Column N.02 – Yerûšelem & Vukari (2019)

 

Loop claustrofobici, ipnotici e trascinanti beat elettronici Dark, chitarre divergenti su riff, progressioni di accordi e melodie dissonantemente Black Metal, inaspettate aperture ariose che si dispiegano distanti su musica tra la ricerca d’avanguardia e l’industriale approccio vagamente sporcato di nero: è quel che non troppo inaspettatamente si delinea nella sensibilità artistica che andrà presto a contraddistinguere “The Sublime” dei Yerûšelem.
Il nuovo progetto nato dalle menti di Vindsval e W.D. Feld dei Blut Aus Nord (apparentemente proprio per continuare in chiave parallela l’esplorazione che li aveva fatti approdare al gioiello “Cosmosophy” nel 2012) debutterà con il suo primo full-length l’8 febbraio per l’inarrestabile Debemur Morti Productions e questa settimana è stata rilasciata una terza anteprima dal curioso disco del duo. Dopo esserci fatti un’idea sulle coordinate -comunque per una volta egregiamente descritte in sede di presentazione del progetto da parte della label- grazie ai precedenti pezzi (“Autoimmunity” sul finire dello scorso anno nell’interessante compilation celebrativa dell’etichetta, “Babel” invece giusto tre settimana fa) è la volta della decisiva “Reverso” che, in caso ve ne fosse bisogno, con i suoi cinque minuti spaccati chiarisce che non si tratterà di pane per i denti dei più oltranzisti tra quelli che seguono queste pagine, bensì un piatto potenzialmente prelibato per gli altri che (magari già apprezzano l’operato dei Blut Aus Nord proprio nelle sue incarnazioni più sperimentali e) cercano le medesime sensazioni su coordinate che si riflettono in superfici talvolta anche parecchio distanti da un nucleo che -tuttavia, a guardar bene- non è poi così alterato o tradito.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “The Sublime”
2. “Autoimmunity”
3. “Eternal”
4. “Sound Over Matter”
5. “Joyless”
6. “Triiiunity”
7. “Babel”
8. “Reverso”
9. “Textures Of Silence”
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Ma come sempre abbiamo carne fresca anche per quelli di cui sopra che cercano invece un po’ più di aggressione, e si tratta degli americani Vukari che già si erano distinti per il convincente “Divination” nel 2016 (ad opera di Bindrune Recordings) la cui bella copertina di un davvero innocuo e assolutamente non appariscente rosso sangue qualcuno potrà probabilmente ricordare, dato che non passava esattamente inosservata danneggiando le retine dell’osservatore.
La band tornerà durante l’anno in pista con un nuovo full-length, il terzo, di cui ancora non si sa nulla tranne che uscirà questa volta per Vendetta Records e che conterrà il tiro irresistibile di “Entire Worlds Encased In Ice” scelta come (si spera) emblematica e (senz’altro) accattivante anteprima del lavoro.
L’approccio melodico dei Vukari sembra essersi sviluppato ormai enormemente negli ultimi tre anni, sorretto in questo caso da ritmiche incalzanti per andare a colpire con scelte atonali decisamente più memorabili e fulminee, nonché una cattiveria che in precedenza (salvo rarissimi casi) si sognavano soltanto. Le armonie in minore degli estrinsechi intrecci bilaterali del chitarrismo vanno persino a ricordare da vicino molto di quel mondo Occult/Orthodox a cui però, tolto questo comunque non proprio trascurabile aspetto melodico, i Vukari non appartengono restando più terreni, facilmente approcciabili e atmosfericamente lineari anche nel colpire l’ascoltatore con inedita rabbia dischiusa da una sottile busta rumoristica.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Entire Worlds Encased In Ice”
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Matteo “Theo” Damiani

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