Myrkgrav – “Trollskau, Skrømt Og Kølabrenning” (2006)

Artist: Myrkgrav
Title: Trollskau, Skrømt Og Kølabrenning
Label: Det Germanske Folket Records
Year: 2006
Genre: Folk/Black Metal
Country: Norvegia

Tracklist:
1. “Gygry Og St. Olav”

2. “Fela Etter’n Far”
3. “Om Å Danse Bekhette”
4. “Oppbrennerbønn”
5. “Olav Tryggvason”
6. “Mellomspell (Instrumental)”
7. “Tre Skygger Tel Kølabrennern Kom”
8. “Tjernet”
9. “De To Spellemenn”
10. “Finnkjerringa”
11. “Enetoner (Instrumental)”

Nel 2003, il giovane Lars Jensen (ai tempi sedicenne) dà inizio alla sua creatura musicale celata dietro il monicker Myrkgrav, uscendo allo scoperto l’anno successivo con un (soltanto) discreto demo che -ad onor di cronaca- ancora non lasciava assolutamente intravedere gli spiragli di vera e propria classe esecutiva che il Nostro avrebbe sfoderato a briglia sciolta nel fortunato primo (e, ad oggi, unico) full-length del 2006: “Trollskau, Skrømt Og Kølabrenning”, rilasciato dall’ormai defunta Det Germanske Folket.

Il logo della band

Myrkgrav, anche noti sopra ogni cosa come commistione di genuino folklore norvegese, Black Metal e Viking Metal; il tutto unito alla perfezione con il tipico flavour malinconico insito nella cultura stessa della progenie nordica, in contrapposizione alla inflazionante saturazione che contraddistingue da una decina di anni a questa parte il genere stesso di riferimento, grazie ad una freschezza compositiva ed originalità (seppur mancando di inventare qualcosa per davvero; se si vuole e se ne serve una, unica pecca) sugli scudi.
Il sound del progetto (e del disco in questione) pesca a piene mani dalla tradizione Viking/Black Metal scandinava, quella più feroce -per certi versi- ma pur sempre impregnata di melodia tradizionale: Windir, Galar per approccio e Storm per scelte tonali potrebbero essere dei nomi di riferimento, ma non mancano similitudini con act quali Falkenbach e -in altra parte- la graniticità dei sempreverdi Bathory.

Lars Jensen

L’unione degli elementi più prettamente Folk Metal (melodie nel riffing e strumentazione tradizionale), alle vigorose e rocciose incursioni Viking/Black è splendida e rintracciabile come comun denominatore degli undici brani durante lo scorrere dei circa quarantacinque minuti del platter.
Raffinati sono gli arrangiamenti, con cori epici e stacchi acustici malinconici e grigi (che ben riprendono idealmente il cielo sovrastante il villaggio rappresentato nella bellissima copertina), in contrapposizione al ritmo sostenuto che generalmente presentano i variegati brani, non disdegnando però il mid-tempo solenne e maestoso.
Stupisce la produzione: graffiante ma pulita e nitida, a niente è attribuito ruolo di primadonna sovrastando elementi in secondo piano, uno splendido lavoro dello stesso Lars che -oltre ad essere un ottimo e versatile musicista e cantante– si rivela essere anche più che adeguato al banco del missaggio.
Inutile dire che le pochissime copie in cui “Trollskau, Skrømt Og Kølabrenning” è stato prodotto (oltre ad essere andate sold-out in realtivo breve termine) sono diventate veri e propri oggetti di culto, complice la prematura chiusura dell’etichetta tedesca e la sorprendente mancanza di un contratto soddisfacente per produrre il seguito (passati ad oggi quasi dieci anni) a detta del mastermind già pronto e terminato, ma chiaramente da produrre al meglio con un adeguato budget.
La mancata promozione per un act che nel 2006 era sconosciuto ha fatto il resto, relegando il validissimo monicker a realtà underground di culto per appassionati del genere, vanificando in parte la conoscenza ad un pubblico più ampio di uno splendido e sorprendente debutto, suonato nella sua interezza da un ragazzo giovane quanto talentuoso con idee -pare- ben chiare in testa: creare musica che trascenda le note stesse, che sia anche e forse soprattutto profondo manifesto culturale di un popolo e le sue tradizioni (i testi non sono scritti e cantati in norvegese, bensì nel dialetto stretto delle zone da cui proviene Jensen, per l’esattezza il dialetto di Ringerike dalla quale tradizione popolare provengono anche le storie ed i miti narrati nel disco).

Con la speranza di vedere presto uscire un nuovo full-length da parte dei Myrkgrav, non posso che consigliare a chiunque sia estimatore delle sonorità sopracitate “Trollskau, Skrømt Og Kølabrenning” (tradotto: foreste infestate da troll, spettri e lo scoppiettare del carbone), e a chiunque lo conosca di riascoltare una delle tante gemme rappresentate da “Gygra Og St. Olav”, “Oppbrennerbønn”, “De To spellemenn” o “Tjernet”.
Un disco che avrebbe senz’altro meritato ben altra considerazione, ma forse non è ancora troppo tardi.

Matteo “Theo” Damiani

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