Weekly Playlist N.09 (2021)

 

Magari a questo giro ci andiamo un po’ più calmi con le polemichette visto che, oltre ad ottenere fortunatamente zero risposte in merito, il mondo fuori dalla porta continua a mettere tristezza anche senza farsi il sangue amaro sul Rock che vince i premi in televisione. Certi cantanti muoiono per diventare famosi, mentre altri non ne hanno bisogno poiché si fanno già inseguire dalle pattuglie manco fossero nella Los Angeles del 1987; la dannata commedia umana procede e si perpetua con altra musica bella o meno bella che sia (un attimo solo e ci arriviamo), e intanto continua pure il prurito di chi dopo un annetto inizia a scocciarsi di questa storia dei concerti impraticabili per qualsivoglia ragione o convenienza.
Da queste parti ci ostiniamo a non pensarci per non rimanere poi delusi qualora le cose vadano male, ma ogni volta che abbassiamo le difese ci torna in mente l’annuncio degli Enslaved a coronamento di quel che, se sarà, sarà il clamoroso Camunia Sonora. Chi scrive ha avuto l’onore di incrociare i norvegesi per tre volte, e per tre volte Grutle Kjellson gli ha consigliato di dimenticare le leggi, l’ordine e la pace, quindi le leggi della statistica impongono che anche in un ipotetico concerto in mezzo ai monti della Val Camonica il prossimo luglio i barbuti veterani avranno voglia di strimpellare “Fenris” dal loro classico Frost”, oggi inclusa scaramanticamente in playlist, sempre che la matematica non sia in effetti un’opinione e non vogliano ingannarci invece con “Loke”.
Certi dischi ce li porteremo del resto dietro per l’eternità, eppure è rinfrancante accorgersi di nuovi leoni entrati nell’arena per spargere sangue infetto sulla sabbia, talmente tanti in realtà da obbligarci oggi ad un’invero ampia sezione dedicata alle breaking news: Böögg ad esempio è il nome di battaglia dell’ennesimo (o del solito) bravo ragazzo della meglio gioventù svizzera prestato alla musica del Demonio, ed ovviamente accolto a braccia aperte e boccali pieni dai turpi individui interni all’Helvetic Underground Committee: il demo Grabschlöfer” della sua creatura Goifer, venti minuti di estremismo come ci si aspetta da una truppa domiciliata a Zurigo, può essere trovato in versione integrale qui mentre il programma della selezione del giovedì prevede l’accattivante brano omonimo. Ma le ulteriori strette già applicate e quelle previste a breve in giro per l’Italia rendono necessaria anche un’opera su formato esteso con cui ingannare comprensibilmente lo scorrere tirannico delle ore libere, e ci ha pensato mamma Ván Records a mettere in tavola prima il più bell’album di febbraio e poi il piacevolissimo debutto su full-length degli olandesi Nodfyr: l’atmosfera ad ampio respiro dell’opener “Mijn Oude Volk” e lo scorcio bucolico in copertina sono in generale tutto quanto c’è da capire su Eigenheid”, validissimo ripiego disponibile qui a beneficio di chi non vede l’ora di evadere per un pregevole poco dalla torbida quotidianità. Il sole mitteleuropeo lascia però il posto alle bufere della taiga russa dalla quale arriva un altro esordiente che si riassume il nome in T, il cui progetto Nordgeist è la scommessa fatta da niente meno che mr. Wintherr con la sua Kunsthall Produktionen e programmata per il 23 aprile, in tandem con i suoi a dir poco attesi Paysage D’Hiver. Non siamo chiaramente lontani stilisticamente né al livello qualitativo dell’eremita rossocrociato, ma la corposa “Revenge” può essere comunque un buon biglietto da visita per i cultori dell’immersione nella tempesta ai quali sarà diretto come da titolo l’intero Frostwinter”. Sono al contrario in giro da oltre una decade gli inglesi Wode, quartetto ormai abbastanza noto e in procinto di pubblicare il proprio opus tertium Burn In Many Mirrors” che potremo ascoltare a partire dal 2 aprile, magari rigirando tra le mani il notevole artwork mentre si susseguono i riff di pezzi come “Vanish Beneath”; e a proposito di riff belli possenti, la ventata di freschezza culmina nella traccia inedita registrata dai Metsatöll per festeggiare a dovere ventidue anni di Folk Metal variegato, oscuro, di alta qualità ed altissimo voltaggio: gli stessi pregi che ritroviamo in “Hõim”, one shot – one kill che in questa rassegna davvero non poteva mancare. La raffinata arte del singolo dato in pasto ai fan con tanto di grafiche dedicate e release date per l’occasione (19 marzo) la praticheranno pure i finalmente rientrati in campo Thyrfing, pronti a scatenarsi dopo otto inverni di assenza dai rotocalchi con la nuova “Döp Dem I Eld”, a sua volta però antipasto del disco con cui gli svedesi reinstaureranno il loro dominio assoluto sui mari del Nord; manca poco più di una settimana quindi, ma la title-track dell’ultimo De Ödeslösa” farà al caso nostro nell’attesa nonostante duri purtroppo molto meno; situazione tra l’altro abbastanza simile in casa Temnozor, con i russi lanciati all’inseguimento del drakkar pilotato da Patrik Lindgren ma colti dalla bufera che infuria sulla copertina dell’indimenticato Folkstorm Of The Azure Nights”: pure qui abbiamo un silenzio durato fin troppo ma che verrà interrotto prima da un EP e poi da un album di inediti a lungo sospirato dagli amanti dei prodotti d’importazione folkloristica est-europea, ai quali oggi viene dedicata la soave “As The Autumn Razors Sing Above My Veins”.
Possono infine mancare gli anniversari festeggiati in redazione ed approfonditi tra un brindisi e l’altro all’interno delle mefitiche pagine di “Darkest Past” (rubrica in costante e corposo aggiornamento come promesso, e dunque ora dotata persino di menù a tendina articolato in annate, in modo da rendere facilmente raggiungibile ora come in futuro qualsiasi periodo storico abbiate il desiderio di approfondire insieme a noi)? Assolutamente no, soprattutto in questa settimana che ha visto champagne e lambrusco stappati in onore di due one hit wonders scandinavi, una peculiare accoppiata unica non soltanto nel catalogo dei rispettivi autori ma anche nei loro differenti contesti di uscita. Nella simbolica data del nuovo anno 1 una creatura viene quindi messa al mondo dal non meno blasfemo ventre di Moonfog Productions, già tormentato dalle visioni non meno apocalittiche e distopiche di Aldrahn e Satyr altrove: il suo nome è Thorns, e porta l’Inferno con sé. Pagan Storm Webzine ha reso omaggio al lavoro di Snorre Ruch con una dotta analisi dell’opera, che però solo l’inflizione punitiva di tracce come “Interface To God” può spiegare in maniera esaustiva. Dalla Norvegia in preda agli incubi di inizio millennio torniamo per il gran finale ancora più indietro e chiediamo perdono per esserci fatti sfuggire (per il momento) un trattamento analogo in favore di una delle massime vette raggiunte dalla Svezia del 1996, tutto fuorché avara di grandi dischi. Nonostante l’accavallamento tra Burzum e Thorns abbia giocato a sfavore, i Vinterland di Welcome My Last Chapter” meritano tutte le lodi che è possibile fare loro, e che promettiamo solennemente arriveranno con gli interessi non appena sarà possibile staccarci dalla meraviglia culminante nel pianoforte della splendida “Wings Of Sorrow”.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Enslaved“Fenris” (from Frost”, Osmose Productions 1994)

2. Goifer“Grabschlöfer” (from Grabschlöfer” (Demo), Repose Records 2021)

3. Nodfyr“Mijn Oude Volk” (from Eigenheid”, Ván Records 2021)

4. Nordgeist“Revenge” (from Frostwinter”, Kunsthall Produktionen 2021)

5. Metsatöll“Hõim” (from Hõim” (Single), Autoprodotto 2021)

6. Wode“Vanish Beneath” (from Burn In Many Mirrors”, 20 Buck Spin Records 2021)

7. Thorns“Interface To God” (from Thorns”, Moonfog Productions 2001)

8. Thyrfing“De Ödeslösa” (from De Ödeslösa”, NoiseArt Records 2013)

9. Temnozor“As The Autumn Razors Sing Above My Veins” (from Folkstorm Of The Azure Nights”, Morbid Winter Records 2005)

10. Vinterland“Wings Of Sorrow” (from Welcome My Last Chapter”, No Fashion Records 1996)

Michele “Ordog” Finelli

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