Sühnopfer – “Offertoire” (2014)

Artist: Sühnopfer
Title: Offertoire
Label: Those Opposed Records
Year: 2014
Genre: Melodic Black Metal
Country: Francia

Tracklist:
1. “Intro – Saints Mystères”

2. “Sonnent Les Aurisses (Montmorillon)”
3. “Les Légendes De L’Ours”
4. “Majestueux Repaire”
5. “Chevalier Maudit”

6. “La Tour Du Pendu”
7. “Messe Des Morts”

Ancora dalla prolifica Francia giunge un nuovo, fresco ed incredibilmente convincente disco Black Metal. Parliamo di “Offertoire”, seconda prova in studio su full-length per i francesi Sühnopfer: one-man band di Florian Denis (meglio conosciuto come “Ardraos”), celebre per essere anche l’attuale ottimo batterista dei più noti Peste Noire (sugli ultimi due album e split). Tuttavia, il curriculum del Nostro francese non si ferma qui: Ahorlac e Christicide sono solamente due altri nomi in cui è possibile trovarlo coinvolto.

Il logo della band

Il progetto Sühnopfer vede la sua nascita nel 2001 nell’Alvernia (Francia centro-meridionale) e, dopo una manciata di registrazioni su demo ed un più notevole EP intitolato “L’Aube Des Trépassés”, rilascia finalmente il primo full-length nel 2010. “Nos Sombres Chapelles”, questo il titolo del disco, vede l’apporto della connazionale Those Opposed Records, esattamente come il nuovo commentriano capitolo -battezzato “Offertoire”– di cui ci accingiamo a parlare in questa sede.
Vero è che tra i due album sono passati ben quattro anni; una distanza temporale certamente non breve ma altrettanto ripagante l’esigua schiera di estimatori già presenti del combo che, sono certo, aumenteranno dopo questa uscita. L’attesa è dunque ben ripagata, perché il nuovo disco non solo conferma la bontà del debutto ma ci mostra i Sühnopfer alle prese con una scrittura incredibilmente più matura e cesellata, senza però andare a snaturare tutte le già buone intuizioni del capitolo iniziale.

Ardraos

Il disco si compone di sette pezzi: sei brani indiscutibilmente Black Metal ed un magnifico interludio acustico (dal sapore medievale, che contraddistingue non solo il progetto ma anche gran parte dell’analoga produzione francese), che permette all’ascoltatore di riprendersi dalla prima metà di attacco frontale del disco, lasciandosi andare e rilassandosi prima di ascoltare “Chevalier Maudit” (già nota a parte del pubblico in quanto rilasciata come anteprima diverso tempo prima della pubblicazione effettiva dell’album), che vede la sublime partecipazione vocale del compagno Famine dei (citati in apertura) Peste Noire.
Stilisticamente, “Offertoire” è coerente e ben inquadrato in un certo tipo di Black Metal melodico di matrice svedese: è veloce, dona ampio spazio continuo a maligni fraseggi melodici pur rimanendo aggressivo, ed il mood che si respira è senz’altro epico e dal retrogusto medievale. Inoltre è incredibilmente sofisticato.
La provenienza non è però in discussione in alcuna parte del platter; il disco è francese al 100% sia per quanto riguarda il cantato (unicamente in lingua madre) che per quel che concerne le soluzioni stilistiche impiegate. S’è vero, infatti, che queste strizzano l’occhio alla scuola svedese sdoganata nella prima metà dei ’90, è altresì lapalissiano all’ascoltatore più attento che molte di queste soluzioni hanno in seguito fanno capolino alla base del sound di ben più di una band francese, rivisitata adattandosi alle metriche e al folklore degli oltralpini, divenendone strutturalmente parte e peculiarità.
L’accessibilità della proposta è pressoché immediata, in quanto i pezzi colpiscono tutti dal primo ascolto, pur donando sempre qualcosa in più ad ogni giro successivo, grazie anche ad una forte coerenza stilistica con il precedente disco (il già citato “Nos Sombres Chapelles”, 2010); segno che il Nostro Ardraos ha da subito trovato un suo personale modo di scrivere e di intendere la sua creazione: immediatamente riconoscibile.
Il grande gusto melodico fornisce la chiave al polistrumentista per riempire la proposta di inserti melodici, pur senza mai suonare ridondante o melenso, e nonostante l’oscuro tocco talvolta epico e talvolta medievale o le scale melodiche appoggiate sui pattern ritmici prevalentemente in blast-beat siano stratagemmi ampiamente abusati (che ricordano molto i migliori momenti dei Dissection, dei primi Sacramentum, Unanimated o i Dawn e persino gli scandalosamente meno noti Kvist, o ancora i Mörk Gryning di “Tusen År Har Gått”), i Sühnopfer li reinterpretano sempre in modo da non farli suonare né pregni di cliché né banali o noiosi.
Parte del merito va alla nazionalità: i riferimenti alla musica medievale francese sono diversi e alla base delle diverse composizioni, dove molti aspetti portano subito all’orecchio anche la follia e il funambolismo degli stessi Peste Noire.
Fin dall’opener (preceduta da una breve introduzione), “Saint Mystères”, è chiaro che nulla sarà prevedibile: i cambi di tempo e gli stacchi sono repentini, sintomo di freschezza compositiva ed ispirazione genuina. Il riffing è tecnico e sorprendente, con ritmiche prevalentemente veloci (illustre eccezion fatta per “Les Légendes De L’Ours” -uno dei momenti più alti del disco- e le geniali divagazioni orthodox di “Messe Des Morts”), ma la bontà e la cura sono tali da permettere una totale tenuta dell’attenzione da parte dell’ascoltatore.
Volendo parlare della prestazione vocale di Ardraos, lodevoli sono sia le metriche perfettamente adagiate ed eufoniche (merito del francese, qui) che i brevi, sporadici ed incredibilmente calcolati, momenti di ottimi contro-cori arricchenti le composizioni, innalzanti ancora di più la qualità finale del disco.

In conclusione, abbiamo tra le mani un nuovo lavoro ampiamente consigliabile ad ogni ascoltatore di Black Metal e dintorni, che farà più che felice chi già era fan dei Sühnopfer e presumibilmente ne conquisterà di nuovi: perché i legami col passato recente del progetto sono ben saldi, ma tanto quanto le migliorìe innegabilmente presenti nei sei effettivi, carichi ed intensi brani dove la melodia non va a screditare la brutalità del suono, bensì lo rende ancora più reprobo e prepotente.
Imperdibile per chi ama le caratteristiche citate e un ottimo ascolto per chiunque altro; uno dei migliori dischi dell’anno nel suo genere.

Matteo “Theo” Damiani

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