Column N.36 – Fyrnask & Arkhtinn (2018)

 

Non è ancora un pezzo in anteprima dal nuovo album, non ancora. Ma un uccellino ci dice che nel Black Metal atmosferico e originalissimo dei tedeschi Fyrnask che andrete ad ascoltare nel prossimo full-length (su cui ancora non possiamo darvi ulteriori dettagli, ma che non dovrete aspettare ancora per moltissimo…) ci saranno in accompagnamento degli elementi molto vicini a quelli ora sperimentati nei sei minuti e mezzo di “Kupfferwazzer”: brano inedito realizzato in collaborazione con niente popò-di-meno-che Inkantator Koura dei Mosaic che vi ha steso sopra liriche e un’evocativa recitazione. L’occasione di pubblicazione è quella del nastro commemorativo dell’ultima edizione del peculiare festival ideato e messo su proprio dal mastermind dei Mosaic (Samhain Celebration), a cui hanno recentemente preso parte come headliner anche i Fyrnask, che include una compilation di altro materiale più o meno inedito da parte di tutti gli altri artisti presenti alla serata (li trovate listati nella tracklist e potete ascoltarli tutti qui).
Ah, giusto per mettere le cose in chiaro: questa volta di Black Metal non ne trovate, quindi non aspettatene. Quel che potete però ascoltare è un interessante esperimento, presumibilmente unico, che gioca con le atmosfere ad ogni modo già tipiche e distintive in particolare dell’ultima prova dei Fyrnask (tanto che il pezzo successivo nella cassetta è la riproposta di “Vitrun”, bonus track esclusiva al 7″ che accompagnava la versione in vinile di “Fórn”) puntando però solo sulla sua parte Dark-Ambient, in questo caso dai movimenti così riflessivi e meditativi da risultare quasi monastici. Diciamo un’interpretazione meno movimentata, per chi bazzica un po’ del mondo di queste parallele sonorità, di ciò che un compositore come lo splendido Ulf Söderberg scrive nei suoi Sephiroth o come solista. Mentre aspettate dunque di ascoltare la portata principale nel quarto disco dei tedeschi, se non vi emozionate con i mormorii gregoriani finali del brano potete seriamente prendere in considerazione di non avere un’anima.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. Aether – “Des Weges Ende”
2. Fyrnask & Mosaic “Kupfferwazzer”

3. Fyrnask – “Vitran”
4. Turia – “Waterzucht”
5. Nahtrunar – “Der Durst Der Erde”
6. Mosaic – “Licht Und Blut”
7. Mosaic – “Kein Licht, Kein Laut”
8. Mosaic – “Das Lied Vom Köhler”
9. Apoptose – “Hexenring Im Herbst”
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Fallen Empire Records non si smentisce nemmeno prima della sua definitiva (?) chiusura, annunciata ormai da qualche secolo e prevista per fine anno, proponendoci (via digitale) un disco dal titolo in ideogrammi cinesi che da cinesi non è stato fatto. Chi conosce l’attività della label, che negli ultimi anni ha fatto dell’incomprensibilità e della cripticità ostentata una vera bandiera, non sarà più di tanto stupito soprattutto perché in questo caso stiamo parlando di uno dei pezzi (più) forti del roster della quasi-fu etichetta di Portland: gli altrettanto misteriosi, ma in fortissima maturazione, Arkhtinn.
Sì, sì, qualcuno di voi ricorda bene: quelli di febbraio col demo che non era un vero demo e che fondevano (rigorosamente su cassetta) del Black Metal cosmico e nero pece à la Darkspace con un’altra metà separata di cristallino Ambient astrale.
Fatto il riassunto delle (sei) puntate precedenti, è questa volta la tedesca Amor Fati Productions ad aver rilasciato questa settimana la versione fisica di “最初の災害” degli Arkhtinn; per la prima volta un vero titolo (dopo le sei mere numerazioni dei “demo”) e una label a rilasciare il disco anche su CD e vinile, semplicemente perché in questo caso si tratta del primo autentico full-length del gruppo in cui -finalmente- le due facce della descritta medaglia sono state (come preannunciato) perfettamente amalgamate in un fluire che prende le mosse dai padrini spirituali svizzeri per creare qualcosa che -per l’impiego di effetti, tastiere e sintetizzatori- dimostra di avere atmosfera e taglio melodicamente distante dall’oscurità impenetrabile degli ispiratori.
In particolare nel suo secondo brano (di due, ognuno dei quali sberla da venti e passa minuti) i membri del ПРАВА Коллектив (un po’ di cirillico per non farci mancare nulla) si mostrano al meglio, facendo ancora piacevolmente coincidere il loro Ambient/Black Metal con la lezione iper-estrema Darkspace/Paysage D’Hiver (ecc), evolvendo però da qui una personale direzione ben più approcciabile e chiara, se si può dire anche luminosa, per i contrasti con gli strilli lancinanti e drum-machine a velocità inverosimili – ma decisamente più intelligibili. Un ottimo compromesso (o magari un punto di partenza?) per quei (speriamo pochi) miscredenti che non sono mai riusciti ad entrare nel mondo degli svizzeri, pur rimanendone affascinati per stile, ma un ascolto consigliato in generale un po’ a chiunque apprezzi derive cosmiche senza formaggio nel suo Black Metal.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “一番”
2. “二番”
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Matteo “Theo” Damiani

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