Chaos Moon – “Eschaton Mémoire” (2017)

Artist: Chaos Moon
Title: Eschaton Mémoire
Label: Blood Music
Year: 2017
Genre: Psychedelic Black Metal
Country: U.S.A.

Tracklist:
1. “The Pillar, The Fall And The Key (Part I)”
2. “The Pillar, The Fall And The Key (Part II)”
3. “Of Wrath And Forbidden Wisdom”
4. “Eschaton Mémoire (Part I)”
5. “Eschaton Mémoire (Part II)”

Voluminosi, simmetrici rintocchi gelidi di sequencer, una nebbia indistinta lascia trapelare un’eco fievole che soffusa e quasi muta gridano immote parole di burzumiana memoria, immantinente zittita da un modernismo estetico che si colora di astrattismo.
È però necessario andare con ordine, ora, dal momento che i Chaos Moon sono un’entità -allo stadio corrente- un po’ anomala, ed il loro nuovo e quarto album “Eschaton Mémoire” è, in preliminare sintesi introduttiva, la diretta concausa del discorso.

Il logo della band

L’attualmente impegnatissimo Alex Poole, nome in qualche modo noto in ambito strettamente USBM, tra le cui attività più frequenti si potrebbero citare i Krieg e non di rado recentemente associato all’enigmatica cricca islandese (Skáphe e soprattutto Martröð), crea nel 2004 il progetto Chaos Moon come one-man band per veicolarvi il personale (ma inizialmente neanche troppo) universo mentale. Dagli incerti esordi, decisamente più assimilabili ad estetica Funeral Doom, vengono prodotti i primi due full-length nel 2007 e segue un periodo di pausa che dura fino all’accantono totale del progetto nel 2011. Il tutt’altro che esaltante “Resurrection Extract” (I, Voidhanger) esce nel 2014 mostrando però un netto cambio di rotta con conseguente sostanziale avvicinamento a lidi Atmospheric Black Metal, seppur ancorati ad una stanchezza compositiva lontana anni luce da ciò che troviamo oggi in “Eschaton Mémoire”.
Il motivo è presto spiegato: per composizione e realizzazione del nuovo album, i Chaos Moon diventano una band vera e propria in cui le inclinazioni personali e l’identità dei singoli sembrano aver trovato fruttuoso e fortunato incontro, grazie all’aiuto della presenza dell’ugola più acuminata di Eric Baker e a quello dei fratelli Blackburn, rispettivamente batteria e chitarra, ove l’addetto alle sei corde dei due assiste anche l’ex-deus et machina alla rarefazione di atmosfere sempre più impalpabili e -in guisa d’ossimoro- profondamente incisive.

La band

La struttura del disco appare semplice al primo sguardo: tre atti scanditi in cinque tracce, tre momentum principali e concatenati che superano ognuno la decina di minuti, sfiorando la ventina nel caso dell’ultimo. In movimento ricostruttivo, ad un rapido confronto con il precedente “Resurrection Extract” si nota come il minutaggio singolo sia qui gonfiato esponenzialmente, pur ridimensionato -al contrario- il timing complessivo dell’opera in una sintesi ben produttiva ed efficace. Tuttavia, vale la pena chiarire subito che, se il cambiamento si limitasse a questo mero aspetto tecnico, se quindi la scelta più proficua avesse unicamente scavalcato la sola incapacità di sintesi, sfortunatamente così tipica del genere, con ogni probabilità questo scritto non avrebbe nemmeno avuto luogo.
I Chaos Moon si reinventano invece dalla base ed è lampante fin dalle atmosfere che dischiudono la prima parte di “The Pillar, The Fall And The Key”: i sintetizzatori si aprono diafani e le possenti sovrastrutture dell’echo-delay nel chitarrismo congiunto creano una nebbia fredda, vaga dal principio ma in men che non si dica già penetrante ed inestricabile. Al contrario, i suoni sono per lo più incredibilmente distinti e di grande valore si rivela il preciso lavoro alla consolle dello svedese Swartadauþuz nel suo Afgrundsmysticism Studio, che fa reagire il tutto incredibilmente compatto, pur privilegiando la visione d’insieme che si adagia su colossali riverberi ed effettistica imponentemente perentoria nel sovrastare, in gioco psichedelico, il riffing dal sound secco e tagliente.
Allontanata ogni incertezza dei lavori passati, i Chaos Moon si librano nell’etere di ogni lunga e caliginosa composizione che contesse “Echaton Mémoire” senza mai perdere il bandolo della matassa, nonostante le non semplici strutture in continua progressione (sciolte ma in alcun istante dispersive malgrado un bagaglio tecnico notevole), perfettamente liquide in sviluppi eclettici sul glaciale tappeto sonoro colorato di pigmenti acidi. La perizia melodica di incastri ritmici che si ascolta in “Of Wrath And Forbidden Wisdom” è sicuramente possibile grazie al grande amalgama compositivo delle singole prestazioni, ma non d’ultima importanza in tale lettura si rivela essere la batteria fisica (nonostante ad un primo approccio sia proprio essa a risultare straniante, a tratti, nella sua surrealistica tendenza a strafare) che gestisce, solida ma riverberata in primo piano, con i suoi instancabili fill di classe, ogni cambio tra arpeggi o melodie in minore e le più spumeggianti aperture incorporee.
La qualità del lavoro culmina alquanto prepotentemente nella coppia finale che delimita i venti minuti della title-track, in cui la bruma si distende ancor più densa alla vista -sempre tra synth e ricercati riverberi- ma incorporea, perfetto specchio del senso di vuoto interiore legato alla sfera dell’inconscio su cui l’ascolto riesce a far intelligentemente presa grazie ad amare sferzate psichedeliche e malinconiche atmosfere nebulose, ventate di fredda aria incontaminata su pattern ritmici cristallini, creativi ed originali.

“Eschaton Mémoire” è quindi un disco di assoluto spessore e dal grande potenziale, dotato di profonde e sontuose atmosfere, che restituisce i Chaos Moon finalmente provvisti di una forte e caratteristica identità e, quasi di conseguenza, connaturate composizioni in grado di lasciare un solco cruciale mediante un’ambiziosa formula rinata dalla (apparentemente banale) distruzione di uno stato di forma precedente.
Non è un azzardo dichiarare che “Eschaton Mémoire”, con la sua natura e realizzazione meticolosa ed assettata di novità, segni non solo un’enorme maturazione da parte dei Chaos Moon, ma soprattutto un autentico e sfarzoso nuovo inizio nella loro carriera.

Matteo “Theo” Damiani

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