Darkspace – “Dark Space III I” (2014)

Artist: Darkspace
Title: Dark Space III I
Label: Avantgarde Music
Year: 2014
Genre: Dark Ambient/Black Metal
Country: Svizzera

Tracklist:
1. “Dark 4.18”

2. “Dark 4.19”
3. “Dark 4.20”

Fa freddo.
Lo spazio profondo è freddo, è spaventoso ed è inaccessibile come nemmeno l’estrema cima di un ghiacciaio sa essere. È crudele. È nero.
Ben pochi di noi vi sono stati, ma i Darkspace sì. E non tardano a ricordarcelo con maggiore nitidezza ad ogni uscita discografica.
Lo dimostrano con coerenza artistica integerrima e senza possibilità di replica anche nel quarto capitolo “Dark Space III I”, fregandosene -da bravi esseri supernaturali- di qualsivoglia nomenclatura numerica, sia essa romana o araba, preferendo optare per un più consono (o alienato) linguaggio in codice assolutamente personale.

Il logo della band

Il terzetto svizzero a tratti fa paura, proviene da un altro mondo, probabilmente direttamente da un’altra dimensione. Non è di questo pianeta e nemmeno di quelli a noi adiacenti, proviene da una galassia lontana che non è colorata, non luminosa come siamo abituati ad osservare con reverenza, non infonde muta ammirazione. Infonde timore, sconforto, perché è nera come la pece.
Era chiaro sin dal Demo (“Dark Space -I”) del 2002, col suo suono surreale e meccanico. Possiamo chiamarlo Black Metal? In fondo è difficile tracciare dei paralleli netti con chiunque altro, persino stilisticamente. Drum-machine come solo i Mysticum prima di loro, hanno saputo ripagare l’ascoltatore caparbio con la già squisita poetica ed originalità del primo capitolo discografico “Dark Space I” in cui è già sfoderata tutta l’asetticità di una proposta avanguardistica ma -paradossalmente- ad oggi poco incline a rivoluzioni sostanziali, che li avrebbe caratterizzati nella loro totale inappartenenza a questo globo, anche e soprattutto a distanza di undici anni dal debutto.
E dopo aver rilasciato per l’enigmatica Haunter Of The Dark, in 500 eleganti copie numerate a mano, ogni uscita fino al secondo full-length (incluso), l’attenta Avantgarde Music ha deciso di non farseli sfuggire: è per questo motivo che oggi siamo alla seconda uscita, secondo passaggio temporale dall’approdo dei tre alieni transalpini alla meneghina base nostrana.

La band

“Dark Space III I” porta Zorgh, Wroth (già fortunato compositore in mostra Paysage D’Hiver) e Zhaaral (già Sun Of The Blind) a ridefinire le coordinate del loro spaventoso cyberspazio dall’interno. Il vuoto cosmico permane strenuo e fin dall’opener “Dark 4.18” ci ritroviamo soliti puntini dispersi nell’infinita oscurità del nulla dove nessuno potrà né vorrà udire, figuriamoci ascoltare, i nostri lamenti. L’approccio però è cambiato: intanto una produzione più nitida e scelte di suoni più definiti e separati nel mix rendono l’intera release forse più assimilabile che in passato, ma sono il mezzo con cui si libra una fruibilità aumentata di pari passo anche per scelte melodiche più audaci (e capaci), un più vasto e cristallizzato utilizzo dell’elettronica alla radice della composizione pur senza stravolgere o andare a minare la maestosa minacciosità che permea la musica dei Darkspace.
Il monolite “Dark Space III” (Avantgarde Music, 2009) lasciava attoniti per la sua cupa immensità, a tratti sconvolgente e di impossibile -autentica- assimilazione, il suo successore punta s’un carattere Industrial già canone a sprazzi del più profondo passato ma oggi minuziosamente rifinito e sviscerato, in penetrante evoluzione priva di rivoluzione.
Lead perentorie diventano vertice di interesse e le urla disumane di Zorgh giungono mirate ad accapponare la pelle accanto a splendenti passaggi elettronici, incastrandosi in vortici inestricabilmente atonali con le declamazioni vagamente più intellegibili dei due compari. Quando ciò non accade oggi siamo gratificati con qualcosa di rara bellezza: un singolare episodio totalmente strumentale di diciotto minuti e mezzo (“Dark 4.19”) che strabilia per capacità di sintesi ed efficacia vettoriale. L’emozioni fredde del terzetto si dispiegano prive di parole e con musiche tanto eloquenti da togliere il diritto di liricismo al più impervio e audace paroliere, con una sezione finale di indescrivibile splendore.
E se le melodie tetre e cariche di mistero avvolgono con maestosità raffinata la lunghissima opener, è difficile scegliere qualche passaggio più sorprendente a discapito di altri, tanto ne è ricco anche il finale adagiato sull’approccio esclusivo di eterogenea ideazione à la post-colonna sonora, Dark Ambient, Black Metal e mondo rumoristico dell’astro “Dark 4.20”.

Ciò che attanaglia lo spirito nell’analizzare la musica unica dei Darkspace, e lo fa con intensità crescente ad ogni nuovo lavoro, è la consapevolezza finale di trovarsi di fronte ad una manifestazione dall’orrorifica ed innegabile natura Dark Ambient che si è soltanto prestata a rielaborarlo con gli strumenti del Black Metal, rovesciando tutti i suoi personali incubi in una musica formalmente, stilisticamente, esteticamente e straordinariamente estrema che salta in un balzo la spesso agognata e ricercata catarsi, portando a riflessioni profondissime, a confrontarci con le nostre paure più recondite, i nostri piccoli e grandi drammi, anestetizzando i sensi percettivi e rendendoci finanche incapaci di gridare il dolore che abbiamo dentro, avvicinandolo ed analizzandolo antiteticamente.
“Dark Space III I” ci sovverchia in impassibile silenzio, non facendo che perorare la loro causa, spaventa cambiando le carte in tavola ma lasciando immutate, quando non persino notevolmente migliorate, le capacità, la profondità espressiva e la cruda angoscia scaturite dalle difficili visioni del terzetto e dai loro mezzi.
È il caso di dirlo: arte irripetibilmente fuori dal mondo.

Matteo “Theo” Damiani

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