise Lost e Vallenfyre, aveva annunciato nel 2018 (meno di un anno dopo la doppia uscita dei rispettivi ultimi album delle sue due band) la fine definitiva del suo parallelo impegno Death Metal a favore della nascita di un nuovo progetto, poco tempo fa presentato come stilisticamente nemmeno troppo dissimile dal defunto ma concettualmente differente. Sulla carta, un nuovo inizio che permettesse al chitarrista e compositore una inclusione di sfumature più ampia rispetto a quanto possibile nei catartici -ma, per essenza stessa, limitati- Vallenfyre. Qualcosa di più cupo, qualcosa di ancora più nero.
Gli Strigoi nascono ufficialmente in quel momento, ma è solo da questa settimana che alcuni degli indizi (anche estetici e visivi) sparpagliati nell’ultimo anno in direzione dell’angolo di web che state leggendo diventano finalmente prima prova concreta grazie ai quattro minuti e mezzo di “Phantoms”: singolo di lancio scelto dalla band (composta da Mackintosh insieme al bassista live dei Vallenfyre, Chris Casket, più la presenza in studio di Väyrynen) per presentare “Abandon All Faith”, in arrivo il 22 novembre per Nuclear Blast Records; gli elementi Black Metal si sprecano e sembrano farla da padroni, divenendo una base fondante su cui l’esperienza Vallenfyre è in realtà reinterpretata tramite un’interessante chiave di lettura di inquieti, fulminei movimenti atonali à la Mgła, ribassata e appesantita (anche l’insieme di metriche vocali cucite sui blast-beat e sui layer di arpeggi disarmonici come coperta offrono diversi rimandi di tale tipo), e torna invece a farsi più importante con qualche passaggio maggiormente Crust/Death oriented, comprensivo di assolo distonico come da tradizione, nella parte centrale del brano.
Insomma, stando a “Phantoms” e a quanto promesso dalle parole del mastermind, le cose si fanno intriganti.

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “The Rising Horde”
2. “Phantoms”
3. “Nocturnal Vermin”
4. “Seven Crowns”
5. “Throne Of Disgrace”
6. “Carved Into The Skin”
7. “Parasite”
8. “Iniquitous Rage”
9. “Plague Nation”
10. “Enemies Of God”
11. “Scorn Of The Father”
12. “Abandon All Faith”

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Matteo “Theo” Damiani

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