Cosmic Church – “Ylistys” (2013)

Artist: Cosmic Church
Title: Ylistys
Label: Kuunpalvelus Records
Year: 2013
Genre: Atmospheric Black Metal
Country: Finlandia

Tracklist:
1. “Luon Perustani Sinun Kallioosi”
2. “Näkyjä Indigolähteeltä”
3. “Ennen”
4. “Maailmojen Peilin Takaa”
5. “Lupaus Äänettömälle Äänelle
6. “Kätketyn Tulen Vartija”
7. “Täydellisen Valon Äärellä”

Non è grande mistero che alcuni paesi sappiano veicolare una determinata gamma di emozioni in modo più genuino e forte di altri.
Alcune zone geografiche, poi, trovano nell’espressione e sintesi di una parte della sensibilità interiore la loro propria ragione d’essere, quasi una vera dottrina filosofica nell’osservare ed affrontare il lato più oscuro dello spettro emotivo che portiamo dentro dalla nascita come un fardello.

Il logo della band

La Finlandia ha da sempre affrontato la materia “tristezza” con indicibile ed inimitabile fervore, in una gara che a conti fatti non lo è, non per loro, ben più di altri luoghi geografici. Non è il solo freddo, non è la sola oscurità opprimente a donare quell’ardente malinconia parte integrante del life-style suomi. Quel mal di vivere interiore tipico della sensibilità finlandese è nell’aria, negli sguardi, negli infiniti silenzi, nel fruscìo delle fronde e persino nelle risate. La puoi respirare e la puoi vivere appieno solo se nativo, è una vera e sincera condizione mentale, repressa di fronte al mondo estraneo e priva di pose fatte di serietà ostentata, che trova sbocco e chiave di lettura nell’imprescindibile legame con la natura circostante.
Le forze naturali, l’incomprensibilità delle leggi che regolano vita e morte degli individui in pedissequa poetica dell’assurdo, sembrano guidare da sempre l’operato dei Cosmic Church, one-man band di Tampere che trova in Luxixul Sumering Auter il suo esistenzialista esegeta dal 2004.
In piena identità comunicativa underground, dopo più di un lustro di pubblicazioni su nastro e un interessante debutto su full-length nel 2010 (il rarissimo e concettuale “Absoluutin Lävistämä”, Grievantee Productions), la piena maturazione giunge con il secondo opus intitolato “Ylistys”, rilasciato sul finire del 2013 per la fumosa Kuunpalvelus Records e protagonista dello scritto che state leggendo.

Luxixul Sumering Auter

Un elogio. Un encomio, una lode. “Ylistys” è tutto questo, se rivolto allo splendore reticente della natura finnica, ma è anche -e soprattutto- domanda esistenziale dal carattere elegìaco avvolta in musica atmosferica dai tratti esotericamente caliginosi.
Una produzione fantasticamente nebbiosa, per quanto nitida in contrasti e dettagli, non riesce a celare l’enorme qualità compositiva e d’arrangiamento del nostro tuttofare finlandese che plasma le sue singolari visioni in lunghi brani che progrediscono con apparente semplicità, rifuggendo in realtà sia minimalismo che reiterazioni spasmodiche, distinguendosi per dinamismo e contorsionismi ritmici delle sei corde nonché per la complicatezza cangiante delle linee melodiche in un contesto anche discretamente raw. Immaginifiche pennellate di stratificazioni astratte, tra cui spiccano per intensità e carico emotivo quelle dei penetranti sintetizzatori e delle tastiere che disegnano cristalline progressioni parallele (ma dal valore autonomo) talvolta drammaticamente epiche e dallo splendore ancor più spesso arcano e straziante, arricchiscono l’ermetismo pessimista del mastodontico timing complessivo superante l’ora e un quarto di durata.
Sebbene una sommaria chiave di lettura sia riscontrabile specialmente nell’analisi dei brani d’apertura e chiusura (la straordinaria “Luon Perustani Sinun Kallioosi” e la coppia “Kätketyn Tulen Vartija” / “Täydellisen Valon Äärellä”), ogni singolo pezzo ed istante di “Ylistys” merita assoluta attenzione ed encomio costituendo un piccolo universo a sé stante, allo stesso tempo preciso nel ricreare un ammirabile e continuo fluire in personale cifra stilistica, dalle particolarità più melodiche e ricercate di “Lupaus Äänettömälle Äänelle” alla composizione strabiliante di “Maailmojen Peilin Takaa”, forgiando una prova complessiva che si sottrae con veemenza allo stereotipo che vorrebbe la one-man band deficitaria sul piano tecnico, a favore della ricreazione incontaminata di un cosmo interiore, risultando invece l’operato dell’entità Cosmic Church -quand’anche prendendo in esame ogni singolo strumento o sua parte- l’ago della bilancia che punta ad un centro privo di difetti.

Pur restando l’aspetto emotivo il vero epicentro più pregiato del platter, con tutto il suo carico d’introspezione, è la stessa natura di un’opera del valore e messaggio di “Ylistys” a volerlo asservito all’apparente linearità, ad un distratto e primo ascolto, pronto invece a svelarsi in tutta la sua maestosa ricchezza di dettagli e cura orientata a dar forma agli spirituali pensieri di Luxixul, condensati in sette ampie sinfonie dal taglio tragico, intimo e delicato; un precipizio d’incessante ed invernale estremismo Black Metal raccolto in sofisticate preghiere riposte in confidenzialità confessionale, nel tempio più vasto e sacro che possiate immaginare, così ricco d’atmosfera e distinta consapevolezza da necessitare diversi ascolti per essere scoperto, ma nondimeno -in aut aut kierkegaardiano– altrettanto carico di domande e quesiti esistenziali sotto forma di primigenia ed illimitata forza meditativa.

Matteo “Theo” Damiani

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