Arkona – “Lunaris” (2016)

Artist: Arkona
Title: Lunaris
Label: Debemur Morti Productions
Year: 2016
Genre: Black Metal
Country: Polonia

Tracklist:
1. “Droga Do Ocalenia”

2. “Ziemia”
3. “Śmierć I Odrodzenie”
4. “Nie Dla Mnie Litość”
5. “Lśnienie”
6. “Lunaris”

I polacchi Arkona sono uno dei nomi di riferimento ormai di carattere storico all’interno della cerchia di act Black Metal provenienti dal loro paese, merito dei natali databili 1993 e soprattutto del debutto su full-length: quell’“Imperium” che nel 1996, seguendo i più emblematici Sacrilegium (“Wicher”), accanto a degli irriconoscibili Behemoth (“Grom”) e davvero pochissimi altri, andava a contribuire inossidabilmente al definirsi di quel sound che sarebbe stato catalogato sempre più soventemente come Pagan Black Metal polacco.

Il logo della band

Esattamente venti anni dopo di acqua sotto i ponti n’è passata fin troppa e la band ha conosciuto diversi periodi di pausa: i tre dischi seguenti il debutto escono a rotta di collo solamente nei due anni successivi al 2001, dopodiché bisognerà aspettare fino al 2014 per riavere un altro album in studio, l’attualmente penultimo “Chaos.Fire.Ice”, che mostrava ampiamente gli undici anni di distanza dal predecessore disegnando una band nettamente diversa da ciò che i fan degli Arkona dei primi ’00 ricordavano.
Un lavoro sicuramente sperimentale, di transizione, non necessariamente altrettanto riuscito, che tuttavia spiega in parte ciò che possiamo invece trovare negli Arkona anno 2016.
Mi si perdoni dunque la digressione storica, necessaria ad inquadrare (anche se sommariamente) l’operato del combo di Perzów e comprendere dunque le ragioni che hanno portato i Nostri a raccogliere, in questi vent’anni, sicuramente meno di quanto inizialmente seminato a metà ‘90, nonché di poter approcciarsi adeguatamente all’uscita di “Lunaris”: sesto full-length, il primo a siglare la collaborazione con la francese Debemur Morti Productions.

La band

Nei sei brani dalla discreta lunghezza che compongono i tre quarti d’ora entro cui si snocciola lo scorrere di “Lunaris” troviamo una band discretamente diversa, ovviamente, sia dai grezzi esordi e dei dischi dei primi anni 2000, bensì lontana anche rispetto a quanto fatto nell’ultimo disco.
Probabilmente sono gli intenti a non essere mai cambiati, ma -pur non svelando nella maniera più assoluta le coordinate stilistiche del disco in toto- l’iniziale anteprima rilasciata nelle vesti di “Ziemia” un mese fa fu abbastanza rivelatrice: il rivoluzionato sound, oggi dai connotati pesantemente Dark, carico di tetro misticismo e più raffinato e curato rispetto a qualunque altra uscita precedente dei polacchi, è riscontrabile come filo perfettamente unificante i brani. L’importanza donata ai cupi sintetizzatori è sicuramente da ricondurre alle sperimentazioni dell’ultima uscita, tuttavia le intuizioni sono ora sviluppate in modo decisamente più incisivo ed efficace. Un’ulteriore conferma è giunta grazie al tiro prepotente di “Śmierć I Odrodzenie”, pregna di occultismo a partire dal riffing marcatamente esoterico ma anche oculatamente melodico (valenza propria persino del batterismo raffinato e curato).
Se escludiamo il folklore alla base della composizione di gran parte dell’opener “Droga Do Ocalenia” (da ritrovarsi, in modo più o meno prevalente, anche in vari altri episodi del lavoro), le due anteprime combinate ed analizzate descrivono in maniera quasi geografica lo stile del ricercato ed ispiratissimo “Lunaris”.
Un disco difficilmente prevedibile in termini di tempi e strutture, sibilante seppur fermamente ancorato ad una immediatezza di fruizione ammirabile, dal preponderante e splendido approccio melodico (“Lśnienie” e la title-track conclusiva) in bilico tra veloci inseguimenti di continui accordi e scale minori dal ritrovato gusto luciferino ed elementi incredibilmente valorizzanti come il catartico break di “Nie Dla Mnie Litość” (mescolante con invidiabile classe sentori cinematografici, velatamente sinfonici e rituali), che lo candida a brano punta di diamante dell’album anche in quanto buona sintesi dei rudimenti che ne contraddistinguono l’interezza.

In definitiva, “Lunaris” giunge come decisiva prova per una band praticamente sempre mantenutasi su buoni livelli ma che, con ogni probabilità, non era mai riuscita a spingersi così in alto fino ad ora.
Considerato il risultato finale ottenuto non sorprende quindi più l’approdo al roster Debemur Morti, perfettamente confacente alle esigenze quantomeno estetico-stilistiche della label, quanto pare chiaro come il songwriting di grande livello del rinnovato quartetto polacco abbia posto le basi per la creazione degli eleganti brani racchiusi in quello che risulta -infine- essere il disco più maturo e perfettamente riuscito degli Arkona.

Matteo “Theo” Damiani

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