Cultes Des Ghoules – “Coven, Or Evil Ways Instead Of Love” (2016)

Artist: Cultes Des Ghoules
Title: Coven, Or Evil Ways Instead Of Love
Label: Under The Sign Of Garazel
Year: 2016
Genre: Black Metal
Country: Polonia

Tracklist (CD I):
1. “The Prophecy (Prologue) – Devell, The Devell He Is, I Swear God… (Scene I)”

2. “Mischief, Mischief, The Devilry Is At Toil… (Scene II)”
3. “Strange Day, See The Clash Of Heart And Reason… (Scene III)”
4. “Storm Is Coming, Come The Blessed Madness… (Scene IV)”

Tracklist (CD II):
5. “Satan, Father, Savior, Hear My Prayer… (Scene V)”

“Devell, the Devell he is, I swer God!
Malice, mischief: he kin dew al’ of it.
Skerry spells he kin kast, and he kin witch,
All sorts of badness like devells dew!”

Realizzare un doppio album è impegnativo per qualunque artista, faccenda molto complessa è poi renderlo appetibile ed interessante per tutta la sua durata. I momenti di stanca sono quasi sempre dietro l’angolo (quando non direttamente sulla strada principale) ed ancor più dispendioso -in termini di tempo e concentrazione spicciola- risulta esserne l’assimilazione per l’ascoltatore.
Presupposto imprescindibile per un artista degno di tale epiteto, specie alle prese con un compito simile, è la capacità di sintesi: se non sai tu stesso selezionare il (tuo!) materiale tra ottimi spunti e meno validi, non prendendoti il tempo di riflettere adeguatamente in modo da donare solo il meglio al tuo ascoltatore, perché dovrebbe impiegarne lui il triplo per ascoltarti? Non puoi semplicemente sfornare a raffica tutto ciò che ti viene in mente, o rilasciare più materiale possibile, sperando che un qualcosa nel mucchio faccia breccia e copra il resto. La consapevolezza dovrebbe essere parte fondamentale del mestiere. E la pretenziosità è malizia concessa e perdonata a ben pochi.
Questa digressione vorrebbe semplificare il processo per il quale, nella enorme maggioranza dei casi, un doppio (o triplo…) album risulta semplicemente noioso o trascurabile; la realizzazione degli stessi in fattezze riuscite, dunque, rimane merce rara ascrivibile a pochi fini compositori.
Se esiste una band che, dall’alto del suo approccio teatrale e drammatico, può permettersi la realizzazione di un disco molto lungo che culmini (per meri motivi di timing) in un doppio, questi sono i polacchi Cultes Des Ghoules.

Il logo della band

“Coven, Or Evil Ways Instead Of Love” è il nuovo full-length dei misteriosi polacchi, che si prefigge di dare un seguito al cospicuo “Henbane, Or Sonic Compendium Of The Black Arts” del 2013. Non solo: dall’alto della sua ora e mezza abbondante di durata, si prefigge il compito ingrato ed assolutamente coraggioso di superarlo e farlo persino dimenticare.
Non sono tante le band che, dopo lavori di assoluta qualità quali sono il citato “Henbane”, i minori “The Rise Of Lucifer” e soprattutto “Spectres Over Transylvania ”, o “Häxan”, dimostrino di voler ingranare la quinta per superarsi fin dalle premesse. Tra questi, da oggi, non possiamo non annoverare i Cultes Des Ghoules.

La band
La band

Ambizioso è il primo attributo affibbiabile all’opera: più di un’ora e mezza di stregoneria nera medievale incanalata in un’opera teatrale vera e propria. Cinque brani, cinque atti, suddividono il leviatanico lavoro, strutturato in modo tale da avere personaggi, trama complessa e tangibile, inventiva, essere costituito da battute e narrazioni, colpi di scena ed in primo luogo ottima musica.
Perché, senza tenere troppi misteri, il disco rasenta l’eccellenza anche scevro dalla narrazione affidata e cucita al pentagramma. Chiaramente non un ascolto leggero o poco impegnativo, è lungo e difficile anche dopo diversi ascolti: potrebbe non rivelarsi pane per i denti di chiunque, ma ogni brano preso singolarmente risulta irresistibile fin dal primo approccio. Tuttavia, chi ha già avuto amabili contatti con i Cultes Des Ghoules di “Henbane…”, musicalmente, saprà bene cos’aspettarsi: la varietà è materia plasmabile consolidata dai Nostri, in continua crescita dato che nei brani di “Coven…” raggiungono melodiche vette espressive prima d’oggi quasi inesplorate, mediante un taglio dal retrogusto più incline alla ricercatezza, nonostante il riffing sia sempre molto sporco e convulso, piuttosto che ai cacofonici momenti di furia buia che saltavano fuori dalle crepe ritmiche del precedente lavoro.
Sublime è il lavoro svolto dalle parti vocali, la cui interpretazione -allibente per pathos nello sciorinare in prima persona le battute della protagonista maledetta Dorothea, del cupo George Pickingill, dei bifolchi del villaggio con i suoi spiriti maligni e le forze che cercano di contrastarle- risulta magistrale se provvista della chiave di lettura fornita dall’opera teatrale nella sua interezza, ma altrettanto luciferina in ultima analisi anche ad album ascoltato privo di compiuta cognizione.
I neri incantesimi di diavoli, turpe malefatte gitane, s’inseguono senza sosta in tripudio di musica sibillina e schiacciante, addirittura straziante nello svelare profetiche epifanie un tempo celate nel conflitto di cuore e ragione, trasmutantisi in repentine ed orribili visioni dall’apparentemente folle potere salvifico.

Inutile descrivere con pretesa matematica il Black Metal variopinto e funambolico dei Cultes Des Ghoules, così ancorato alle sue fattezze e tavolozze espressive più primordiali ma dall’approccio sempre fresco, ricercato, nuovo e sui generis. Illuminato dal candore pallido ma fermo della Luna, inerpicato in nera edera fuori dalla fioca taverna di fronte alla magica e letale foresta, “Coven…” è stato prodotto nelle ultime notti estive polacche (nuovamente) ai No Solace Studios da Mikołaj Żentara dei Mgła ed è un doppio disco di rara fattura, da assimilare e -forse- finanche vivere.
Abbandonatevi e lasciate che la vera cerimonia rituale abbia inizio: il Rock ‘N’ Roll non è mai stato così vicino ad essere la musica del diavolo.

“So mote it be…”

Matteo “Theo” Damiani

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