Thyrfing – “De Ödeslösa” (2013)

Artist: Thyrfing
Title: De Ödeslösa
Label: NoiseArt Records
Year: 2013
Genre: Viking/Black Metal
Country: Svezia

Tracklist:
1. “Mot Helgrind”
2. “Fordom”
3. “Veners Förfall”
4. “Illvilja”
5. “Kamp”
6. “Relik”
7. “Vindöga”
8. “De Ödeslösa”

Il 2013 ha testimoniato il ritorno di un act che definire rappresentativo del genere di appartenenza può risultare addirittura riduttivo.
“De Ödeslösa” è il titolo della settima fatica su full-length degli svedesi Thyrfing, nati a Stoccolma nel 1995 e tra i primi ad esportare fuori dai confini nazionali (ma, invero, mai come avrebbero meritato) una nuance di Viking/Black Metal che avrebbe avuto tanto successo a partire dai primi anni 2000.

Il logo della band

La qualità sempre eccelsa dei sei precedenti lavori in studio della band è riconosciuta all’unanimità degli appassionati delle sonorità in cui si destreggiano i Nostri, tuttavia è lecito asserire che in vent’anni suonati di carriera (ricorre proprio quest’anno una serie di show commemorativi del ventennale, che purtroppo ha visto anche lo sfortunato abbandono del tastierista Peter Löf, co-fondatore del combo, nei riguardi del quale la band si è dichiarata non intenzionata a rimpiazzare in futuro) avrebbero senz’altro meritato ben altra notorietà e visibilità.
La maledetta e leggendaria spada “Thyrfing” dalla quale prende nome il monicker della band è ancora una volta presente a campeggiare nello splendido logo in copertina (anch’essa incredibilmente evocativa e più che adatta alle musiche contenute), così come l’indomita ricerca di sonorità e coraggiosa evoluzione di sound che da oltre quattro dischi accompagna i Nostri, ed è bene dire che -probabilmente- ad oggi questo è il disco che sublima la ricerca stilistica iniziata con “Vansinnesvisor” del 2002 (Hammerheart Records), con l’introduzione di ammorbidimenti ragionati e irresistibili, e solo iniziata con un disco che si poneva come trait d’union come l’importantissimo “Urkraft” del 2000.

La band

Senza ombra di dubbio ci troviamo innanzi al disco più ragionato della band: “De Ödeslösa” è infatti il tassello mancante che aiuterà chi aveva faticato ad apprezzare il precedente “Hels Vite” (prima prova in studio dell’ex-Naglfar, Jens Rydén, con i Thyrfing) portando il suono di quest’ultimo -ancora una volta- ad un nuovo livello, merito anche della variegatissima ed eclettica ugola dell’ultimo arrivato e nuovo vero asso nella manica che ha permesso alla band di raggiungere al meglio il tipo di sonorità ricercato già in un disco come “Farsotstider” (2005, Regain Records).
Nel disco sono riscontrabili in particolare mid-tempo sempre adornati da una patina di malinconia perenne, con momenti immancabili di maggiore ed ispiratissima carica, alternata ad epicità e la sensazione generale di atmosfere sempre più cupe dalle tinte sovente Dark, ma al contempo catchy ed orecchiabili nella loro semplicità esecutiva.
Al netto della semplicità melodica (mai scontata) troviamo invece una ricercatezza negli arrangiamenti invidiabile ed irraggiungibile dalla maggior parte degli altri act in circolazione: stia lontano chi, in questo genere, cerca solo tarantelle o toni usa-e-getta.
Le tastiere di Peter Löf che, insieme alla voce di Rydén, rappresentano il vero punto di forza del disco, garantiscono perenne drammaticità ai pezzi, con melodie spettrali quando non epiche e battagliere (ad onor di cronaca, man mano che la band “cresce” queste tendono ad allontanarsi da essa, maturazione innegabile) con ricami sempre azzeccati, mai invasivi o stucchevoli, incisivi e fondamentali.
Inutile girarci attorno: i quarantasei minuti che compongono “De Ödeslösa”, con le sue otto tracce di media durata sistemate alla perfezione nella tracklist, sono uno più bello dell’altro e si susseguono con un’eleganza e una classe sul serio fuori dal comune.
Gran parte delle caratteristiche del disco sono riscontrabili in ogni pezzo (pur distinguendosi tutti per varietà ed incredibile qualità), iniziando con l’opener “Mot Helgrind” che al netto della sua orecchiabilità fornisce strutture ricercate e in salita con gli ascolti svariati, continuando con quello che fu scelto come singolo (“Veners Förfall”) per la rappresentatività delle sonorità del platter, finendo con l’imponenza della title-track posta in chiusura e la cupa “Vindöga” (che come accoppiata garantiscono i momenti più sublimi dell’intero disco, proprio a dover scegliere), passando per il pezzo più atipico ed eclettico, quella folkloristica e a tratti psichedelica “Kamp” che richiama un certo tipo di Hard Rock settantiano nel riffing.

Fatelo vostro: lasciatevi trasportare dalle note del (al tempo) sestetto svedese ed emozionatevi di fronte ad un’opera come “De Ödeslösa”, che riesce proprio dove (apparentemente) il precedente “Hels Vite” non riusciva.
Consigliati loro, avvisati ed avvertiti voi. Non ve ne pentirete.

Matteo “Theo” Damiani

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