Column N.03 – Negură Bunget & Arkona (2016)

 

Diciamocelo: la notizia che ha catalizzato totalmente l’attenzione degli appassionati di musica estrema è giunta ieri con l’annuncio del ritorno discografico dei Deathspell Omega dopo un lungo, protratto ed estenuante silenzio.
Tuttavia, i francesi non sono l’unica band Black Metal d’avanguardia a tornare con un nuovo lavoro quest’anno. Pur essendosi fatti attendere decisamente meno, i transilvani Negură Bunget hanno rilasciato due giorni fa tramite Prophecy Productions il loro nuovo e settimo album intitolato “Zi”. Il disco è inoltre continuazione e seconda parte della Trilogia Transilvana inaugurata dalla band lo scorso anno con il primo capitolo “Tău”.
I transilvani, che dimostrano eclettismo e versatilità ampiamente da ormai venti anni spaccati, hanno fatto l’ennesima scelta non convenzionale proprio per l’uscita del nuovo disco: legarlo ad un breve cortometraggio d’anteprima visuale che, oltre a portarci tra bellezze di foreste e monti romeni, permette di ascoltare brevi snippet dei pezzi che faranno parte di “Zi”. Nelle scorse settimane anche il brano d’apertura, intitolato“Tul-Ni-Că-Rînd”, è stato rivelato. Tuttavia, essendo un intro, dice davvero poco su cosa ci si debba aspettare; probabilmente anche per questo è giunto, durante la passata settimana e a qualche giorno dall’uscita ufficiale del nuovo album, un secondo pezzo: “Stanciu Gruiul”, quinto e penultimo brano che va a comporre il disco, ci mostra la band riappropriarsi di diversi strumenti folkloristici ormai usuali nel loro sound, che vanno però a creare un’atmosfera gitana dall’approccio marcatamente psichedelico. Qualcosa, tuttavia, mi dice che i due pezzi rilasciati in anteprima potrebbero non rappresentare assolutamente, in maniera esaustiva o anche solo minimamente direzionale, la complessità e varietà del disco

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “Tul-Ni-Că-Rînd”
2. “Grădina Stelelor”
3. “Brazdă Dă Foc”
4. “Baciul Moșneag”
5. “Stanciu Gruiul”
6. “Marea Cea Mare”
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Detesto con tutto me stesso i dischi risuonati, o rimaneggiati dopo anni, e operazioni di questo tipo. Lo trovo inutile nel migliore dei casi, semplicemente scorretto nei peggiori. Come dimenticare i ridicoli remake dei primi dischi dei Manowar, prodotti certamente meglio ma risuonati e reinterpretati nella peggiore in-fedeltà alle versioni originali? Chi ne sentiva il bisogno? Nemmeno loro, sono pronto a scommetterci.
La lista si farebbe sicuramente lunga, tuttavia oggi ci troviamo di fronte ad un possibile unicum. Chi segue da tempo i russi Arkona ben sa quanto la formazione moscovita sia mutata e maturata negli anni, nonché quanto il suo stile sia divenuto sempre più raffinato con ogni uscita. In sostanza, si può tranquillamente dire che la band che ha composto “Slovo” e “Yav” sia un’entità completamente diversa da quella debuttante nel 2004 con la doppietta “Vozrozhdenie” e “Lepta”. In questo caso, cosa fare se si avverte che le potenzialità di ottimi brani, seppur molto semplici, non sono mai state sfruttate e incise al meglio? Aggiungiamo poi che -a detta della band- la forma finale dei pezzi non era in linea con quelle che erano le idee preventive. Il background che ha portato il quintetto russo a decidere di riarrangiare e riregistrare il loro primo disco, alla luce dell’esperienza e dei cambiamento di tutti questi anni, è quindi spiegato. Ventilato ormai da più di due anni, passata la ricorrenza dei suoi deci dall’uscita, “Vozrozhdenie 2016” vedrà luce il prossimo 11 novembre tramite Napalm Records, e questa settimana è stato fornito un assaggio di come quei primissimi Arkona possano suonare rivisitati oggi. “Pod Mechami”, il brano scelto per l’occasione e in principio composto nel 2003 da Masha per un progetto mai andato in porto con membri dei connazionali Pagan Reign, presentava originariamente come ospite la voce di Alexei Agafonov ed era sprovvisto di diversi ulteriori arrangiamenti, pensati per il pezzo ma mai realizzati in fase di registrazione. Rimane lecito e condiviso il dubbio sull’effettiva utilità che possa presentare l’uscita di un disco simile, che mai andrà a superare o rimpiazzare una prima prova scolpita nel tempo anche solo per meri fattori storici, certa è altresì la qualità finale della composizione.

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “Kolyada”
2. “Maslenitsa”
3. “K Domu Svaroga”
4. “Vozrozhdenie”
5. “Chernye Vorony”
6. “Rus”
7. “Brate Slavyane”
8. “Solntsevorot”
9. “Pod Mechami”
10. “Po Zverinym Tropam”
11. “Zalozhny”
12. “Zov Predkov”
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Matteo “Theo” Damiani

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