Column N.13 – Ungfell & Remete (2019)

 

In molti attendevano dal 2017 la stampa in CD (o una ridistribuzione necessariamente più vasta degli altri formati) di “Tôtbringære”, quello che allora era solo il promettente debutto degli svizzeri Ungfell.
La promessa è nel frattempo stata mantenuta con “Mythen, Mären, Pestilenz”, giusto l’anno scorso, ma se siamo qui a discutere del misfatto oggi è perché nuova musica si è evidentemente affacciata all’orizzonte creativo del duo; non solo, infatti, “Tôtbringære” vedrà finalmente la meritata stampa e ristampa su ogni formato tramite Eisenwald Tonschmiede, ma questa verrà completata dall’aggiunta di un brano inedito (scritto nel 2016 ma rifinito e registrato soltanto l’anno scorso) intitolato “Das Hexenmal” e diramato verso le orecchie più sporche del pianeta dalla scorsa settimana.
La carica dirompente degli Ungfell è in questa occasione arricchita da alcuni dei momenti più immediatamente folkloristici del loro intero operato, tanto che è uno spiazzante violino gitano e frenetico a dettarne l’inizio febbrile, il basso galoppante a contrappuntare e reggere i giochi a tratti quasi danzerecci (come al solito particolarmente variegati ed imprevedibili anche in toni), e l’irresistibile riffing sghembo si riduce coerentemente in volteggi sopra il ballo medievale frenetico, macchiato di fuoco e stregoneria, a donare al pezzo un distintissimo carattere maledetto, popolare e magico.
Curioso si tratti di un pezzo inedito e pertanto temporalmente accantonato tra le uscite di “Tôtbringære” e “Mythen, Mären, Pestilenz”; difatti, nonostante sia effettivamente lontano a metà strada da entrambi gli album per motivi stilistici, si tratta anche di una delle cose più interessanti e gustose scritte dal gruppo, tanto che -anche se è improbabile vista la genesi- non sarebbe assolutamente un male constatare in futuro che questo possa essere stato a suo tempo un occhiolino verso lo sviluppo di una simile direzione in altro materiale.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Viures Brunst”
2. “Die Bleiche Göttin”
3. “Gottes Acker”
4. “Trommler Tod”
5. “Der Ûzsieche Und Sîne Grimmede”
6. “Wechselbalg”
7. “Slahtære”

8. “Der Opfersprung”
9. “Das Hexenmal”
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Fino all’ultimo vi è stata un po’ di incertezza al riguardo: usare lo spazio di questa domenica per farvi ascoltare un altro brano dal nuovo “Monvmentvm” dei Dauþuz, che è disco della settimana corrente provvisto quindi di recensione in home, oppure concentrarci su qualcos’altro confidando nel fatto che da martedì voi abbiate -da bravi- già ascoltato tutto il disco in autonomia o ve lo siate già appuntato?
Un secondo pezzo da “Monvmentvm” avrebbe senz’altro meritato di essere proposto qui, indubbio, ma è per questa ragione appena elucubrata che chi vi scrive ha invece preferito sottoporre all’attenzione di chi legge qualcos’altro d’interamente ascoltabile dalla scorsa settimana, al solito tramite un pezzo usato come antipasto. Si tratta di un debutto, ma non per questo di un volto ignoto: tra chi bazzica le nostre latitudini e longitudini gli australiani Woods Of Desolation non necessiterano affatto di presentazioni, ma i Remete -nuovo progetto del signor D.– dal non troppo alto di un demo e un EP potrebbero invece giovarne.
Non che, in realtà, ci sia molto da presentare o dettagli da fornire – i Remete sono infatti l’ultima delle divagazioni sul tema (rigorosamente atmosferico) che il compositore offre ai suoi fan (al momento insieme a Forest Mysticism e Unfelled) e, più in generale, agli estimatori delle sonorità più dilatate, malinconiche, ma essenzialmente nere – ma la seconda dopo i più celebri ad arrivare al traguardo del primo album in studio.
“Endless Night” è il titolo del disco di quattro tracce che rappresenta il primo full-length del monicker (fuori in versione limitata per Cold Ways Music) e giunti a questo punto è decismente impossibile non aver già intuito senza possibilità di errore cosa aspetti stilisticamente dietro l’angolo del tasto play: ritmiche à la “Torn Beyond Reason”, reiterazioni a vortice, vocals a strumento seppellite nel mix, lunghe cavalcate in paesaggi di freddo e desolazione non privi di bagliori contrastanti; “Stillness” difficilmente deluderà chi stravede per il più famoso progetto dell’australiano, non mancando tuttavia di fornire una scrittura che si allontana per ipnotismo -e lunghezza- dall’evoluzione di personale Depressive Black Metal dalle tinte Dark affermata in “As The Stars” (2014, Northern Silence), riportandoci al contrario piacevomente indietro di qualche anno.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Coiled Within”
2. “Ephemerality”
3. “Stillness”
4. “Into Endless Night”
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Matteo “Theo” Damiani

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