Column N.15 – Craft & Rûr (2018)

 

Più d’uno nell’ultima settimana sarà rimasto incuriosito dal ritorno degli svedesi Craft, fino a qualche anno fa dati per dispersi nel mondo Black Metal ma poi ricomparsi con delle timide esibizioni live -ora è chiaro- pensate per preparare il terreno all’uscita di un nuovo album. Ricapitolando: sette anni trascorsi dal tutto tranne che fenomenale “Void” (Carnal Records) che, ciononostante, valse all’irreprensibile band una firma fino a non troppi giorni fa rimasta insoluta con la francese Season Of Mist Records. Fino a qualche giorno fa, appunto, perché nonostante si vociferasse (anche su queste pagine) ormai da un po’ di tempo, è fresco l’annuncio ufficiale di “White Noise And Black Metal”, quinto full-length del gruppo che uscirà il 22 giugno per la suddetta label d’oltralpe e che è stato presentato con quella che sarà la sua opener.
“The Cosmic Sphere Falls” è quasi spiazzante nel suo mostrarci dei Craft per certi versi anche distanti dalla semplicità compositiva per cui sono sempre stati riconosciuti fin dal primo ascolto e dai picchi del macigno nichilista “Terror Propaganda”. L’atmosfera, per questi motivi anche più oscura e opprimente del solito, è graziata da un incedere che -merito di intrecci chitarristici atonali che rimbalzano continui sopra l’andazzo distruttivo ma più dissonante- ha sì del malato ma anche del mistico e del ritualistico. Rimarrà una sperimentazione abbozzata e isolata, o una diversità per aprire il disco? Ci ritroviamo pur sempre di fronte a Black Metal e nient’altro, probabilmente, eppure negli interessanti cinque minuti di malvagità che apriranno “White Noise And Black Metal” ascoltiamo una band nettamente più strana e particolare rispetto a ciò che, dopo quattro album di ben chiara e nel bene e nel male poco sorpredente fattura stilistica, ma parimenti in linea con un atipico quanto adeguato artwork ad opera del bravissimo Bielak, ci si potesse aspettare.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “The Cosmic Sphere Falls”
2. “Again”
3. “Undone”
4. “
Tragedy Of Pointless Games”
5. “Darkness Falls”

6. “Crimson”
7. “YHVH’s Shadow”
8. “White Noise”

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Non ci sono vie di mezzo: questo tipo di Black Metal atmosferico che gioca tutto sull’essere dilatato all’inverosimile o lo sai fare oppure no. Ci sono quelli (pochi) che ti catturano nel loro mondo quasi il tempo non passasse più a suon di giri ipnotici, e poi ci sono quelli (troppi) che fanno parte della massa informe di senza talento che lo fanno semplicemente per via delle zero idee e dell’eccesso di tempo libero che si ritrovano. Neanche a dirlo, la maggior parte di ciò che nel genere è uscito dopo il 2014 è esattamente così. Ma è senza disperarsi e quasi in punta di piedi che ogni tanto (come nei più recenti e pregiati casi di Fellwarden l’anno scorso e Fuath due anni fa) salta fuori qualcuno di veramente capace, anche senza ulteriori elementi che vanno dal folkloristico al quantaltro, a creare un intricato ed intrigante mondo che riesca ad essere persino personale sotto a layer di riverberi ed effettistica varia per chitarra. E blast-beat, sostanzialmente.
Rûr, giovanissima one-man band del norvegese C.L., al netto delle semplicità evidenziate (un po’ croce e delizia del genere in questione) fanno parte del secondo gruppo da quando -solamente sul finire dell’anno scorso- hanno rilasciato un omonimo EP di debutto di tre tracce per mezz’ora di musica. Come da manuale, fin qui, direte voi. Però i punti d’interesse in ciò che è stato creato non mancano, tanto che la Northern Silence, da anni di punta per questo tipo di sonorità, si è subito offerta di pubblicare il primo full-length che include oggi l’intero EP più una nuova composizione che, abbondantemente stratificata, supera agevolmente e senza intoppi il quarto d’ora di durata. Il disco, nuovamente omonimo per eccesso di fantasia, è uscito ufficialmente settimana scorsa e andiamo quindi a gustarci l’approccio oscuro ma sognante, neanche a dirlo pur sempre etereo, oltre che già molto maturo e sufficientemente variegato di “IV” (titolo ancora una volta fantasioso del quarto e inedito brano cui si accennava).

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “I”
2. “II”
3. “III”
4.
“IV”
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Matteo “Theo” Damiani

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