Column N.37 – Svartidauði & M8l8th (2018)

 

Dalla senz’altro florida terra d’Islanda, soprattutto se rapportata al numero esiguo di respiranti che la calcano e se non altro per le evoluzioni del Black Metal negli ultimi anni, a presentare il conto del secondo full-length in settimana sono stati gli Svartidauði; sicuramente tra i nomi più noti e seguiti del ristretto -ma neanche troppo- panorama di riferimento, il loro nuovo nuovo album uscirà in realtà ufficialmente domani per Ván Records ma è stato anticipato lunedì sera con uno stream integrale senza troppi convenevoli.
Si potrebbero dire fin da ora davvero molte cose su “Revelations Of The Red Sword”, sul suo artwork mozzafiato (ad opera dell’eccezionale Dávid Glomba) e sulla band che l’ha partorito, decisamente maturata in stile e infinitamente migliorata per composizione da quel monolitico, pesante e a suo modo dispersivo ma elogiatissimo debut intitolato “Flesh Cathedral” del 2012 (e del resto sono passati più di sei anni dalla sua scrittura nel frattempo – anche se costellati da prove minori non proprio sbalorditive), ma se rimandiamo invece giusto di qualche giorno il fatidico momento possiamo ora concentrarci su un antipasto (o un’introduzione per farvene fare la conoscenza, se preferite): “Aureum Lux” non solo chiude in maniera sbalorditiva l’album, ma lo fa anticipandovi dal finale la trovata capacità degli Svartidauði di giocare con i ritmi finalmente appoggiati su solidissime basi melodiche che non vanno a sacrificare la pesantezza e la claustrofobia della loro proposta fino ad oggi conosciuta; al contrario, i nostri la valorizzano e rendono palpabile proprio grazie a geometrie più solide, finissime aperture e riff stellari per concezione e arrangiamento, confezionando undici minuti più sinistramente luminosi dove lo spettro Deathspell Omega è finalmente allontanato in favore di soluzioni totalmente più personali, originali, coinvolgenti, coronate poi da un sublime finale di Doom funereo e apocalittico che vi farà venire ad ogni ascolto l’irrefrenabile voglia di far ripartire tutto il disco da capo.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Sol Ascending”
2. “Burning Worlds Of Excrement”
3. “The Howling Cynocephali”
4. “Wolves Of A Red Sun”
5. “Reveries Of Conflagration”
6. “Aureum Lux”

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Più passa il tempo e più risulta difficile inquadrare l’operato (artistico) dei russi M8l8th in continuità, dal momento che producono più design di felpe, grafiche ruffiane, teaser, spoiler e conferenze che minuti di musica.
E meno male che dovrebbero essere loro quelli underground alla faccia dei grandi nomi.
Tuttavia, è innegabile che dall’uscita di “The Black March Saga” nel 2013, incluso, la formazione russa espatriata in Ucraina si sia dimostrata di qualità superiore ad ogni occasione: i due singoli dispersi tra il 2016 ed il 2017 (scomparsi dal BandCamp ma ascoltabili qui e qui) avevano mostrato una maturazione considerevole dalla più scarna ma ottima semplicità dell’ultimo full-length, e “Coup De Grâce” -nuovo EP contenente tre tracce inedite rilasciato in versione digitale mercoledì (quella fisica sarà esclusiva al vinile e arriverà nel 2019)- è sia una conferma che un passo in avanti nell’ampliamento dello spettro sonoro e dell’ambizione musicale che, chissà, magari presto o molto molto tardi li porterà a rilasciare anche un altro effettivo album.
“Coup De Grâce” è però, nel frattempo, un prodotto totalmente a sé non solo perché di minutaggio veramente esiguo rispetto alle plausibili aspettative (trattasi di un quarto d’ora scarso e di due effettivi pezzi corredati da un outro trascurabile), ma soprattutto perché concettualmente incentrato su lavoro e figura di Bertran De Born: belligerante poeta francese del dodicesimo secolo, carissimo a Famine dei Peste Noire che deve averlo introdotto ai russi visto che l’intero EP è realizzato con la sua collaborazione. In entrambi i brani troviamo quindi anche il nostro amato pazzoide d’oltralpe a cantare distintivamente (rimediando al vortice delle inconcludenti sgolate vocals russofone non esattamente esaltanti) e in particolar modo la parte iniziale della title-track, nonché opener, potrebbe tranquillamente provenire da un pezzo dei Peste Noire. Entrambe le tracce sono decisamente notevoli, complesse per rifiniture e dettagli che segnano con ogni probabilità il miglior materiale mai scritto e realizzato dai M8l8th per ricchezza d’idee e completezza (spaziamo dal Folk come non mai al Symphonic senza difficoltà e senza stemperare l’aggressività del Black slavo), anche se è inutile dire che sia il primo brano, con un timing che occupa oltre metà dell’EP, ad essere quello più ricco di intuizioni e riassuntivo della migliore uscita di sempre della band. Sperando in qualcosa di più cospicuo…

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Coup De grâce”
2. “Noblesse Oblige”
3. “Épitaphe (Outro)”
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Matteo “Theo” Damiani

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