Dauþuz – “In Finstrer Teufe” (2016)

Artist: Dauþuz
Title: In Finstrer Teufe
Label: Stunde Des Ideals Produktionen
Year: 2016
Genre: Black Metal
Country: Germania

Tracklist:
1. “Feuersetzen”
2. “Grubenfall 1727”
3. “Kobaltglanz”
4. “Alter Mann”
5. “Der Bergjunge”
6. “Der Unsichtbare Tod”
7. “Pechblende”
8. “In Finstrer Teufe”
9. “Böse Wetter”
10. “Roteisenstein”

Con idee smodatamente cristalline, i Dauþuz nascono ufficialmente l’anno scorso dalla mente di Aragonyth S. e dall’ugola di Syderyth G. unenti le rispettive forze per comporre odi storiche alla tradizione mineraria di cui è fortissimamente impregnato il folklore locale delle più alte zone della Turingia tedesca.
Si parla della nebbiosa e fredda zona a Nord del Reno, comunemente nota come Westfalia, caratterizzata da torreggianti monti d’ardesia dentro ai quali il lavoro in miniera forniva al territorio, di borghi e villaggi circostanti, ottima parte della ricchezza della zona. Non stupisce quindi che tutto il tardo medioevo locale, con la sua oscura attenzione maniacale e morbosa alla morte e alla difficoltà terrena della vita umana, riporti svariate e minuziose testimonianze degli usi e costumi popolari così plasmati dalle storie di quell’attività claustrofobica, malsana, snervante e fisicamente devastante.

Il logo della band

Le leggende e i fatti realmente accaduti
e tramandati su manoscritti conservati, evidentemente ben studiati ed assimilati
dai Dauþuz, il cui cosmo concettuale oltre
ad essere particolarmente ricco di aneddoti differenti è curato e costruito con attenzione, raffinatezza e conoscenze non comuni, forniscono dunque il background da cui l’avventura artistica del duo scaturisce e in cui confluisce grazie al debutto rilasciato ad ottobre 2016 in copie limitate e numerate dalla connazionale Stude Des Ideals Produktionen.
Il pregiato comparto lirico, sfortunatamente, per la semplice comprensione dei più, ma altrettanto fortunatamente, per le atmosfere in questo modo veicolate e scaturite dalle metriche finemente cesellate, è sviluppato completamente in tedesco – ma non è nella maniera più assoluta l’unico dettaglio a cui il duo dona grande attenzione e passione: il Black Metal roccioso e medievale che troviamo all’interno di “In Finstrer Teufe” è capace di allibire l’ascoltatore che tiene a mente la natura debuttante dell’opera, e di affascinare enormemente anche coloro non abbiano il particolare contesto in mente. A partire da una produzione assolutamente top notch che sposa una composizione eccellente, personale e già di maturo ed assoluto livello.

La band

Tutti e sette i brani (che si vanno a sommare a tre piccoli interludi acustici dal malinconico piglio popolare) esaltano l’animo con la loro grande carica e fervore di ritmiche prevalentemente veloci e farneticanti, che nello sviluppo dei quasi cinquanta minuti di cui si compone il disco trovano un quantitativo di variazioni di ogni tipo perfettamente sviluppate, per poi rigettare nello sconforto. “In Finstrer Teufe” ci porta sul piatto l’oscurità di un ingresso in miniera quando il sole non si è ancora levato, senza certezza di uscirne nemmeno quando la luce solare sarà nuovamente stata sostituita da quella lunare. Il riffing d’altissima qualità del quasi factotum Aragonyth si snoda variegato quanto la clamorosa prestazione vocale di Syderyth, capace di trasmettere la disperazione più tetra di un viaggio di sola andata e solitudine nelle cupe profondità della montagna, tra storie di povertà, sacrificio estremo ed angoscia, come nella straziante “Böse Wetter” o negli ululati della magnifica title-track.
Siamo nelle più cupe profondità della terra, soli con le proprie paure, lontani dagli affetti e dalla luce – fatta esclusione di un lanternino fioco e dell’aritmico tintinnare di un piccone sulla fredda roccia mineraria.
Memento mori ineluttabili sono scanditi dai tratti selvaggi della letale “Der Unsichtbare Tod”, dalla tristezza di “Der Bergjunge” e persino dalla sporadica, inutile rivalsa decantata dall’epicità gaudente ed esultante della scanzonata ed irrefrenabile “Alter Mann” (così come dai cori di un episodio del calibro dell’opener “Feuersetzen”).
Il chitarrismo si dispiega maestoso ma sporco e graffiante, infarcito di pathos e prolungato di battute, creando piroette in cima ai pinnacoli di batteria sinergica, scritta e suonata in modo talentuoso: giochi ritmici sempre interessanti, ricchi di dinamismo nelle rullate per profondità e riverbero, hi hat percossi chiusi e aperti per donare accenti intriganti e melodici in grado di far penetrare l’andamento dei brani nella mente dopo pochi ascolti, nonché mimare efficacemente il colpo di un piccone in un angusto e sassoso cunicolo.
Le sfuriate sono fulminanti e l’ottimo taglio melodico stempera l’andazzo duro delle composizioni, comunque spigolose, radicali e risolutive grazie al loro tiro incontenibile e alla totale assenza di ornamenti. “In Finstrer Teufe” è un disco maturo e completo che, nonostante parta nel migliore dei modi, tiene tutto il meglio da gustare man mano che il minutaggio scorre. Un lavoro sanguigno, compatto e ferreo come le condizioni di vita senza alcun rispetto o senso, dal tuttavia macabro fascino, che vuole e riesce a descrivere.

Fregiati di quella venustà distante e anche un po’ disturbante tipica di una bruna stampa medievale, i Dauþuz creano non solo un debutto coi fiocchi, passato scandalosamente in sordina, ma un vero e proprio bellissimo disco che va decisamente oltre la sua natura di prima prova su full-length.
Un fulmine a ciel sereno di già spiccata professionalità sotto ogni aspetto (persino la cura grafica è lodevole e squisitamente affascinante con la sua estetica ruvidamente antica ma vivida) che regala l’ennesima perla di Black Metal tedesco degli ultimi anni, anch’esso con la sua personale ed unica ragione di esistere.
Approcciandosi ai primi secondi di “Feuersetzen”, l’ingresso appena passato si fa lontano e ogni forma di luce con esso. Non sperate di poterla rivedere una volta conclusosi “In Finstrer Teufe”; qualora vi troviate nel più fortunato dei casi, la montagna avrà inghiottito il giorno -insieme a voi- ed il calore che cercherete sarà già tramontato da diverse ore.

Matteo “Theo” Damiani

Precedente I Concerti della Settimana: 23/10 - 29/10 Successivo Weekly Playlist N.01 (2017)