Weekly Playlist N.01 (2021)

 

Ne sono proprio successe di tutti i colori durante i venti giorni di pausa annuale trascorsi dall’ultimo appuntamento da queste parti, segnati da premature dipartite che ci saremmo evitati volentieri ed avventure tragicomiche senza le quali invece la vita sarebbe un po’ meno divertente. A prescindere però da quanto i personaggi più chiacchierati del momento abbiano a che fare coi nostri generi di competenza, ciò che realmente ci ha tenuti impegnati in questi primi attimi di 2021 è stato il concepimento ufficiale e conseguente avvio (finalmente su sito) del progetto Darkest Past”, un archivio che permetterà a tutti i nostri quattordici lettori di consultare le varie nonché seguitissime ricorrenze festeggiate ogni anno da Pagan Storm Webzine senza dover penare con la barra di ricerca di Facebook; e a proposito del sito blu in perenne caduta di popolarità nonché comodità d’utilizzo, inutile specificare come un pregio di tale iniziativa sia anche solo quello di rendere di nuovo disponibili al pubblico i nostri articoli in tributo a quegli album contrassegnati dal marchio Burzum, cancellati per ben note ragioni ma ora tutti recuperati e pronti ad essere archiviati e riportati sani e salvi qui in futuro.
La piccola vendetta privata verso il noto social network non poteva però dirsi conclusa con solamente un doveroso speciale dedicato ai venticinque anni del divino Filosofem”, ed è così che oltre alle grafiche mozzafiato apprestate sopra e sotto per l’occasione del presente articolo e della prima playlist dell’anno, l’onore di accendere i fuochi che divamperanno per i prossimi dodici mesi non può che andare al riff senza eguali di “Dunkelheit”. Non c’è tuttavia solo il fu Conte nell’ancora semivuoto elenco di mini-monografici d’antan pubblicati in queste due settimane per gli anniversari, accompagnato com’è da altri due monicker di capitale importanza per inquadrare alcuni contesti locali della vecchia Europa: sempre all’alba del 1996 vedeva infatti la luce un giorno dopo Grom”, secondo full-length degli allora rispettatissimi Behemoth che oggi ricordiamo grazie ai graffi lasciati sulla pelle da “Spellcraft And Heathendom”; mentre cinque anni ed una settimana dopo i polacchi sarà il turno dei Menhir con il loro terzo lavoro Ziuwari”, caposaldo assoluto dell’epos turingio di cui sentiamo la gloriosa title-track. Non si è infine resa necessaria alcuna operazione (nuova) in memoria dell’unico, piccolo gioiello a firma Kvist, dal momento che già in occasione del ventennale di For Kunsten Maa Vi Evig Vike” era stata pubblicata un’anomala ma completa recensione de “La Gente Deve Sapere” giustamente dedicata ad uno dei tesori più nascosti della Norvegia, cui spetta invero l’ultima parola in playlist per mezzo di “Min Lekam Er Meg Blott En Byrde”.
Ci auguriamo ad ogni modo che la rubrica passatista appena nata (alla quale pare essersi accompagnato un incremento delle nostre interazioni virtuali, peraltro assai prevedibile) non confonda le idee sulla mission prima e da sempre ultima di questo portale nero; condividere l’entusiasmo generale per le migliori uscite attuali, e se necessario aggiungervi qualche altra opera meritevole e per forza di cose ignorata dalle testate mondane gestite da paparazzi travestiti da metallari. Qualora per esempio vogliate distinguervi da chi ritiene che il Folk Metal (speriamo non inteso ampiamente) non sia un genere che piace spesso, soprattutto nel 2020 (chissà poi nel 2021, con Arkona, Dordeduh e Nokturnal Mortum ai cancelli di partenza, per citarne tre), allora vi consigliamo di provare l’esordio sulla lunga distanza dei Pagan Forest intitolato Bogu” e disponibile da qualche giorno qui: i polacchi non vi deluderanno, né sugli episodi (a)tipicamente eteni né sui tratti più movimentati tipo “Gromów Noc”. Gennaio in verità promette parecchio bene per quanto riguarda le proposte slavoniche e folkloristiche, udito e considerato anche l’attesissimo rientro in pista dei Grima a giusto due anni dall’eccellente Will Of The Primordial”. La copertina minimale di Rotten Garden”, in arrivo tra una settimana precisa e già sgraffignato dai soliti rapaci del vinile, cozza forse un pochino con l’afflato in realtà rigoglioso emesso dai russi e conservato nel singolo “Cedar And Owls”, ma se ci facciamo andare bene gli immancabili e deleteri videoclip nei boschi allora possiamo passare sopra pure a quello.
Nell’immediato non sembra dunque che rimarremo a secco di buona musica, elemento più che mai fondamentali allo scopo di rendere affrontabile la continua alternanza tra cromatismi gialli, arancioni e rossi; superfluo del resto stare a spiegare a voi appassionati quanto un anno senza concerti sia uno scherzone tirato ormai troppo per le lunghe, ma evidentemente gradito da chi ad ogni annuncio si precipita a fare la parte di quello che ne sa e che per una volta ha una scusa più che irreprensibile per disertare gli eventi senza rimetterci in punti-scena. Nel caso invece del Camunia Sonora, ancora embrionale manifestazione dalla Val Camonica la cui prima edizione è fissata per fine luglio, ai vaticini su un inevitabile fallimento si sono sostituite le malelingue su presunti membri dell’organizzazione tutt’altro che nuovi al grande circo dei promoter italiani: siano fondate o meno tali voci, il bill finora messo su è di quelli che in Italia si sono visti anche solo annunciare e pensare davvero di rado, con una rassegna di gruppi assai godibili e al tempo stesso abbastanza alfabetizzati da tenere lontano il tipico metallaro festivaliero. Volendo limitare a soli tre nomi un elenco d’ascolto che vede in realtà in ballo anche Saor, Fuath ed In The Woods… (insieme agli animatori -per noi- d’eccezione Esoteric), iniziamo col dire che la marcia sulla valle rupestre la guideranno i norvegesi Arcturus avvalendosi di tutte le magie sciorinate lungo una carriera di tre decadi, partita con l’oracolare Aspera Hiems Symfonia” di “Du Nordavind”. Unici veri animali da palco saranno i selvaggi Månegarm, che chi scrive brama di visionare dopo gli ultimi trionfi in studio ma che oggi ci ascoltiamo nella loro spensierata gioventù rappresentata dal debutto Nordstjärnans Tidsålder”, dove v’erano comunque le prime avvisaglie di gloria imperitura in “Tiden Som Komma Skall”. Non certo scatenati al pari degli svedesi ma parimenti adatti alla dimensione open-air immersa nella bruma d’ancestralità pagana alto-lombarda, i The Great Old Ones forniranno supporto con partiture contorte ed invocazioni alle cose antiche, le quali hanno sempre guidato i passi dei giovani francesi sin dalla definitiva conferma giunta col secondogenito Tekeli-Li”. Niente male insomma per un festival in nord Italia probabilmente orchestrato da eroi che tutti conosciamo e amiamo: ma pur gradendone l’atmosfera meno caciarona della media il sottoscritto continua a rimpiangere il clima di onesto svacco che permeava l’ancora silente Frantic Fest. Nella non più tanto remota eventualità di un ulteriore posticipo, gli americani Wolves In The Throne Room ci hanno rassicurato circa una calata al Legend Club di Milano il 12 novembre con a seguito proprio gli altri invitati al galà abruzzese Blood Incantation; dunque dopo i bisonti tatuati anche i lupi entreranno di forza nella sala del trono, e noialtri siamo sicuri che la devasteranno con l’impeto della magica “Astral Blood” se non dell’intero Celestial Lineage”.

Ascoltatela interagendo con il tasto play sottostante. Buona scoperta!

 

1. Burzum“Dunkelheit” (from Filosofem”, Misanthropy Records 1996)

2. Pagan Forest“Gromów Noc” (from Bogu”, Werewolf Promotion 2021)

3. Månegarm“Tiden Som Komma Skall” (from Nordstjärnans Tidsålder”, Displeased Records 1998)

4. Grima“Cedar And Owls” (from Rotten Garden”, Naturmacht Productions 2021)

5. Wolves In The Throne Room“Astral Blood” (from Celestial Lineage”, Southern Lord Recordings 2011)

6. Menhir“Ziuwari” (from Ziuwari”, Skaldic Art Productions 2001)

7. Behemoth“Spellcraft And Heathendom” (from Grom”, Solstitium Records 1996)

8. Arcturus“Du Nordavind” (from Aspera Hiems Symfonia”, Ancient Lore Records 1996)

9. The Great Old Ones“The Elder Things” (from Tekeli-Li”, Les Acteurs De L’Ombre Productions 2014)

10. Kvist“Min Lekam Er Meg Blott En Byrde” (from For Kunsten Maa Vi Evig Vike”, Avantgarde Music 1996)

Michele “Ordog” Finelli

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