Peste Noire – “La Chaise-Dyable” (2015)

Artist: Peste Noire
Title: La Chaise-Dyable
Label: La Mesnie Herlequin
Year: 2015
Genre: Avantgarde Black Metal
Country: Francia

Tracklist:
1. “Avant Le Putsch”
2. “Le Dernier Putsch”
3. “Payés Sur La Bête”
4. “Le Diable Existe”
5. “A La Chaise-Dyable”
6. “Quand Je Bois Du Vin”
7. “Dans Ma Nuit”

“Ici Peste Noire la faction – contre le monde moderne…”

Il logo della band

A distanza di due anni (ormai canonici) dalla precedente epidemia, torna puntuale l’eclettica Peste Nera a far visita alle orecchie degli appassionati di musica estrema senza regole o freni.
Politicamente scorretta, agguerrita ed irriverente più che mai (ma invero in parte anche più rassegnata ad un futuro inevitabilmente nero quanto il nome del morbo) e ancora una volta composta dallo sgangherato e folle quanto audace duo formato da Famine e Ardraos -in alcune parti accompagnati dai dolci vocalizzi di Audrey Sylvain (in arte, Sainte Audrey-Yolande de la Molteverge)- giunge a briglia sciolta al traguardo del sesto full-length personale in quindici anni (nove dal debutto vero e proprio, lo splendido “La Sanie Des Siècles – Panégyrique De La Dégénérescence” che molti ancora vedono come uno dei lavori più belli mai partoriti in ambito Black Metal francese), intitolato “La Chaise-Dyable”.
Il disco è anche questa volta prodotto e distribuito da La Mesnie Herlequin, etichetta stessa della band (o, per meglio dire, del monarca assoluto e dispotico del combo d’Auvergne), ed è stato largamente anticipato al pubblico grazie ad anteprime quali lo split-album con i conterranei Diapsiquir dell’estate scorsa, intitolato “Rats Des Villes Vs Rats Des Champs”, che conteneva “Dans Ma Nuit” (presente nel disco di cui parliamo in questa sede come efficace traccia conclusiva).
Inoltre, “La Chaise-Dyable” (il titolo dell’album gioca con il nome del paese in cui Famine vive, La Chaise-Dieu) è stato anticipato agli ascoltatori da altri due pezzi: l’opener “Le Dernier Putsch” e la title-track “A La Chaise-Dyable”.
Nonostante l’alta qualità di tutti e tre i pezzi in anteprima, e nonostante fossero tracce adatte come “singoli”, è bene dire fin da subito che il meglio rimane assolutamente nella parte inedita del disco.

La band

Il platter è stato prodotto da Mika Jussila nei suoi celebri Finnvox Studios di Helsinki, scelta che ha tagliato (in parte) il legame con il precedente disco e riavvicinato per alcune scelte -anche stilistiche- il ricordo del quarto album della band, “L’Ordure À L’état Pur” del 2011, nonché primo lavoro prodotto completamente da Famine stesso tramite apertura della sua La Mesnie Herlequin dopo le disavventure succedute alla produzione del terzo capitolo discografico per la connazionale De Profundis Éditions (il Nostro non fu pagato una lira per la realizzazione del disco).
Ad ogni modo è chiaro che questo non vede nessuno stravolgimento consistente nel suono particolarissimo ed unico che la band ha saputo crearsi negli anni: il filo conduttore con il precedente e omonimo disco è ben rimarcabile anche in questa uscita ed è lapalissiano fin dall’intro “Avant Le Putsch”, nient’altro che un’appendice iniziale di “Le Dernier Putsch”: la coppia di tracce fornisce all’ascoltatore uno spaccato dalle tinte rural-medievali di quanto i Peste Noire siano fieri oppositori del mondo moderno e della globalizzazione imperante che appiattisce culture e popoli uniformandoli.
Il testo dell’attacco frontale fornito dalle trame della bellicosa opener è stato realizzato nel 2007 da Famine per gli Akitsa (band Death/Black canadese). Il vero e proprio (autodefinito) canto Hooligan Black Metal ci porta dinnanzi ad uno dei pezzi di più alto livello del disco: la bellissima “Payés Sur La Bête” che ricorda per struttura e influenze i momenti più prettamente Punk/Hardcore già perno di alcuni pezzi in “L’Ordure À L’état Pur” (paragone aiutato da diverse scelte stilistiche che strizzano l’occhio ad un trademark ormai ben stabilito e sfoggiato con fierezza) e, in questo episodio, la combinazione di riffing con cantato asprissimo sempre incredibilmente vario e caratteristico del quasi-factotum, ed il batterismo versatile ed inarrestabile di Ardraos, si fondono per creare un episodio irripetibile non solo nel disco ma anche nella stessa discografia del combo francese, dove gli stacchi ed i continui cambi di tempo forniscono partiture di riffing talmente variegate da presentare più passaggi in un solo pezzo da sei minuti di timing che in discografie intere di molti altri gruppi di Metal, estremi e non.
Ma la prima vera sorpresa del disco è costituita da “Le Diable Existe”, nella quale i Nostri si cimentano in un lungo pezzo da quasi dieci minuti che presenta variegatissime sfumature stilistiche pur rimanendo sempre Peste Noire al 100%, in una continua progressione ove il basso riveste (soprattutto nelle battute iniziali) un ruolo importante come quasi mai prima d’ora nella discografia dei duri D’Auvergne. Il pezzo è suddiviso in quattro parti liriche e descrive quella che -a conti fatti- può tranquillamente essere la vita dell’istrionico Famine nella sua “casa del Diavolo”, dalle tinte furiosamente Black Metal fuse a rallentamenti al limite col Doom, e folklore forte e nazionalista, tutto incanalato in un vero gioiello di pezzo.

“Je tourne je glisse dans la nuit froide
Cerné par tout ce qui est vieux
Et dans ma sombre cavalcade
J’entrevois l’Ennemi de Dieu…”

Con questo quarto pezzo si conclude la prima effettiva parte del disco, quella che -soprattutto nelle prime tre tracce, intro compreso- rappresenta la faccia più aggressiva e guerrigliera del Kommando Peste Noire.
Le ritmiche si fanno drasticamente più lente con la title-track “A La Chaise-Dyable”, una quasi-ballad al limite dell’Indie-Pop sporcato di Black in cui il nostro frontman fornisce una delle sue prestazioni vocali più accorate e sofferte, nella descrizione di quella che è la sua appartenenza al vivere fortemente rurale, spesso minacciato dagli interessi economici della modernità, dove l’atmosfera si fa più seria e le melodie più strazianti, malinconiche ed evocative.
Segue quella che è la seconda vera e propria grande sorpresa del platter: la lenta, medievale e profondamente folkloristica “Quand Je Bois Du Vin” nella quale la voce femminile di Audrey, assieme a vari strumenti acustici tra cui il sempre ottimo utlizzo dell’accordeon francese ad opera di Ardraos, gioca un ruolo fondamentale (sicuramente in primo piano rispetto alla strofa sull’accelerazione finale in “Payés Sur La Bête”, ove era già stato possibile trovare una sua ottima interpretazione) nel descrivere quella che è l’atmosfera tipica francese, per un pezzo che profuma di Francia medievale e caratteristica esattamente quanto una baguette appena sfornata, i croissants (quelli originali, dai…) o il camembert.
La conclusiva “Dans Ma Nuit” era già stata apprezzata nella sua interezza (con tanto di coda intitolata “Le Rat De Ville Et Le Rat Des Champs”) nello split e nella clip dell’anno scorso, la ritroviamo qui in versione sfornita della coda (e meglio contestualizzata grazie a questa scelta) recante probabilmente un missaggio ancora migliore ed una carica negativa, misantropica ed assolutamente pessimistica maggiore che nella vecchia.

Impossibile, a diversi ascolti ultimati, rimanere indifferenti alla particolarità ed alla genialità con cui il duo interpreta a suo modo il Black Metal nel 2015, con tutte le variopinte influenze del suo folle, schizzofrenico, schizzoide ed assurdo carrozzone.
A voi o meno, lasciarvi trasportare dalla magia che i Nostri in sette tracce sanno ricreare… In ogni caso, stranieri, fate attenzione perché:

“Ci-gisent nos terres… Malvenue en France…” 

Matteo “Theo” Damiani

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