Column N.04 – Grusig & Drawn Into Descent (2019)

 

La prima bomba estrema dell’anno, se non altro prima in quanto pubblicata nella sua interezza, ce la consegnano impacchettata col filo spinato gli svizzeri Grusig. Il bigliettino che l’accompagna recita “Dr Ahfang Vor Misäärä” (ipotetica variante in dialetto svizzero-tedesco stretto di “l’inizio della miseria”?), la provenienza Berna e il mittente è una misconosciuta -ma da oggi sicuramente meritevole di occhio a scrutarne le prossime pubblicazioni- Northern Fog Records.
Che la Svizzera sia stata negli anni terreno fertilissimo per sensazioni di ogni genere nel Black Metal (fin dai suoi più primigeni albori, in realtà) ed estremismi adiacenti è dato assodato e non ci stancheremo mai di ripeterlo; che negli ultimissimi anni, poi, l’eminentemente imparziale nazione abbia in particolare messo il turbo con l’esplosione dalle fogne del suo underground di (per citare giusto i preferiti di chi vi scrive) Tardigrada, Ungfell e chi si ricorda cos’altro, è un altro dato di fatto – ancora possibilmente sconosciuto ai più, ma che il sottoscritto è pronto a dirsi certo verrà accettato e rispettato come tale nei prossimi anni. Dall’inizio del 2019, ad aggiungersi al gotha dei più belli tra i belli ci sono anche i Grusig con il loro debutto assoluto, direttamente su full-length, di cui parleremo più approfonditamente prestissimo ma che oggi iniziamo ad introdurre (sarebbe un peccato incredibile perderne occasione) con un pezzo che -in particolare- non potrà non incuriosirvi: “Schtadtbrand 1405” da sola vale l’acquisto del biglietto per l’intera succulenta giostra e, pur non svelando neanche lontanamente tutte le ottime carte di “Dr Ahfang Vor Misäärä”, chiarisce senza mezze misure l’estetica del duo che si definisce (paradossalmente, quanto efficacemente) gloomy blues / Black Blues e che offre nella pratica una miscela già assolutamente originale di Black Metal e ritmi dall’irrefrenabile piglio swing-y, una malcelata passione per la più sporca musica tradizional-popolare, riffoni irresistibili, un gusto ritmico d’invidiabile sinergia con quello melodico e d’arrangiamento, e varie (ma varie!) stramberie che in caso vi lascino indifferenti… Beh…

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Dr Ahfang Vor Misäärä”
2. “Schtadtbrand 1405”
3. “Meitschibei”
4. “Ds Fautschä Paradies”
5. “Was Ewig Währt”
6. “Denn, Wenn Dr Wind Di Tod Besingt”
7. “Ä Schüchi Liäbälei”
/
/
/
/
/
/
/
/

Non contenta, o quantomeno totalmente soddisfatta, di guadagnare gli ennesimi e proverbiali punti per la pubblicazione del nuovo Saor tra meno di due settimane, Avantgarde Music finirà probabilmente per regalarci a marzo un altro metafisico tassello in quel corollario di Black Metal atmosferico anno domini 2019 che sembra stia per vivere una seconda giovinezza nei prossimi mesi, dopo un sostanziale ed evidente appisolamento (generale) negli ultimi anni.
Vero è che non si tratta di novità su questo fronte, dato che, fondamentalmente, nell’arco degli ultimi quattro-cinque in particolare, la label meneghina non se n’è fatto scappare mezzo lanciando persino alcuni tra i migliori in circolazione nel sotto-genere (le ferite dei Downfall Of Nur e dei Selvans non ce le scorderemo mai comunque vada), ma in questo caso si parlerà di qualcosa di particolarmente tendente ad un certo gusto depressivo centro-europeo: il sophomore album che qualcuno attendeva dai Drawn Into Descent, dal Belgio, che già si erano mostrati capaci di creare musica nel 2015 con l’omonimo uscito per Immortal Frost Productions.
“The Endless Endeavour” arriverà sugli scaffali il 15 marzo e “Wither” in dieci cospicui minuti lo anticipa nel migliore dei modi, facendo strappare alla band -per stile- un potenziale biglietto da visita come eredi degli indimenticabili Nyktalgia. Fortunatamente, ciò non toglie che i nostri stiano sviluppando personalità da vendere: le urla strazianti che si stagliano come lame sulle malinconiche e quasi leggiadre linee chitarristiche dal gusto Dark/Goth pronte nel creare luminose aperture nei vortici neri che vanno a sostituire, sono solo specchio di un gusto che si snoda e tramuta in -gaze prima di culminare nell’inaspettato finale di veloci fraseggi di batteria circolari sui piatti à la Post-Punk, nonché indizio di un potenziale impressionista nel creare musica dalle coordinate rarefatte che, ciononostante, non dimentica mai la sua funzione prima nel rimanere aggressiva, sporca, ritmicamente accattivante, punchy e allo stesso tempo genuinamente ed emotivamente suadente.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Dystopia”
2. “Wither”
3. “Death…”
4. “…Embrace Me”
5. “The Endless Endeavour”
/
/
/
/
/
/
/
/
/
/
/

Matteo “Theo” Damiani

Precedente Pagan Storm News: 25/01 - 31/01 Successivo I Concerti della Settimana: 04/02 - 10/02