Naðra – “Allir Vegir Til Glötunar” (2016)

Artist: Naðra
Title: Allir Vegir Til Glötunar
Label: Vánagandr Records
Year: 2016
Genre: Black Metal
Country: Islanda

Tracklist:
1. “Fjallið”

2. “Sál”
3. “Falið”
4. “Sár”
5. “Fallið”

L’ultima volta che abbiamo parlato d’Islanda su queste pagine è stato per elogiare “Söngvar Elds Og Óreiðu”, debutto dei giovanissimi Misþyrming uscito lo scorso anno per la norvegese Terratur Possessions.
Torniamo oggi nella terra dei ghiacci per parlare dei Naðra e del loro debutto su full-length “Allir Vegir Til Glötunar”. Le analogie con la band connazionale appena citata non si limitano alla mera provenienza geografica: lo sconosciuto act protagonista di questo scritto è infatti composto dalla totalità dei quattro componenti dei Misþyrming, costituendo di fatto un vero e proprio progetto parallelo dell’acclamata band debuttante nel 2015.

Il logo della band

I Naðra nascono sul finire dell’inverno 2008 nella capitale islandese, ma debuttano solamente nel 2014 con un brevissimo demo intitolato “Eitur” contenente due soli pezzi che ritroviamo (migliorati e maggiormente strutturati) anche nel full che andiamo in questa sede ad analizzare. La Vánagandr Records (etichetta degli stessi ragazzi islandesi) si occupa della produzione di questa primissima prova e delle stampe su nastro, così come -alle porte del 2016- dichiara l’arrivo del primo full-length per il quintetto.
“Allir Vegir Til Glötunar” giunge così sul mercato discografico inizialmente in formato digitale e disponibile su nastro per l’etichetta madre, ma saggiamente stampato su disco e promosso dalle poco più grandi Signal Rex e Fallen Empire Records.
Le similitudini con gli ormai più noti e citati Misþyrming non sono ovviamente pochissime, essendo i Naðra composti per 4/5 dall’intera formazione dell’altra band di Reykjavík con la sola aggiunta di un cantante esterno (Örlygur Sigurðarson). Anche qui ritroviamo infatti la schiettezza e l’approccio discretamente raw che sembra spopolare in Islanda nell’ultimo periodo (basti pensare alla quantità di act Black Metal di questo tipo il paese abbia visto nascere negli ultimi cinque anni), tuttavia le ritmiche più schizofreniche, funamboliche e dal sapore tetro e ritualistico del disco rosso uscito lo scorso anno sono in parte accantonate in favore di melodie più trascinanti, varie aperture in contrasto con la claustrofobia nera di “Söngvar Elds Og Óreiðu”, pezzi discretamente più lineari e meno rumoristici (ma non per questo meno interessanti o dinamici), nonché una produzione volutamente più scarna e secca a valorizzare i momenti solisti più marcati che risultano così taglienti e non inutilmente laccati.

La band

Nella sua breve ma intensa ed adeguata durata di poco meno di quaranta minuti, “Allir Vegir Til Glötunar” si presenta ben compatto ed amabilmente strutturato, con tuttavia veri e propri picchi di interesse durante il suo sviluppo. Il primo esempio è ravvisabile nella doppietta d’apertura proposta da “Fjallið” e “Sál” (facilmente considerabili un unico pezzo, se ascoltate in sequenza) con la carica Black Metal feroce ma al contempo smaccatamente melodica che porta alla mente i primissimi Taake (“Nattestid Ser Porten Vid” del 1999 –Wounded Love Records– è un ottimo esempio soprattutto di ciò che si trova nell’opener) tuttavia tenendo il flavour personale che va delineandosi tra gli act islandesi più estremi. Le melodie sono trascinanti ed epiche, le ritmiche quasi sempre sostenute e privilegianti up-tempo colmi di cambi e rapide ripartenze (molto raramente si assiste a rallentamenti come nel caso più frequente dei Misþyrming, che sono comunque molto ben pensati e calibrati durante la tracklist in modo da prevenire totalmente momenti di noia).
La band dimostra di saper già gestire, dopo i primi due rapidi e brevi pezzi, anche timing molto più elevati: “Falið” raggiunge il quarto d’ora di durata, tuttavia -a voler essere onesti- contiene gli unici (e ad onor del vero rarissimi) momenti non esattamente riusciti del platter, pur rimanendo comunque molto interessante nel suo complesso. Si tratta perlopiù di sottigliezze e sequenze troppo tirate per le lunghe nella parte centrale, paragonate alla grande bontà del resto di passaggi indispensabili, che altresì evitate e con un paio di tagli avrebbero garantito più fluidità al -comunque buon- pezzo.
La successiva “Sár”, al contrario, è molto probabilmente la traccia più riuscita del disco: l’introduzione dal sapore a cavallo tra il classico ed il folklore nordico è adeguatissima e introduce un elemento di sorpresa e stacco da tutto ciò che i Naðra hanno dimostrato nella prima parte di disco, senza però risultare minimamente forzata all’attacco degli intrecci chitarristici (ancor più pregevoli e continui che nel resto dei pezzi). Uno dei punti di forza di “Sár”, e del lavoro in toto, è infatti la grande libertà delle sei corde nel rapporto ritmica-solista; elemento che si fa più preponderante e marcato ora, rabescato da un’attenzione melodica più spiccata, che nel resto dei pezzi. Il basso viene qui relegato a mero esecutore ritmico, foriere di basse frequenze cesellanti un brontolio terremotante e seguente pedissequo gli accenti delle pelli, e la produzione scarna già accennata diventa elemento imprescindibilmente legato al pathos ricreato dalla prestazione vocale. In questo caso le linee principali sono sorrette da soffusi e malinconici cori maschili di fondo, che ritroviamo anche nell’ottimo e tiratissimo pezzo conclusivo arricchito da un ipnotico break centrale affidato all’oscura dolcezza della chitarra classica, prima dell’annichilente e dissonante chiusura di canzone e disco.

In conclusione la bontà del lavoro, considerato anche il fatto di rappresentare una primissima prova sulla lunga distanza, è innegabile e duratura grazie alle molteplici particolarità sopraggiungenti a ripetuti ascolti: che siano gli azzeccati e gustosi solismi di sei corde, il suono incredibilmente organico o invece le varie prestazioni strumentali nel complesso, “Allir Vegir Til Glötunar” si presenta come un ottimo disco (e biglietto da visita per il futuro dei Naðra) tranquillamente apprezzabile da chiunque ami il Black Metal nelle sue più varie sfumature.

Matteo “Theo” Damiani

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