Column N.15 – Deathspell Omega & Kampfar (2019)

 

Un nuovo disco dei Deathspell Omega sembra, apparentemente quanto incomprensibilmente, non fare più notizia come ne faceva fino a qualche anno fa. Si sa, le mode vanno e vengono, e chi conseguentemente non ha mai afferrato per davvero il genio ove insito si fa presto o tardi trascinare fuori dalla sua insondabile orbita con la stessa facilità e spensieratezza con cui poco prima si è lasciato trasportare passivamente in superficiale prossimità, pur senza mai avervi avuto nulla a che spartire; eppure, esclusi e mai inclusi suddetti mondi di vuota e pura finzione che rasentano il ridicolo, non vi è davvero alcun motivo sensato per cui il fatto in sé non dovrebbe (più?) fare scalpore, specie all’ascolto di un pezzo che sfiora l’assurdo come “Ad Arma! Ad Arma!”.
Quella che è indiscutibilmente la band francese più importante di tutti i tempi -e probabilmente generi- sta dunque per tornare sugli scaffali con il suo settimo full-length, che si intitolerà “The Furnaces Of Palingenesia” ed uscirà il 24 maggio (ebbene sì, insieme ai Misþyrming come se non bastasse) al solito da sé per Norma Evangelium Diaboli, e nella sua veste più distopica e anticipatamente inquietante di sempre.
“The Synarchy Of Molten Bones” ce li aveva riproposti sorprendentemente più celebrali e compressi, interrompendo una sorta di parabola stilistico-evolutiva fino a quel momento d’inaccessibile grandore, ma a giudicare dallo strabiliante “Ad Arma! Ad Arma!” gettato stile perla in pasto ai porci come brano in anteprima tre giorni fa le coordinate da sviluppare nel nuovo lavoro sembrano riprendere alcune strategie del clamoroso “Paracletus”, asservite alle più precise geometrie chitarristiche di “Drought”, tuttavia filtrate da un approccio paludoso ed ultra-lentamente ammorbante (incredibilmente valorizzato dalla registrazione in presa diretta e il mix su analogico). Il resto è come sempre orrore diverso da sempre. Squillino le trombe, sua maestà è di ritorno.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Neither Meaning Nor Justice”
2. “The Fires Of Frustration”
3. “Ad Arma! Ad Arma!”
4. “Splinters From Your Mother’s Spine”
5. “Imitatio Dei”
6. “1523”
7. “Sacrificial Theopathy”
8. “Standing On The Work Of Slaves”
9. “Renegade Ashes”
10. “Absolutist Regeneration”
11. “You Cannot Even Find The Ruins…”

 

Per la seconda maestà di oggi non serve invece aspettare: i norvegesi Kampfar hanno ufficialmente rilasciato il grandioso “Ofidians Manifest” giusto venerdì per Indie Recordings. L’avete già ascoltato? Qualunque sia la risposta di chi sta leggendo al quesito, scelta saggia è sicuramente prendere l’occasione della colonna di oggi per soffermarsi in particolare su uno dei suoi sette ricchissimi, sofisticati e quasi voluttuosi brani intrisi di morte, nichilismo e pece.
Esclusi i due singoli posti in apertura del disco, di cui abbiamo già parlato anticipatamente al rilascio, di pezzi ne restavano giusto cinque; per la cui occasione, in realtà, uno valeva davvero l’altro. Impossibile infatti sceglierne solo uno a discapito degli altri per meri motivi qualitativi e va anche sottolineato che con ogni probabilità i brani si completano a vicenda all’interno del disco. Nonostante non sia la traccia su cui vi sono più dettagli da illustrare (in tal caso sarebbe forse preferibile una “Dominans”, una “Eremitt” o la conclusiva), il riflettore è caduto sull’oscurità opprimente di una mina come “Skamløs!” per non rischiare di rovinare nessuna sorpresa a nessuno decontestualizzandola drammaticamente.
E se vi siete spesso chiesti come mai, nonostante anni di stanca e le schiere di vecchie glorie che perdono innegabilmente mordente e ispirazione, la Norvegia rimanga sempre luogo a dir poco tutelare per un certo tipo di sonorità e di vezzi stilistici – la risposta è di una semplicità disarmante e la trovate inequivocabile in sei minuti e venti di timing. Parafrasandoli: anche se accade sempre più di rado quantitativamente, quando la terra dei fiordi ci si mette davvero d’impegno si possono tranquillamente spostare tutti quanti.

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “Syndefall”
2. “Ophidian”
3. “Dominans”
4. “Natt”
5. “Eremitt”
6. “Skamløs!”
7. “Det Sorte”
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Matteo “Theo” Damiani

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