Column N.27 – Enslaved & Dauþuz (2017)

 

Con la quantità di bei pezzi che sono stati rilasciati questa settimana è stato davvero difficile sceglierne solo due, ma per un motivo o per l’altro gli Enslaved sono riusciti a riconfermarsi assoluti campioni nel loro fare anche questa volta. “The River’s Mouth” è il secondo estratto in anteprima dall’imminente “E” (titolo che, come spiegavo nella precedente colonna dedicata a “Storm Son”, riprende significato e morfologia della runa Ehwaz), in uscita questo 13 ottobre per Nuclear Blast Records.
Ritroviamo la band alle prese con ritmiche sbrigliate alla “Isa” (o ancor di più “Building With Fire”) e un’ulteriore sfaccettatura del sound dal fitto substrato di hints elettronici già accennato nel precedente pezzo, ma con taglio diverso, più catchy ed unidirezionalmente immediato. Sono solo cinque minuti, un timing forse ridotto se confrontato al recente canovaccio degli Enslaved, ma ricchi di idee atte a spingere il loro operato oltre gli inesistenti limiti creativi, pur conservando totalmente intatto lo stile per cui ormai i loro mid-tempo sono particolarmente apprezzati. Il consiglio di chi scrive è di ascoltare di fila “Storm Son” e “River’s Mouth” per farsi un’ottima idea di come incomincerà il nuovo lavoro dei norvegesi.
Infine, abbiamo ancora una volta persino un originalissimo ed intelligente video (ad opera di Josh Graham) ad accompagnare il pezzo, che tratta dell’attuale rapporto umano con il futuro: quante volte ci è parso di non vedere nulla di fronte a noi? Una scusa sulla quale ci adagiamo o nella quale ci crogioliamo, nell’attesa di arrivare alla fantomatica conquista. Avere tutto ci impigrisce e ci distoglie dall’io interiore proteso in avanti. In realtà il futuro è già qui e, se lo vogliamo, già nostro. Gli Enslaved consigliano: non sedetevi, non aspettate, assicuratevi voi stessi di essere e partecipare già da ora a ciò che sarà. Vale anche per la musica.

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “Storm Son”
2. The River’s Mouth”
3. “Sacred Horse”
4. “Axis Of The Worlds”
5. “
Feathers Of Eolh
6. “Hiindsiight
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Vi abbiamo già fatto puntare gli occhi su quanto la Germania stia senza troppi giri di parole diventando un avamposto tra i più forti in fatto di qualità nel Black Metal e nella musica estrema degli ultimi anni. Si parla fin troppo spesso di Polonia, a ragione, ma si parla troppo poco spesso della zona teutonica, essenzialmente a torto.
Alla schiera di band che stanno sfornando lavori di qualità intensissima si vanno ad aggiungere dall’anno scorso i Dauþuz, da quando cioè hanno rilasciato il loro debutto “In Finstrer Teufe” (da noi colpevolmente perso, ma avremo modo di rimediare a brevissimo) in pochissime copie e quasi sottovoce per Stunde Des Ideal Produktionen.
Sospinto da carica di entusiasmo ed ispirazione, tipica degli inizi dei progetti, il nostro duo composto da Grimwald e Semgoroth è già pronto a tornare con il suo successore, “Die Grubenmhäre”, il 28 ottobre – questa volta per la connazionale Naturmacht Productions.
Oltre a proporre un Black affascinante, coinvolgente e potente, i Dauþuz possiedono già un cosmo lirico, poetico ed estetico particolarmente originale e davvero curatissimo, basando tutto su sentiti riferimenti alla storia delle antiche miniere su cui si erge il folklore popolare-locale della zona montuosa alto turingia (come ci aveva narrato il corregionale IK dei Mosaic nella nostra recente intervista).

Quasi a volerci spedire in visita direttamente là sotto tra storia, aria polverosa e difficoltà, i brani sono vere e proprie sassate, e non è da meno il nuovo antipasto “Drachensee” con vocals fantastiche, ottimo riffing, sprazzi di solitaria acustica malinconia bruciante, suono incisivamente bilanciato tra nitida pulizia e taglio lo-fi, e non ultima una prestazione generalmente tirata, ma varia e dannatamente esaltante.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Reminicere”
2. “Extero Metallum”
3. “Drachensee”
4. “Trinitatis”
5. “Kerker Der Ewigkeit”
6. “Dem Berg Entrissen”
7. “Crucis”
8. “Die Grubenmähre I: In Die Schwärze”

9. “Die Grubenmähre II: Hoffnungstod”
10. “Luciae”
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Matteo “Theo” Damiani

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