Nedxxx – “Nedxxx” (2019)

Artist: Nedxxx
Title: Nedxxx
Label: Norma Evangelium Diaboli
Year: 2019
Genre: Avantgarde Black Metal
Country: Internazionale

Tracklist:
1. “Ned xxx I”
2. “Ned xxx II”
3. “Ned xxx III”
4. “Ned xxx IV”
5. “Ned xxx V”
6. “Ned xxx VI”
7. “Ned xxx VII”
8. “Ned xxx VIII”

“So it was that what was not came to be…”

E così fu che ciò che non era divenne in esistenza, per mezzo della parola e del concetto stesso di divinità. Così fu che il male ebbe origine, in seno alle più buone azioni, in seno all’inconsistenza latente del bene, all’amore, alla rettitudine e alla giustizia alla pari, al moto circolare di creazione e distruzione di quell’energia vitale che racchiude in sé una membrana subliminale di sottilissima opposizione tra i concetti di benigno e maligno, di giusto e sbagliato, nella stessa metafora della caduta dallo stato di grazia, dell’inafferrabilità del Paradiso (ma non di una così diversa tensione alla salvezza), della maledizione e della redenzione che sfumano in concetto unico, e della più spudorata, insalubre felicità sperimentata all’Inferno; nella negazione antinomica di creazione, non fossimo in sostanza fatti per vivere come demoni in terra, il demoniaco è in essenza ciò che distrugge l’unicità (molecolare, gerarchica, di pensiero, tramite ribellione – che sia fisica o spirituale poco importa), nel concetto inoppugnabile che in ogni manifestazione di buon spirito, d’inesistente virtù, risieda inevitabilmente l’altera e sottostante emanazione di quello maligno. Occorre solo allargare il punto di vista affinché i fili diventino osservabili, il marciume perfettamente odorabile in tutta la sua insopportabilità – il trucco spietatamente svelato.

Il logo della band

Due minuti mancanti alla mezzanotte vengono segnati dalle lancette dell’Orologio dell’Apocalisse – e a trent’anni scoccati dalla Rivelazione spartiacque del 1989 suona quasi ovvio che menti affini gravitanti attorno (e dentro a) il circolo Norma Evangelium Diaboli si uniscano per annientare una volta per tutte ogni forma di Ego, di volto, di possessione carnale di ciò che smette di essere il proprio operato -di marchio, quindi- per creare nella notte più nera la colonna sonora della fine, così come cantata dal Diavolo; così come narrata da scritture rovesciate a cui viene dato fuoco, nelle parole invasate e nei sermoni del giusto in onore dello sbagliato, in quelle della vita e della creazione per cercare (e trovare) le sfumature della morte e della distruzione.
E se Milton discutibilmente fu dalla parte del Demonio senza saperlo, come Blake insegna, Nedxxx è il progetto, la visione (con ogni probabilità a ripetizione unica) che opera altresì in segreto e per conto dell’Oppositore ma nella piena consapevolezza di agire nell’era del demoniaco, direttamente dagli inferi del regno di un Sole morente, indicibile ed inenarrabile quanto i poteri che sono costantemente al lavoro attorno a noi (banalmente, non occorre nemmeno aprire la porta di casa) ma confortabilmente segreti solo nel tempo presente. Forse è vero che non possiamo vedere con chiarezza ed inconfutabilità la manifestazione, orribile e sublime al contempo, del demoniaco e del divino; ma possiamo sentirla – e ascoltarla.
La creazione del male universale, meccanismo inarrestabile fintanto vi sia attestata vita, nell’operazione di infliggere e subire sofferenza come mezzo unico per comprendersi e superarsi, per affinare le capacità di scelta in sé e negli altri, nell’oscurità che permea ogni anima nel sovente inafferrabile profondo, così come nella contrapposizione duale degli elementi, nell’inizio e nella fine, la si ascolta semplicemente rimanendo in silenzio e percependo un inquietante ghigno provenire dalla (più o meno) ovattata distanza – la si sente tuttavia con ancora minore sforzo nei trentadue minuti che sospendono la manifestazione del tangibile tramite musica (che è, in primo luogo -e sorprende vista l’eccellenza della stessa-, profonda riflessione filosofica e pertanto umana) messi in atto unico dall’anonimo acronimo Nedxxx.

Niente nomi, niente icone; il risultato ricorda in larga misura per atmosfera e scelte di realizzazione (l’impossibilità totale di dividere, se non in due tronconi da oltre un quarto d’ora l’uno, il fluire della mezz’ora abbondante – così come difatti è separato il disco nella sua versione fisica) quello dell’album collaborativo che vide partecipanti, tra gli altri tre, gli Abigor nel 2017 – non casualmente, dato che l’indispensabile e presumibilmente nucleare partecipazione nel lavoro di TT alla batteria è all’ascolto fuori discussione (con una prestazione di classe, finezza, pienezza, inventiva, savoir-faire e riconoscibilità esagerata), così come stupirebbe non sapere il nostro accompagnato o da PK alla frenesia delle chitarre, o replicarvi il suo stesso modus operandi. Proprio l’utilizzo delle sei corde richiama con vicinanza quasi simbiotica l’operato dei due nel post-modernismo in musica Black Metal dell’act austriaco più illustre del genere; impossibile poi non soffermarsi sul gusto chitarristico stridente e caoticamente atmosferico, geometrico nell’apparente assenza di ripetizioni, à la Hasjarl da “Fas – Ite, Maledicti, In Ignem Aeternum” (fedele e vicino perfino nello sgranare accordi soffusi nei raffinati sospesi ritmici). Altrettanto impossibile è che non salti un battito al rapido ingresso delle sublimi clean-vocals (altro richiamo innegabile al collaborativo per via della stessa ugola impiegata) o dei continui sample di monologhi a donare chiavi di lettura e riflessione a profusione che mostrano la perfezione di amalgama con la musica creatavi presumibilmente attorno, in un risultato stupefacente oltre ogni dire.
Un amplesso infernale e de-umanizzato di artisti di caratura inarrivabile e performer se possibile ancora più dotati di raffinatezza e classe, graziati da un bagaglio tecnico superlativo che resta (nonostante il funambolismo espressivo) sempre mezzo e mai fine: creatura del demiurgo Frankenstein, il moderno prometeo con la voce più seducente e poetica prestata a musica di discordia priva di cardine eppure allibente per la varietà perpetrata in un contesto di perpetuo ordine-disordine che, ciononostante, rimane di facilissima memorizzazione, di sorprendente linearità e perfino impensabilmente immediata (merito del finissimo gusto di arrangiamento) seppur consumata in continue discordanze, risate diaboliche, campane che suonano la morte dell’illusione, ritmi tribali che richiamano gli istinti più brutali e neri del calore umano, di quel cuore d’oscurità dell’Africa che germina nel sangue, e la continua imprevedibilità gitana legata dalla sensazione e non dal singolo richiamo stilistico; la corruzione è ulteriormente infiltrata tramite l’uso magniloquentemente storto e spiritato degli ottoni, la magnificenza del flavour sinfonico dei fiati bassi per rompere il pattern e umiliare il concetto di forma-canzone anche tramite una pletora di cantanti e relativi stili (dal più spregevole e spaventoso ululato, al più aulico ma inquietante coro) per dispensare, con grandiose lingue di fuoco, una passione di maledizioni e anatemi (semplice riconoscere l’apporto dello stesso Silenius verso il finale) e di sovrapposizioni vocali che fanno il paio con quelle chitarristiche dei layer di lead riverberati ed invertiti a rimbalzo nei canali uditivi; così che infine l’uso dei silenzi sia espressivo quanto la più eloquente disarmonia di anti-melodie e ritmi sincopati – e il Pandemonio in questo modo riversato in Terra, ricordando in musica d’avanguardistica fattura, di splendente nerezza -in un Black Metal terribilmente atipico e da (o proprio di) fini pensatori- che ci si può allontanare il più possibile da ciò che si è ma non vi si può veramente nascondere senza intime e tragiche ripercussioni.

Perché l’uomo è per natura un lucido criminale, per natura spiritualmente assassino e per triplice natura privo di oggettiva pienezza morale qualora non rivelante soltanto meccanismi arricchiti di pura auto-distruzione; in ogni più squisito e puro atto di amore vi è del male, in ogni più lodevole sicurezza adagiata sul filantropico atto di altruismo si nasconde l’aberrazione dell’irrealizzazione personale e della morte in vita per mancanza di stimolo e di felicità, di rimorso e risentimento – così che in fondo ad ogni più indicibile orrore morale vi sia in realtà della giustizia e sul fondo di ogni più splendente azione di apparente generosità, ristagnino egoismo, tornaconto e l’azione prima del Maligno in bella mostra nel far sfuggire il sé all’abbraccio con la propria profonda natura d’incongruenza, segreta solo nel presente e disgiunta solo perché latente di comprensione ed accettazione: quella di una volontà che è metaforicamente divina perché trascende la possibilità individuale consumata dall’altrimenti inarrivabile assurdo.
Così parlò dunque il Diavolo, e lo fece tramite Nedxxx: la consapevolezza tanto scomoda quanto lo è la misura per cui tutto questo resta universale, fatale e finanche regolatore del mondo e della vita che spendiamo, è contenuta nell’incredibile valore della musica dell’inizio e della fine – più che figlia dei suoi creatori o del loro inaspettato coito d’élite, progenie di un modo anarchico, sinceramente eretico e sconvolgente d’intenderla.

“All began with darkness, and in darkness all will end.”

Matteo “Theo” Damiani

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