Metsatöll – “Karjajuht” (2014)

Artist: Metsatöll
Title: Karjajuht
Label: Spinefarm Records
Year: 2014
Genre: Folk Metal
Country: Estonia

Tracklist:
1. “Külmking”
2. “Lööme Mesti”
3. “See On See Maa”
4. “Must Hunt”
5. “Terasest Taotud Maa”
6. “Öö”
7. “Tõrrede Kõhtudes”
8. “Metsalase Veri”
9. “Surmamüür”
10. “Mullast”
11. “Karjajuht”
12. “Talisman”

I Metsatöll sono un gruppo estone, nato nel 1999 a Tallin, capitale politica e nevralgica del paese affacciato sul Golfo di Finlandia, che negli anni ha conquistato una buona parte dei fan di un certo tipo di sonorità, pur non giungendo mai a livelli di popolarità di altri colleghi nonostante la discografia assolutamente priva di punti deboli o dischi sottotono.

400px-Metsatöll_logo.svg
Il logo della band

I Nostri debuttano sulla lunga distanza nel 2004 con “Hiiekoda”, affidato alla conterranea Nailboard Records (che li accompagnerà per metà carriera, fino al terzo full-length), seguito subito nell’anno successivo da “Terast Mis Hangund Me Hinge 10218”, in realtà una ri-registrazione (seguita a riarrangiamento vistoso) del primissimo lavoro della band, il demo omonimo del ’99, che vedeva la formazione -oltre che il sound della proposta- ancora scevra dal talentuoso polistrumentista e secondo cantante Lauri Õunapuu.
Metsatöll daranno seguito al primo lavoro, con nuovi brani effettivamente inediti (nonostante il secondo “Terast Mis Hangund Me Hinge 10218” abbia dignità, qualità e durata di full-length, e quindi lo rappresenti a tutti gli effetti), solamente nel 2008 con “Iivakivi”, che mostrava la band assolutamente in forma smagliante e soprattutto sempre più sicura dei suoi mezzi in una miscela sapiente di (a tratti grezzo) Heavy Metal dai connotati spesso epici ed oscuri al loro folklore, portando all’ascoltatore un tipo di Folk Metal, con variegati e particolarissimi strumenti autoctoni a fiato e corde, sicuramente molto personale ed impossibile da trovare similarmente in altre proposte recanti la medesima etichetta.
Il 2010 è l’anno della (seppur piccola, ma ben più che meritata) conferma e consacrazione a livello internazionale, grazie al contratto firmato l’anno precedente con la finlandese e nota Spinefarm Records per l’uscita di “Äio”, seguito a ruota -finanche in qualità- da “Ulg”.
Sosta di ben tre anni, una forte propensione per l’attività on-stage (i Nostri hanno accompagnato durante i tour europei a supporto delle loro -al tempo- ultime uscite, gruppi come Ensiferum per il loro “From Afar”, Finntroll per “Nifelvind” e Korpiklaani per “Manala”), prima di arrivare all’ultimo capitolo della discografia del quartetto di Tallin, “Karjajuht”.

Metsatöll-cropped
La band

Il disco si presenta coerentemente con quello fatto nella precedente pubblicazione della band (“Ulg”, 2011). Si compone, infatti, di 12 brani (uno in più del precedente) e una durata totale di circa tre quarti d’ora.
A questo giro però i Nostri decidono di partire diretti e senza fronzoli, niente “Intro” di sorta e veniamo catapultati nel mondo rurale dei Metsatöll grazie a “Külmking”, che presenta la solita componente Folk molto accentuata grazie allo Zither, uno strumento cordofono suonato o pizzicato o con un archetto (quello estone, in particolare, si suona con l’ausilio dell’archetto), snodandosi tra tremolo picking e riff stoppati di derivazione prettamente Thrash Metal, con un’atmosfera sufficientemente cupa.
“Lööme Mesti” è il secondo pezzo, tiratissimo e ancor più devoto devoto al Thrash del precedente, nonché primo singolo rilasciato per il disco in anteprima, che vede la partecipazione vocale di Jonne Järvelä dei finnici Korpiklaani sul bridge e due ritornelli, che ricorda vagamente gli ultimi Skyforger in quanto a ritmiche.
Il primo rallentamento, con conseguente ricamo di atmosfera, è donato da “See On See Maa” che ci riporta alla mente alcune composizioni più lente e malinconiche di “Äio”, dove la fanno da padrone più che altro gli strumenti acustici, accompagnati però da chitarre in questo episodio ribassate di un tono rispetto alle precedenti.
In “Must Hunt” è invece presente un notevole e coinvolgente lavoro di basso, mentre nella successiva “Terasest Taotud Maa”, gli inserti di flauti e cornamusa estone giocano ad inseguirsi con il riffing tirato.
Il secondo singolo fu affidato a “Tõrrede Kõhtudes”, rilasciato sul bandcamp come anteprima, che ha un mood generalmente più calmo e rilassato, rispetto ai pezzi precedenti. I Nostri ritornano a premere sull’acceleratore con i pezzi successivi, che tuttavia non presentano enormi variazioni rispetto a ciò che è stato fatto in precedenza (e nemmeno picchi qualitativi verso l’alto).
Arrivati verso la fine del disco ci accorgiamo che l’influenza Thrash è stata molto più preponderante che in passato, e le più grandi variazioni sul tema sono riscontrabili proprio verso il finale, composto dalla doppietta “Karjajuht” e “Talisman”, più sciamaniche e dal sapore tradizionale ed etnico, riconfermando i Metsatöll come una delle migliori, più interessanti ed originali realtà Folk Metal di matrice non estrema.

La produzione, ad opera di Beast Dominator (all’anagrafe Samuel Ruotsalainen, Shape Of Despair ed ex-Finntroll) e del batterista stesso dei Metsatöll, Marko Atso, è grassa ma compatta: rende bene sia la componente acustica che la componente più prettamente Metal della proposta, trovando un bilanciamento che giova perfettamente ad entrambe le parti.
Tuttavia “Karjajuht”, quasi sicuramente, non si presenta come il disco più bello della discografia della band estone, ad esempio perchè nella parte centrale pecca di ripetitività, riprendendosi però egregiamente sul finale, ma riesce nell’arduo compito di consegnare agli ascoltatori un lavoro che non fosse un semplice copia-incolla dalle due precedenti e validissime uscite, con un approccio per molti versi meno complesso e più semplice, diretto e duro, donando però sempre quel qualcosa in più all’ascoltatore, spesso giustamente stanco di gruppi Folk Metal cloni, ridondanti e con la nemmeno minima parvenza di personalità, attributo del quale, i Metsatöll, sono ben più che dotati.
Consigliato, com’è anche fortemente consigliata la riscoperta delle vecchie gemme della band, per chi non avesse ancora avuto il piacere di apprezzarle.

Matteo “Theo” Damiani

Precedente Kampfar - "Djevelmakt" (2014) Successivo Ásmegin - "Hin Vordende Sod & Sø" (2003)