Column N.25 – Wolves In The Throne Room & Samael (2017)

 

Due giorni fa è uscito un ritorno davvero molto atteso, quello dei Wolves In The Throne Room con il nuovo “Thrice Woven”, finalmente disponibile sugli scaffali dei negozi dell’orbe terracqueo ad opera della loro Artemisia Records.
Chi ci segue anche distrattamente non può leggere questa notizia qui, solo ora, per la prima volta, quindi veniamo al sodo: il disco è stato rilasciato ascoltabile nella sua interezza un giorno prima della sua uscita ufficiale, tramite il nostro sempre beneamato BandCamp. Quindi sì, potete (e dovete) ascoltarvelo direttamente tutto. Però, nonostante avessi già parlato di “Born From The Serpent’s Eye”“Angrboda” non molto tempo fa, non potevo esimermi dall’includere tra i due brani più interessanti della settimana trascorsa almeno uno dei rimanenti inediti della nuova fatica targata Wolves In The Throne Room.
“Fires Roar In The Palace Of The Moon” chiude il platter con i suoi quasi dodici minuti di galoppata raffinata, di delicata forza struggente e di stile inimitabile in vortici dal cosiddetto brivido Cascadian, azzannando con parsimonia e quasi senza strafare con melodie ascendenti e roboanti svolte crepitanti prima di tagliare i ponti col presente e trasportare in immensità, per poi riprendere a ruggire lentamente, minaccioso, doloroso, scuro, ancora una volta ridistendendosi in un progressivo ed espressivo crescendo magniloquente e senza prezzo.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Born From The Serpent’s Eye
2. “The Old Ones Are With Us
3. “Angrboda”
4. “Mother Owl, Father Ocean”
5.
“Fires Roar In The Palace Of The Moon”
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Più che graditissimo ritorno quello degli svizzeri Samael, su queste pagine, per il sottoscritto. Siamo ormai a quota numero tre riguardo le anteprime rilasciate rispetto al nuovo album della visionaria band, “Hegemony”, in uscita il prossimo 13 ottobre per l’austriaca Napalm Records.
L’undicesimo full-length che abbiamo già anticipato con il primo estratto, “Angel Of Wrath”, ormai diversi mesi fa in occasione analoga, dopo essersi confermato in stile ed obiettivi con “Red Planet” continua ad essere ben presentato questa settimana dall’ancor più catalizzante “Black Supremacy”: i Nostri l’hanno già descritta come la canzone tra le più estreme del platter e -rispetto ai cadenzati mid-tempo su cui è stata costruita l’evoluzione stilistica del gruppo negli ultimi vent’anni- non possiamo che dar loro ragione. Con l’illustre eccezione dei brani tratti da “Above” (Nuclear Blast, 2009), il nuovo antipasto intitolato “Black Supremacy” travolge per carica come raramente è stato fatto dagli avanguardisti svizzeri negli ultimi due decenni – pur affondando le sue radici sempre più nell’elettronica e nella Harsh EBM, con però quel distintivo tocco di estetica e poetica Industrial Black dal riffing meccanico, martellante, asettico e distopico. In soli tre minuti abbondanti c’è spazio per diversi cambi d’atmosfera e tempo in cui i sintetizzatori beffardi ma coerenti ci confondono tra il sinistro delle accelerazioni e l’epicità dilatata dell’irresistibile ritornello. Orecchiabile, assillante, ottimo.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Hegemony”
2. “Samael”
3. “Angel Of Wrath”
4. “Rite Of Renewal”
5. “Red Planet”
6. “Black Supremacy”
7. “Murder Or Suicide”
8. “This World”
9. “Against All Enemies”
10. “Land Of The Living”
11. “Dictate Or Transparency”

12. “Helter Skelter”
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Matteo “Theo” Damiani

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