Weekly Playlist N.39 (2020)

 

Non restano che tre mesetti scarsi a separarci dal compimento di un’altra rotazione terrestre attorno al sole, e più si va avanti e più viene in mente quell’adagio per cui l’infanzia termina quando non fai più il conto alla rovescia in attesa del Natale: tutta questa allegria non è il risultato di acute dissertazioni filosofiche , bensì del semplice atto di mettersi al pc per scrivere il presente articolo, e far così partire una playlist aperta da “None” degli islandesi Núll. Entity”, secondo sforzo creativo del più o meno supergruppo di Reykjavík (come del resto sono tutti i gruppi provenienti da Reykjavík), ve lo avevamo consigliato già ai tempi della sua uscita tutto tranne che pubblicizzata, e in tutta onestà se non lo avete sentito insinuarsi nel vostro subconscio in quell’occasione non so come potreste cambiare opinione semplicemente leggendo altre parole in merito: martedì però è andata in stampa una recensione tra le più belle di questo sito, quindi fate lo sforzo di essere tristi per qualcosa di serio anziché per la chiusura del locale dietro casa che vi estorceva otto euro di tessera senza manco darvi in cambio dei suoni decenti.
Nel caso poi che il morale non fosse già sotto i tacchi, un secondo giro nel profondo delle tenebre ce lo offrono gli statunitensi Akhlys sulle scheletriche ali della corpulenta “Pnigalion”, ossia il singolo che conferma per il 14 dicembre l’uscita dell’atteso Melinoë”, uno dei nostri possibili quanto ultimi highlight in questa annata funesta. Leggermente meno dibattuti sono gli Ymir, misconosciuto duo finnico a quanto sembra attivo da fine anni ’90 ma esordiente soltanto dal prossimo 13 novembre con un album omonimo; alla terra dei mille laghi serviva un ultimo colpo di coda dopo un anno di pura dominanza, ed alla sempre affidabile Werewolf Records deve essere bastata la scoppiettante title-track per convincersi della bontà di questo act a conduzione familiare. Nel mentre Pagan Storm Webzine spinge le realtà a suo dire più valide con ogni mezzo consentito, inclusi quei recap di fine mese sempre utili per orientarsi nella sterminata selva di pubblicazioni estreme; spesso però si finisce per lasciare fuori qualcosa accorgendosene con colpevole ritardo, o semplicemente per sovraffollamento, come ad esempio è successo a noi col trucido debutto degli Erstarren Tiefenrausch”, disponibile da inizio settembre ed incluso quantomeno nel palinsesto di oggi tramite “Totes Gebilde”. Ai tedeschi però non è nemmeno andata malissimo se consideriamo che The Funeral Pyre”, opera prima del progetto svedese Kvaen, è passata quasi dappertutto sotto silenzio sin da fine febbraio nonostante la presenza in scaletta di ottimi pezzi tipo la title-track, ma si vede che quello era il periodo della corsa all’opinionismo virologico d’accatto piuttosto che alla musica bella.
Proprio la Svezia però ci ha da sempre insegnato che la band ignorata oggi è la band celebrata domani, e dopo gli Algaion settimana scorsa è nuovamente nostro privilegio introdurre i meno ferrati di voi ai Sorhin, legati al gruppo appena citato pure da qualche movimento di line-up. I Det Glimrande Mörkrets Djup” rimane tutt’ora un lavoro davvero importante per chiunque ne sia venuto a conoscenza, ed il nostro obbiettivo è farvi pensare la stessa cosa dopo un’intensa sessione di scapocciate sui riff anfetaminici della bella “Svartvintras”.
Il jet-lag tra 2020 e 1997 richiede una via di mezzo, e proprio a questo servono i due ventennali ricorsi negli ultimi sette giorni nonché rinverditi nella presente playlist: se fate parte della categoria malauguratamente protetta per cui gli Enslaved dopo Eld” non sono più abbastanza pesanti sappiate che due decadi fa usciva Mardraum (Beyond The Within)”, ovvero il disco che ci fa sorridere di gusto mentre leggiamo i vostri teneri commentini sparando “Ormgard” a tutto volume; se poi vogliamo intristirci come si conviene alla nostra immagine pubblica allora ripensiamo al buon Negru e ai suoi Negură Bunget, il cui ricordo si è rinforzato di recente per i vent’anni compiuti dalla loro seconda fatica Măiastru Sfetnic”, prima autentica gemma nera del gruppo celebrata in grande stile con “Al Locului”. Restano altri due anniversari con cui chiudere col botto le danze, e come al solito in queste situazioni si finisce col passare dallo yin allo yang delle nostre sonorità: prospettive opposte per lo stesso devastante impatto sulla scena, dato che sia i Ved Buens Ende di Written In Waters” sia i Kreator di Endless Pain” hanno spianato più strade di una ruspa sopra un sito archeologico. L’adesso venticinquenne capolavoro dei norvegesi trova dunque oggi spazio in playlist con tutta l’angoscia contenuta in “You, That May Wither”, mentre l’iconico esordio dei tedeschi ci ricorda l’humus da cui trentacinque anni fa, grazie a pezzi di rara malvagità quali “Son Of Evil”, tutta questa tiritera del Black Metal ebbe inizio.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Núll“None” (from Entity”, Ván Records 2020)

2. Akhlys“Pnigalion” (from Melinoë”, Debemur Morti Productions 2020)

3. Enslaved“Ormgard” (from Mardraum (Beyond The Within)”, Osmose Productions 2000)

4. Negură Bunget“Al Locului” (from Măiastru Sfetnic”, Bestial Records 2000)

5. Sorhin“Svartvintras” (from I Det Glimrande Mörkrets Djup”, Near Dark Productions 1997)

6. Erstarren“Totes Gebilde” (from Tiefenrausch”, Narbentage Produktionen 2020)

7. Ved Buens Ende“You, That May Wither” (from Written In Waters”, Misanthropy Records 1995)

8. Ymir“Ymir” (from Ymir”, Werewolf Records 2020)

9. Kvaen“The Funeral Pyre” (from The Funeral Pyre”, Black Lion Records 2020)

10. Kreator“Son Of Evil” (from Endless Pain”, Noise Records 1985)

Michele “Ordog” Finelli

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