Ascension – “The Dead Of The World” (2014)

Artist: Ascension
Title: The Dead Of The World
Label: World Terror Committee
Year: 2014
Genre: Black Metal
Country: Germania

Tracklist:
1. “The Silence Of Abel”
2. “Death’s Golden Temple”
3. “Black Ember”
4. “Unlocking Tiamat”
5. “Deathless Light”
6. “The Dark Tomb Shines”
7. “Mortui Mundi”

Quattro anni di lavori, anticipati di qualche mese da un EP intitolato “Deathless Light” (che anticipava una traccia del disco), sono serviti ad ultimare “The Dead Of The World”: crocevia discografico dei tedeschi Ascension, indomiti ma debitori di una seconda prova che rimarcasse quanto di buono fatto nel brillante debutto “Consolamentum” (2010, World Terror Committee) e confermasse le ottime impressioni dei più, nonché il fatto mai scontato che il tutto non si trattasse di un fuoco di paglia pronto ad estinguersi al primo soffio di creatività sfavorevole.

Il logo della band

Certo, la band proveniente dalla regione della Sassonia aveva già dato ottima prova di sé anche nel demo “With Burning Tongues” (prodotto splendidamente sempre dall’accorta W.T.C.) l’anno precedente al debutto, tuttavia era lecito -dopo quattro anni- essere curiosi sulla sorte del misteriosissimo quintetto (i Nostri tengono alla riservatezza oltremodo, scelta professionale a detta loro: l’intenzione è quella di far parlare unicamente la musica, intenzione alla quale gli Ascension non sembrano essere disposti a venir meno nemmeno negli ultimi giorni del 2014).
Come detto, il breve EP “Deathless Light” di ottobre rassicurava già l’ampio stuolo di fan conquistati dalle sonorità caustiche, claustrofobicamente schizzate e deviate di “Consolamentum”, mostrando una band -se possibile- ancora più spavalda e sicura dei suoi mezzi. Il contratto, per la distribuzione nel Nord America, con la nota Season Of Mist Records non poteva che dare un ennesimo segno positivo sulla salute dei Nostri.
E così il 24 dicembre esce “The Dead Of The World”, manifesto del modo personalissimo di intendere la nera fiamma del quintetto tedesco: ambizioso e quasi arrogante, dotati di una professionalità strabiliante che va a coniugarsi perfettamente con l’estro creativo notevole con cui già avevano deliziato nelle prove precedenti.

La band

Il disco è prodotto dalle sapienti mani di Michael Zech (cantante non solo della band, ma anche motore dei conterranei Secrets Of The Moon ed impegnato collaboratore live di molti altri progetti più o meno noti come Negură Bunget e Dordeduh), già dietro alla consolle di “Melana Chasmata” dei Triptykon.
All’ascolto, non poche risultano peraltro le similitudini di suono che rimandano alla claustrofobia, al malessere imperituro e costante, alla nerezza più lucente del secondogenito della band svizzera, superando senz’altro sotto questo punto di vista il debutto (che strizzava più l’occhio ad un certo modo di intendere il Black Metal, inizialmente proprio di band come i Deathspell Omega più sperimentali su tutti, per la sua freneticità).
Quello che l’ascoltatore si ritrova davanti è infatti un disco che, rispetto al debutto, pesca a piene mani da sonorità più prettamente claustrofobiche e sulfuree, con una maturità di composizione invero molto elevata se si appunta anche che è improbabile vedere una band, giunta al secondo disco, destreggiarsi così efficacemente su minutaggi elevati ed arrangiamenti di questo livello; sorpresa alleggerita solamente dal fatto che i Nostri vantavano già un songwriting più che notevole nel demo del 2009.
La voglia è senz’altro quella di rimanere fedeli a sé stessi, occulti ed ortodossi all’inverosimile, giocando e utilizzando una forte componente simbolica alla base del tutto, che sia il Black Metal o la vita stessa, e rifugiandosi nell’esoterismo e nell’iconografia (ammirare lo splendido booklet o gli interni delle versioni fisiche per rendersi conto di ciò che si dice in questa sede) così come nei rallentamenti armonici di derivazione Doom, contrapposti alla feralità del crudo Black Metal.
Le parti vocali calzano alla perfezione durante tutta la durata del platter, le ritroviamo a condurre un vero e proprio viaggio a tratti estraniante, rauche, rotte o più aggressive ma sempre costantemente maligne e nere come la pece.
Le melodie convincenti e mai ruffiane (ma essenziali per donare la varietà e la marcia in più ai pezzi) compiono il resto del lavoro, e gli esempi si sprecano: “The Silence Of Abel”, perfetta opener che introduce bene i vari punti che saranno i perni del disco, ieraticamente e vagamente epica, “Death’s Golden Temple” con i suoi stacchi e rallentamenti richiamanti i giganti Celtic Frost, citando anche la tagliente “Black Ember” così come la più accessibile “Deathless Light”. Menzione particolare va alla monolitica e finale “Mortui Mundi”, un vero compendio in oltre dieci minuti di quello che gli Ascension -non scevri di un pizzico di alterigia- hanno da offrire all’ascoltatore che non abbia paura del buio.

Difficile trovare dei punti sfavorevoli o negativi (che non siano le emozioni suscitate) in un lavoro confezionato ottimamente come “The Dead Of The World”.
Che preferiate -per vostro gusto personale- il Black Metal più selvaggio o quello più introspettivo, non ha importanza: il secondo disco dei tedeschi Ascension è un lavoro completo e maturo sotto ogni punto di vista, chiunque si definisca amante delle sonorità più storte della musica estrema di classe (con originalità e tecnica non banale), dovrebbe donargli più di un ascolto.
Portatori di sdegno e nere visioni.

Matteo “Theo” Damiani

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