Luglio 2017 – Sun Of The Sleepless

 

I mesi estivi, lo sappiamo, sono (quasi) sempre sinonimo di calo in musica… O spostamento netto su altre sonorità. Smentiteci se riuscite, i nostri generi di riferimento poco e/o mal si prestano al caldo torrido e le release diventano gradualmente e strategicamente sempre di meno con l’aumentare della temperatura.
Luglio è stato qualitativamente scarso, soprattutto se confrontato con alcuni dei proficui mesi che l’hanno preceduto, ma ovviamente non manca dell’interessante nuova musica uscita da consigliarvi. In particolare, la redazione si è ritrovata questa volta ben decisa e concorde sulla prima uscita su full-length dei tedeschi Sun Of The Sleepless, progetto solista dell’impegnato Markus Stock che, tra produzioni nei suoi studi, lavoro sottobanco con gli Empyrium, The Vision Bleak, e collaborazione con la putativa Prophecy Productions trova il tempo per riesumare un impegno vecchio di ben diciotto anni (!) e rilasciarne finalmente un intero disco.
Sicuramente grossa parte del mondo Metal che ci segue attendeva al varco soprattutto il nuovo album degli ormai celeberrimi finlandesi Wintersun; abbiamo avuto modo di discutere anche di loro, insieme a due altre belle sorprese.
Ed è in questo modo che ci siamo espressi…

 

 

“Un Black Metal dilatato, romantico, lettarario e dall’approccio fortemente poetico è ciò che troverete scavando tra le note di “To The Elements” dei tedeschi Sun Of The Sleepless. Il riesumato progetto del deus-ex machina degli Empyrium vuole essere malinconico e ci riesce senz’altro, pur mancando un paio di obiettivi emotivi (e stilistici) nel donare qualcosa di realmente unico, sebbene delizi comunque con musica ben scritta e dalla capace forgia, sicuramente interessante per chi vuole ascoltare l’operato del mastermind tedesco con un filtro più aggressivo. Tra i più profondi momenti emozionanti e un’amara inconsistenza di fondo che sbuca fuori dalla perfetta formalità, sicuramente ce lo dimenticheremo, ma non prima di aver donato qualche meritato ascolto alle sue trame melodiche, epiche e delicate.”

(Leggi di più nella colonna settimanale su “Motions”, qui.)

“Disco di esperienza da parte del buon Ulf Theodor Schwadorf. Il progetto Sun Of The Sleepless ci regala musica di qualità che risulta nel complesso piacevole, ma che si rivela incapace nel lasciare il segno e nel coinvolgere appieno l’ascoltatore. A brani eccellenti come “Phoenix Rise” e “Where In My Childhood Lived A Witch” si alternano momenti quasi fini a se stessi che intaccano la valutazione finale dell’album.”

I Sun Of The Sleepless sono qualcosa in più che qualche idea abbandonata nel cassetto dei side-project: riffing e melodie in tremolo ispirate, parti acustiche calde e avvolgenti e cori ben amalgamati creano un flusso caratterizzato da una poeticità dal sapore tedesco che richiama indissolubilmente il progetto principale di Schwadorf. Un disco solido, piacevole e composto da un artista indubbiamente capace, ma che non colpisce particolarmente per innovazione e che in tutta probabilità non girerà molto a lungo nello stereo degli ascoltatori più pretenziosi.

“Primo full-length a distanza di molti anni dalla sua fondazione per il progetto solista di Markus Stock, che confeziona un prodotto magistrale in cui un Black Metal di matrice classica (alla norvegese) si combina perfettamente agli attimi malinconici del lavoro (stiamo pur sempre parlando del leader degli Empyrium, eh!). Esempio ne è la seconda traccia “Motions”. Non mancano nemmeno i momenti da headbanging come nella quarta traccia “Where In My Childhood Lived A Witch”, ottima per un concerto. Il disco raggiunge l’apice con la conclusiva “Phoenix Rise”. Una buona e convincente prima prova.”

“Un ritorno forse inatteso quanto inaspettatamente sorprendente quello della creatura “secondaria” di Ulf Theodor Schwadorf, noto ai più come co-fondatore degli Empyrium. Il Black Metal di “To The Elements” è diretto e conciso, per certi versi quasi nostalgico, seppur corredato al punto giusto da momenti più epici e distesi e da una produzione esemplare, che ne valorizzano la semplicità.

“Questo mese, il nuovo debutto targato Sun Of The Sleepless riesce ad emergere dal mucchio. “To The Elements” presenta riff statici, ma efficaci. L’atmosfera Black viene smaltita da svariati cori e riverberi, andando a creare un ambiente ricco di suoni.”

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Un terzo disco dei Wintersun? “Time II”? No. Non riassumeremo la vicenda ora e qui – per gran parte della redazione non merita nemmeno di essere ricapitolata. Vi basti sapere che, nonostante abbia lasciato grossa indifferenza in buona parte di chi scrive per voi ogni giorno su queste pagine (bussola persa possibilmente per sempre? Siete ancora capaci di scrivere pezzi o no?), i nostri Hiemal e Feanor sono pronti a consigliarvelo controcorrente. Il disco è uscito due settimane fa per Nuclear Blast e considerati (o meno) i mezzi infiniti potrebbe risultare di una banalità spiazzante. Ma hanno le loro buone motivazioni. Ecco il perché.

“Fortemente bistrattato ancora prima della sua uscita, “The Forest Seasons” è in realtà un disco che merita più ascolti e risulta difficilmente riducibile ad un semplice album di mestiere. Partendo da sonorità decisamente assimilabili ai primi lavori degli Ensiferum, gli Wintersun si spostano poi su coordinate vicine al Black Metal sinfonico e melodico, per risolvere infine su toni più drammatici ed arricchiti dall’ottima ed espressiva prestazione vocale in clean di Jari Mäenpää. Il tutto scorre non privo di qualche momento sottotono, che comunque non finisce per inficiare il giudizio globalmente positivo sull’opera.

“Ci vuole una gran pazienza per essere fan dei Wintersun, ma fortunatamente il sottoscritto ne ha parecchia. Ottimo disco dalle modalità casarecce, “The Forest Seasons”, che sebbene soffra di una produzione non proprio pulita rispetto a quella del precedente “Time I”, offre degli spunti interessanti in vista di un futuro e ipotetico “Time II”: linee vocali del padre-padrone del progetto Jari Mäenpää che rasentano il sublime nella conclusiva e struggente “Loneliness (Winter)”, gradite influenze di matrice Dissection nella terza traccia “Eternal Darkness (Autumn)”, probabilmente il pezzo più violento e oscuro della loro discografia. In sintesi un ottimo album, nonostante le classiche critiche (extra-musicali) che gravitano intorno al gruppo, zittite in questo caso dalla musica.”

 

I nostrani A Pale December che rilasciano il loro primo full-length totalmente autoprodotto, mettendosi in mostra con abilità, padronanza dei propri mezzi e diverse buone idee. Non privi di una discreta voglia di (stra)fare, che per alcuni versi li ha quasi penalizzati…

“Se siete ancora in lutto per gli Agalloch come andate dicendo, tendete le orecchie qui! I giovani A Pale December, con il loro interessante debutto “The Shrine Of Primal Fire”, hanno composto e realizzato qualcosa che potrebbe fare al caso vostro: dosi massicce di riferimenti al progetto americano sono alla base delle influenze del duo, pur provvisto di grande (a tratti anche irruentemente eccessiva) inclinazione alla sperimentalità, nonché maggior efferatezza. Lo stile è vario e, nonostante qualche deficit in fase di auto-produzione, la bontà delle tante idee del gruppo è ben manifesta, seppur il songwriting sia ancora decisamente affinabile ed auspicabilmente incanalabile in una direzione più coesiva, propria e sfruttante appieno gli ottimi spunti presenti.”

 

I Maglor, progetto Folk Metal canadese dai connotati Tolkieniani che riceve la nomination singola del nostro Feanor, chiudendo l’articolo di questo mese con il loro secondo full “Asunder”, uscito il 17 luglio per la piccola Sounds Of The Land Records a distanza di ben cinque anni dal debutto “The Call Of The Forest”.

“Secondo album per i canadesi Maglor, che si aggiungono alla schiera sempre più affollata dei gruppi favoriti come prossimi eredi dei Maestri Summoning. In questo caso la matrice epica è onnipresente, ma in una versione più oscura e Folk, dove anche le chitarre fanno il loro dovere in contemporanea e gioco con le tastiere. Un buon prodotto di un progetto pur sempre allievo, in attesa del ritorno dei Maestri.”

 

E ora, rotta verso agosto! Potete darci ragione o smentirci portando con voi sotto l’ombrellone (o in montagna? O al lago? Andrà benissimo anche abbassare gli scuri e restare nell’ombra delle vostre metropoli, la musica non necessita di spazi fisici…) i dischi consigliati mentre aspettate ciò che è in uscita, come di consueto già consultabile tramite il nostro calendario delle uscite annuali costantemente aggiornato. Prossimo appuntamento ad inizio settembre.

 

Matteo “Theo” Damiani

 

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