Column N.14 – Ascension & Alghazanth (2018)

 

Essendo usciti nell’ultima settimana alcuni tra i dischi migliori dell’anno finora trascorso, tutti interamente ascoltabili, non possiamo che presentarvene almeno due qui ed oggi nelle colonne settimanali. Attesi a dir poco erano innanzitutto i tedeschi Ascension, già protagonisti della numero nove con “Dreaming In Death”, che hanno fatto finalmente uscire il nuovo e terzo full-length intitolato “Under Ether” (via World Terror Committee) ed è chiaramente anch’esso, come accennato, interamente ascoltabile tramite il BandCamp della label. Parleremo senz’altro meglio dell’album in più di una sede, a breve, nel frattempo però nulla ci impedisce di farvi direttamente ascoltare il suo penultimo brano, “Stars To Dust”, che nonostante la grande varietà del lavoro ne riesce a riassumere a suo modo una buona parte di elementi. Ad esempio, l’enorme attenzione al songwriting per cesellare canzoni di spessore mostruoso ed ipnotico per scrittura che, nel loro nero delirio allucinato, dopo giusto qualche ascolto di perlustrazione non lasciano scampo. L’omicidio mentale che compiono gli Ascension è sottile, raffinato, accattivantemente melodico ma mai scontato – nemmeno quando, pur nella complessità d’approccio generale, riescono a tirar fuori ritornelli penetranti e trascinanti in un contesto di claustrofobia totale, dimostrando quanto al momento nessun altro nel Black Metal tutto suoni come loro. Come in questo caso.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Garmonbozia”
2. “Ever Staring Eyes”
3. “Dreaming In Death”
4. “
Ecclesia”
5. “Pulsating Nought”

6. “Thalassophobia”
7. Stars To Dust
8. “Vela Dare”

/
/
/

/
/
/
/
/

Seconda parte della colonna, secondo disco uscito alla fine di marzo e in full-streaming da questa settimana. Riassumendo: “Senti, abbiamo questo nuovo disco, non è che potresti rendercelo una mina clamorosa?” – “Sì, certo, nessun problema”.
Va bene, probabilmente la conversazione tra gli Alghazanth, una volta ultimate le idee sul loro album finale, e quel gran signore di Henri “Trollhorn” Sorvali potrebbe non essere andata esattamente in questo modo, ma nella pratica ascoltando il disco potete darmi completamente torto? “Eight Coffin Nails” è stato ufficialmente rilasciato settimana scorsa tramite Woodcut Records e indubbiamente la band -come auspicato- ha superato se stessa rilasciando come colpo finale (spoiler) il suo album migliore di sempre.
Se ancora non vi siete convinti grazie a “Facing The North” e “The Foe Of Many Masks”, le scorse puntate, siamo certi che lo farà il disco nella sua interezza. Oppure, senza aspettare tanto, anche la sola cavalcata di “The Upright Road” che ascolterete qui ed ora. Potete anche non crederci o non essere d’accordo sul fatto che la band nata ventitré anni fa dalle visioni di Gorath Moonthorn e del fidato Thasmorg sia mai stata così brava come in “Eight Coffin Nails”. Quello su cui non potrete però minimamente obiettare è che sia mai stata tanto drammaticamente epica.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Self-Exiled”
2. “Facing The North”
3. “Aureate Water”
4.
The Upright Road”
5. “At Their Table”
6. “The Foe Of Many Masks”

7. “Twice Eleven”
8. “Pohjoinen”
9. “To Flames The Flesh”
/
/
/

/
/
/
/

Matteo “Theo” Damiani

Precedente Pagan Storm News: 30/03 - 05/04 Successivo I Concerti della Settimana: 09/04 - 15/04