Nova – “Veniamo Dal Cielo” (2019)

Artist: Nova
Title: Veniamo Dal Cielo
Label: Aeternitas Tenebrarum
Year: 2019
Genre: Black Metal
Country: Italia

Tracklist:
1. “Durezza E Asceticismo”
2. “Veniamo Dal Cielo”
3. “In Lotta Elevata”
4. “Fregata Covadonga”
5. “Noi Mai Vinti”
6. “La Guerra Delle Ombre”
7. “Crudele Alba”
8. “Dio Del Ghiaccio E Del Lampo”
9. “Trovare Chiuso”

Certi artisti non creano per regalare un frutto futuro il cui succo possa donare un qualche sollievo immateriale al commensale, né per aggiungere alcunché in atto costruttivo ad una realtà che percepiscono forzata e circostante – certi artisti vedono il loro lavoro (una missione personale, con ogni probabilità) come un atto di ribellione, una rivolta ultima nei confronti del mondo intero nonché canale principe per trasmettere uno sdegno estremo verso ciò che loro malgrado li circonda come veleno. Che a titolo individuale si ritrovino poi costretti a venire a patti con l’esperienza materiale di tutti i giorni, all’inevitabile compromesso vitale, è fatto di poco conto in quanto la sospensione dell’essere (inteso come concetto più puro dell’esistenza) trova in questo caso la sua via veicolare prima ed ultima tramite lo sviluppo -segreto o meno- di un’antitesi provvista di (e legittimata da) visione distaccata. Non lavorano, in sintesi, per creare bensì per distruggere: certi artisti vogliono solo vedere la loro arte torreggiare distante, silenzio di Abele a riempire l’etere, orizzonte di sola devastazione lungo la sua prospettiva.

Il logo della band

I Nova giungono al terzo full-length per chiarire dunque ad altre lettere un concetto a cui tengono prepotentemente fin dal debutto “Il Ritorno” (“Inno Al Rogo”, “Un Mondo Senza L’Uomo”), e ribadito in “Soli Contro Il Mondo”, tramite un idioma filtrato d’esperienza mistica e perciò a tratti volutamente inafferrabile, sconsacrato di nichilismo esistenziale o della nera misantropia tipica del genere e consacrato invece alla mancanza totale di appartenenza al piano scibile tramite la figura di un sentimento d’elezione, di provenienza divina; “Veniamo Dal Cielo” è in questo senso un disco criptico benché graziato da una smaccata immediatezza d’approccio (quanto in realtà non d’intenti), veloce ma non eccessivamente lineare, sfaccettato perché provvisto di diversi piani di lettura ognuno anche estraibile dal suo contesto e dotato di possibilità realizzative totalmente autonome, nonostante musicalmente la mezz’ora abbondante voli leggera e punti il tutto per tutto sull’impatto più frontale, distruttivo, infausto e spasmodico, in termini oltremodo viscerali.

La band

Il risultato -anche se (solo) apparentemente povero in realizzazione- è un’autentica sorpresa, specialmente qualora si provenga dall’esperienza d’ascolto del precedente “Soli Contro Il Mondo”; lungi dall’essere un disco di fronzoli, il secondo album dei Nova mostrava nondimeno una rifinitura delle potenzialità di arrangiamento ulteriore (le tastiere, i fiati, gli effetti da processo sintetico e non) farsi decisamente più larga e variopinta rispetto al debutto. “Veniamo Dal Cielo” taglia proprio in questo senso e asciuga il suono della band vicentina portandola a riassumere la maturazione del precedente album in strutture più complesse, dando dentro di pedale in fatto di velocità – una fretta, un fuoco quasi esuberante che è sinonimo di urgenza consacrante rasoi e corde, a bruciare dall’interno dei brani e a renderli oltremodo affilati e taglienti; l’incisività della condensa compositiva fa sì che in più d’una occasione i pezzi sembrino concludersi prima di raggiungere il loro più alto o speculativo potenziale espressivo, ma non è altro che un’illusione sapientemente orchestrata dai Nova per lasciare costantemente fame all’ascoltatore e far continuamente ripartire il disco (dal principio o tra un brano e l’altro allo stesso modo) come una trivella automatica.
Ciò che “Veniamo Dal Cielo” trasmette tramite una cifra stilistica asciugata è dosato in lampi e visioni, tramite inchiostro simpatico di precedente donazione (anche se, previa conoscenza, i sample vocali e le continue citazioni aiutano la decifrazione), somministrato (al contrario del fluire generale della sua irruente musica) con estrema pazienza e ricerca, un trobar clus che si fa largo solo nella mente libera e rilassata tra un ascolto e l’altro anche per la scelta di rilegare un’altra volta il comparto vocale sul fondo del mix e a toni generalmente bassi ed inafferrabili, perché travolti dalla danza delle distorsioni; parimenti colpiscono la perizia e la grande varietà del chitarrismo, che ciononostante fluisce in perfetta armonia sfrigolante ed estremamente compatto, fuoriuscendosene al bisogno dal coacervo con toni inusuali: un tratto sicuramente da sempre centrale nella musica del gruppo ma che oggi diviene ancora più totalizzante per via di una ridotta volontà d’intaccare la purezza del canale espressivo Black Metal tramite un minore uso di elementi esterni. Pur mostrandosi questo un aspetto di sicuro interesse fin dai primi ascolti, si rivela al meglio col tempo e solo una volta colta la serie di dettagli armonici nel chitarrismo (più che spigoloso, ricco di corposità e pieno di ricercato equilibrio), nell’impellenza dei corni che risuonano prima del massacro condotto da un cavaliere inesistente corazzato di speranza armata, nelle malleabilità Rock ‘N’ Roll che si fanno più sporadiche (ma gustosissime) in favore di una distruttività illuminata che sa essere granitica per avversione ma interessante per ispirazione.
Nonostante l’aumento della complessità ritmica e di esecuzione come metafora d’imminenza, i Nova riescono infatti, nella compressione, ad incastrare dettagli e finezze non comuni (anche metriche, nonostante il ruolo apparentemente secondario della voce intesa come strumento – si prenda d’esempio “Noi Mai Vinti”), non ultime quelle che propongono un taglio più spirituale e orientale all’atmosfera della loro musica (“La Guerra Delle Ombre”, in lampante obiettività e diversità, ma non solo – “In Lotta Elevata” a fare capolino per grandezza) benché rimanga fortemente marziale in intenti: una belligeranza che si colora del calore del sole e si tinge dei tocchi squisitamente italiani di uno spirito infuocato che è quasi subliminale nello sbucare dalla devastazione a cui “Veniamo Dal Cielo” sottopone con la costanza granitica di una sezione ritmica mai così solida, consistente, fitta, e mai lanciata in velocità d’assalto così disperate prima d’ora.

Il terzo colpo dei Nova è quindi un disco che si ascolta (e si lascia senz’altro ascoltare) d’un fiato ma da assaporare lentamente, in quanto non fa di una maturazione esplicita e roboante (come poteva essere il caso di “Soli Contro Il Mondo”), bensì di quella più finemente implicita, la sua arma più incisiva e -a conti fatti- vincente: non un passo indietro, non uno in avanti, ma presumibilmente più inquadrabile come uno scarto volontariamente e pregevolmente laterale, quello di “Veniamo Dal Cielo” è il Black Metal del noi contro loro, quello dell’avversione più totale al fardello del corpo e alla realtà corrotta del visibile che si esprime tramite sintesi esiziale, della retta intransigenza dell’integerrimo che diventa bendata e guarda al divino, della necessità crepuscolare di un tramonto degli dèi che riempa l’abisso del cuore con un ardore inestinguibile – prendere o lasciare.

“Certi uomini non si possono comprare né dominare, non ci si ragiona né ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo.”

Matteo “Theo” Damiani

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